Ventinove sensori per capire all’istante la forza distruttiva di un terremoto

Bottacin: «Calcoliamo il livello di scuotimento degli edifici e studiamo anche i processi fisici di preparazione al sisma»

Francesco Dal Mas
Non solo sismografi: in provincia sono stati posizionati sensori sismici
Non solo sismografi: in provincia sono stati posizionati sensori sismici

Il Veneto è la Regione più monitorata d’Italia in fatto di terremoti. Ben 350 sensori sismici (di cui 29, per il momento, in provincia), oltre a 16 stazioni di rilevazione in siti a basso rumore ambientale. «Gli accelerometri sono stati collocati presso edifici in ambiente urbano, al piano terra o interrato e, in alcuni casi, all’ultimo piano e nei sottotetti per misurare in particolare lo scuotimento in caso di scosse che superino i 2,5 gradi», informa Gian Luca Bragato, coordinatore operativo della Rete voluta dalla Regione Veneto e installata dall’Ogs di cui fa parte. «Sono dei sensori che in tempo reale ci dicono quali possono essere state le conseguenze del sommovimento, con i danni agli edifici».

L’assessore regionale alla Protezione Civile, Gianpaolo Bottacin, spiega che il progetto si propone l’integrazione e lo sviluppo di sistemi di prevenzione multirischio, anche attraverso reti digitali interoperabili di coordinamento operativo precoce.

«Ci siamo posti due obiettivi: fornire alla Protezione Civile strumenti per una rapida valutazione degli effetti di un sisma e un’efficace organizzazione dei propri interventi e studiare i processi fisici di preparazione al terremoto mediante l’osservazione della deformazione crostale e del movimento di fluidi».

Il progetto è in fase conclusiva e costa 2 milioni di euro. «Attraverso la disposizione di un sistema di sensori, viene generata in tempo reale la stima del moto del suolo in campo libero e, in scenario urbano, la stima di danni all’interno di edifici strategici e rilevanti, in modo da accelerare», puntualizza Bottacin, «la risposta del sistema di protezione civile in condizioni di emergenza. Inoltre, il monitoraggio di fenomeni transienti di deformazione ha lo scopo di cercare eventuali legami con il ciclo sismico».

Sono quindi stati installati i 29 sensori sismici in grado, appunto, di fornire stime semplificate degli effetti con segnalazioni automatiche di terremoto in 2 minuti. «La vecchia rete in sostanza individuava la sorgente e l’intensità del sisma, mentre la nuova, molto più diffusa, tanto da non avere eguali in Europa, consente di avere anche stime molto più affidabili sui danni provocati da un sisma in tempo reale».

«Sono stati installati sensori in molti edifici, a partire dalle sedi dei volontari della protezione civile e dei municipi, sia a livello del suolo, che a livello rialzato. In tal modo», spiega Bragato, «viene evidenziato il livello di scuotimento e la risposta degli edifici, con evidenti ricadute anche a livello di ricerca, oltre che di stima dei danni».

Tra cui la risposta dei siti e degli edifici. «Il suolo agisce come un “filtro” che può modificare il moto del sisma. A seconda della risposta del suolo, quindi, saranno diverse le propagazioni degli scuotimenti alle infrastrutture soprastanti», rileva Bottacin. «Si possono individuare le rigidezze al taglio dei suoli, le frequenze di risonanza e i fattori amplificativi nelle aree monitorate».

Bottacin ricorda che i terremoti non sono eventi prevedibili, sebbene tendano a ripetersi con una certa regolarità nello spazio e nel tempo. La pericolosità di ogni sisma è legata all’impossibilità delle strutture di resistere a forti scuotimenti del suolo e, in parte minore, all’occorrenza di fenomeni secondari.

«Per ridurre le perdite si può agire preventivamente attraverso la pianificazione urbana, la progettazione antisismica di edifici nuovi e l’adeguamento di strutture esistenti; mentre successivamente al sisma si può agire valutando rapidamente la distribuzione dello scuotimento e dei danni attesi per adeguate misure di risposta in caso di crisi con una stima rapida dell’impatto. Il sistema si appoggia alla rete di monitoraggio di Ogs e viene innescato dalla ricezione di un’allerta sismica. Questa allerta genera la produzione di uno scenario di scuotimento che viene usata come dato di input per il calcolo dello scenario di danneggiamento, tramite un software. Al momento il sistema si basa su dati e modelli esistenti. In futuro potrà essere potenziato integrando progressivamente dati locali via via disponibili per creare un modello calibrato su base regionale».

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