Venezia, il livello del mare può alzarsi fino a 1,2 metri a causa dell’inquinamento

Studio Ca’ Foscari con Istituto scienze marine e Università del Salento «Potrebbe essere necessario chiudere la laguna a partire dal 2075» 
Eugenio Pendolini

LO STUDIO

Sull’innalzamento dei livelli dei mari, niente di buono in vista per Venezia. Sul come e quanto le previsioni siano pessimistiche, però vige ancora la massima incertezza. Entro il 2100 si prevede un aumento tra i 17 e i 120 centimetri. E uno degli scenari plausibili, seppur ritenuti improbabili, prevede anche la necessità di chiudere la laguna per quasi tutto l’anno a partire dal 2075.

Una forbice ampia in cui giocano un ruolo fondamentale diversi fattori: sul lungo raggio, sarà cruciale stimare l’impatto delle emissioni; nel breve, la precisione delle previsioni in grado di far alzare in maniera efficiente il Mose, il sistema di barriere entrato per la prima volta in funzione nell’ottobre 2020. È quanto si legge nell’ultima analisi scientifica sul rischio di acqua alta a Venezia, pubblicata sulla rivista scientifica Natural Hazards and Earth System Sciences. Lo studio, coordinato da ricercatori dell’Università del Salento, dell’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche e di Ca’ Foscari, analizza dati storici e contemporanei su Venezia per comprendere il recente aumento del rischio di allagamenti. Il fattore chiave nell’esaminare la grave minaccia a Venezia e in altre città costiere è l’innalzamento del livello del mare relativo, quello cioè rispetto alla superficie terrestre solida locale, che risulta dalla subsidenza della superficie su cui sorge la città e dall’innalzamento del livello medio del mare.

Da qui a fine secolo lo scenario prevede un aumento del livello del mare relativo a Venezia compreso tra i 17 e i 120 centimetri. Per Davide Zanchettin, professore a Ca’ Foscari e tra gli autori dello studio, tale incertezza è legata al fatto che le previsioni si basano su scenari di emissione di gas serra e comprensione della crescita dei mari. Ecco perché avere informazioni accurate è tanto fondamentale in una città come Venezia, dove il rischio di eventi estremi sono dietro l’angolo. E i 187 centimetri di marea sul livello medio del mare del 12 novembre 2019 sono lì a dimostrarlo.

Questi eventi estremi a Venezia non sono da attribuire esclusivamente a forti tempeste di scirocco, ma sono riconducibili anche ad altri fattori, tra cui meteotsunami e onde atmosferiche planetarie, che hanno contribuito e contribuiranno a determinare eventi estremi. «Quando, come a Venezia, le aree a rischio sono prossime al limite superiore del range della marea, qualsiasi evento meteorologico può essere pericoloso e causare allagamenti gravi», afferma Piero Lionello, professore all’Università del Salento, «anche se fermassimo completamente il riscaldamento globale smettendo di utilizzare i combustibili fossili, il livello del mare continuerebbe a innalzarsi seppur in maniera ridotta».

Nell’immediato, la protezione di Venezia dipende dal Mose. Il progetto si basa sulla possibilità di prevedere l’innalzamento del livello del mare tra le 4 e le 6 ore prima del picco massimo, per chiudere le barriere in modo da proteggere la città sopra i 130 centimetri di marea. «Se le previsioni sono errate, l’uso del Mose è errato», spiega Georg Umgiesser, autore dello studio, «con conseguenze economiche ed ecologiche». —

eugenio pendolini

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