Venezia, non ci sono turisti? Protocollo Iuav, Comune e privati per affittare agli studenti

VENEZIA. Sono 7 mila gli appartamenti turistici registrati a Venezia e che quest'anno - molto probabilmene - resteranno senza ospiti, vuoti.
Perché non affittare queste case, a prezzi ovviamente calmierati, agli studenti universitari fuori sede? In cambio, la garanzia pubblica a coprire le spese della fidejussione assicurativa.
A lanciare l'idea per primo era stato il rettore dell'IuaV Alberto Ferlenga.
Nei giorni scorsi è stato firmato il Protocollo d’Intesa tra Comune, Iuav, Confedilizia Venezia, Abbav e Associazione AGATA per la promozione della disponibilità alla locazione a studenti universitari di immobili nella Città antica ordinariamente destinati ad affittanza turistica. La firma , in diretta streaming.
C'è da dire che per ora si tratta di un impegno e non ancora di un percorso definito per presentare domanda,
“Il protocollo", ha detto il sindaco Luigi Brugnaro, "nato di comune accordo con il Rettore dell’Università Iuav che ha lanciato la proposta insieme al professor Mauro Marzo, si pone l'obiettivo di incentivare la residenzialità nel Comune di Venezia. Questo momento di emergenza sanitaria ha dimostrato la necessità di superare i consueti schemi di affittanze in città e, proprio condividendo questa finalità con le associazioni cittadine del settore, è stato sottoscritto un testo che mira a dare importanti opportunità di locazione temporanea di immobili della Città Antica utilizzati ad ora con finalità turistica, a favore di studenti delle Università, dell’Accademia e del Conservatorio cittadini. Un passo in avanti che dimostra il vero e proprio spirito resiliente della Città, e che sancisce un significativo progresso nell’affrontare un tema delicato ed estremamente significativo per Venezia come quello della residenzialità”.
Ora dagli impegni si tratta di passare ai fatti: trovare appartamenti e nuovi inquilini-universitari.

L'OFFERTA. Nello specifico il Protocollo sancisce, inoltre, le procedure operative: si partirà con la stipula di uno o più accordi tra università, enti pubblici, associazioni dei proprietari e altri soggetti interessati, rivolto alla sperimentazione di forme di locazione temporanea sostenibili dall’utenza studentesca e alla definizione delle modalità di comune interesse delle parti. In seguito, attraverso un confronto con istituti bancari e assicurativi, fondazioni, amministrazioni pubbliche, si dovrà verificare la possibilità di chiudere accordi miranti a minimizzare i rischi derivanti dall’eventuale mancato pagamento del canone, dal mancato rilascio dello stesso a fine contratto o da danni all’immobile, anche attraverso la costituzione di un fondo di garanzia ad hoc e specifiche forme di fideiussioni o di assicurazione. Un processo che, parallelamente, si dovrà portare avanti anche con le compagnie assicurative e con gli Enti titolati alla modifica degli accordi territoriali vigenti, per poter definire un range indicativo di canoni di affitto accessibili al mercato studentesco entro cui collocare l’offerta di immobili e di temporalità, semestrali o annuali, misurate sulle attività universitarie.
LA DOMANDA. In questo percorso, le Università, Accademia, Conservatorio veneziani, anche attraverso il progetto "Study in Venice", avranno il compito di organizzare e raccogliere le domande da parte degli studenti, definendo un codice etico di comportamento per l’uso degli immobili e degli arredi, e dovranno verificare le possibili forme di sostegno (borse di studio o altro) alla residenzialità studentesca, anche in accordo con istituzioni bancarie e assicurative, amministrazioni pubbliche o altri soggetti privati.
IL COMUNE. Il Comune invece avrà il compito di avviare lo studio di un intervento di sostegno per opere di manutenzione degli immobili locati a studenti, non rientranti nell’ordinario deperimento e non diversamente garantiti, determinandone limiti e condizioni. Al tempo stesso si impegnerà a introdurre una disciplina regolatoria finalizzata a consolidare i diritti connessi alle locazioni turistiche attualmente autorizzate, nel caso di “conversione” degli immobili a locazione temporanea a favore di studenti.
L'UNIVERSITA'. "Come Università Iuav questo accordo è estremamente importante e sancisce un modello per le altre città d’arte che sono spesso anche sedi universitarie – commenta il Rettore Alberto Ferlenga - Non solo: infatti condividiamo l'idea del sindaco Brugnaro di avviare una profonda riflessione sul ruolo dell’architettura nel ripensamento della città e delle sue funzioni. Insieme costruiremo un protocollo per la riqualificazione e l’efficientamento degli immobili, specie ad uso residenziale, da proporre poi a Soprintendenza e Mibact, che tenga conto delle necessarie opere infrastrutturali da completare, come il sistema delle fognature e dell’antincendio. Poter offrire ai nostri studenti, presenti e futuri, una maggiore possibilità di scelta abitativa è un valore aggiunto per le due università e le istituzioni di alta formazione artistica e musicale veneziane”.
I PROPRIETARI PRIVATI. “Come gestori e proprietari di immobili - dichiarano congiuntamente Giuliano Marchi, presidente di Confedilizia Venezia, Ondina Giacomin, presidente di ABBAV, e Massimo Maccatrozzo, presidente dell’Associazione AGATA – abbiamo raccolto da subito con favore la proposta di un tavolo congiunto con Comune e Università Iuav e abbiamo collaborato fattivamente per la stesura di questo accordo. Si tratta di un importante traguardo per il futuro della città”.
SI CERCANO NUOVE ADESIONI. Il Protocollo sottoscritto oggi sarà ora aperto alle adesioni da parte di altre istituzioni, associazioni ed enti che accetteranno, così, l'impegno a contribuire al raggiungimento degli obiettivi nell'ambito delle loro specifiche competenze. Sarà possibile sottoscrivere il protocollo inviando una mail a sindaco@comune.venezia.it.
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LA PROTESTA DEGLI STUDENTI CHE CHIEDONO SCONTI-QUARANTENA
C'è un rischio è grave: non riuscire più a far fronte alle spese per vivere a Venezia e, quindi, doversi ritirare dagli studi.
Gli studenti sono in allarme. L’incontro dei giorni scorsi con la Regione si è concluso con un nulla di fatto, e tra gli universitari fuori sede è ancora altissima la preoccupazione per gli affitti da pagare tra le difficoltà economiche di quanti hanno perso il lavoro per pagarsi le spese per colpa del lockdown.
Senza un sostegno, è l’allarme lanciato dai rappresentanti, in tanti saranno costretti ad abbandonare gli studi perché impossibilitati a far fronte alle spese.
«Nonostante il ritardo con cui è stato convocato», spiega la coordinatrice di Udu, Irene Pizzolotto, «siamo comunque lieti che la Regione abbia accolto la nostra richiesta di convocazione del tavolo, ma va precisato che se non verranno convocati con regolarità da qui in poi la loro incisività sarà sostanzialmente nulla. Siamo ben consapevoli che il Diritto allo Studio non è un tema di grande interesse per la regione da diversi anni, ma la situazione ora è molto grave e va trovata al più presto una soluzione, a partire dal superamento degli idonei non beneficiari e dall’aumento della soglia Ispe a livello regionale, in modo da aumentare la platea di borsisti, dal momento che troppi studenti, il prossimo anno, non potranno più permettersi gli studi».

Ed è stato proprio il Miur, nei giorni scorsi, ha stimato che l’università italiana rischia di perdere il 20% di iscritti per colpa dell’emergenza Covid. Di fronte ai timori degli studenti, la Regione si è dimostrata attenta ma al tempo stesso non ha fornito garanzie, di fatto scaricando la responsabilità sulle spalle del Ministero e del governo. Eppure le proposte da parte degli studenti ci sono.
«Ci siamo soffermati prima di tutto sulla situazione degli studenti borsisti», elenca Matteo Baroglio, rappresentante Esu Venezia di Udu, «richiedendo la restituzione della trattenuta per i servizi di fruizione pasti e la sospensione del canone mensile degli studentati per gli studenti fuori sede che al momento non beneficiano di questi servizi. Va inoltre potenziata la didattica a distanza, andando incontro ai bisogni degli studenti che non dispongono di una connessione stabile o di dispositivi tecnologici, fornendo, su richiesta dello studente, Sim gratuite per la gestione del traffico dati e dispositivi elettronici in comodato d’uso per fruire delle lezioni anche da casa».Le richieste rivolte al Miur vanno dall’aumento del fondo di finanziamento ordinario per permettere una capacità maggiore di spesa alle università italiane, e un incremento del Fis (fondo integrativo statale) per aumentare la platea degli studenti borsisti.
Ma nel ventaglio di azioni possibili, anche la Regione deve metterci del suo. A chiederlo è Marco Dario, consigliere nazionale della lista universitaria, secondo cui la strada da seguire è quella tracciata da altre amministrazioni regionali. «In centro Italia», spiega, «sono stati stanziati contributi per il pagamentod ei canoni di locazione delle famiglie più in difficoltà e degli studenti fuori sede. Anche in Veneto abbiamo tentato di avanzare una proposta simile, ma in tutta risposta sono stati stanziati solo 1 milione e mezzo di euro per sostenere gli affittuari della regione, una presa in giro confrontati ai 43 milioni stanziati dal Lazio».
NIENTE RIDUZIONE DELLE TASSE UNIVERSITARIE. Ca' Focari e IuaV hanno risposto con un "no" secco alle richieste da parte del fronte studentesco, di ottenere la sospensione per il pagamento della terza rata.
«Capisco le difficoltà degli studenti, ma consentire loro di non pagare una o più rate è concettualmente scorretto e creerebbe un problema immediato di bilancio. Siamo in una “economia di guerra”, ma non bisogna scaricare i problemi sugli atenei, che già non hanno risorse. Esentare dalle tasse 22 mila ragazzi significherebbe avere oltre 20 milioni in meno nel bilancio». All’indomani della manifestazione di un gruppo del collettivo Lisc che ha chiesto l’annullamento della terza rata universitaria, solo posticipata, il rettore di Ca’ Foscari Michele Bugliesi si rivolge agli studenti, spiegando le ragioni del suo “no”, a partire dai numeri. Risponde allo stesso modo Alberto Ferlenga (Iuav) i cui studenti hanno avanzato la medesima richiesta. «Quantomeno discutibile» commenta. «Le lezioni sono state erogate al 95%, i ragazzi hanno continuato a sostenere gli esami e a laurearsi. E poi, con l’introduzione della “no tax area”, ora sono pochissimi gli studenti che pagano le tasse universitarie, che comunque hanno un’incidenza bassissima rispetto alla maggior parte di quelle degli altri Paesi europei». La chiusura è totale.
(con gli articoli di Laura Berlinghieri e Eugenio Pendolini)
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