Via Beato Pellegrinoun caso di desertificazione

Scarsa illuminazione, negozi e ristoranti che chiudono, niente parcheggi. Residenti e commercianti: «Ci sentiamo ai margini... »
Una di quelle strade, come via Dante o via Savonarola, che a pieno diritto appartengono al cuore di Padova, ma che se ne restano defilate. Se ne lamentano i residenti (alcuni) e se ne lamentano i commercianti (quasi tutti). E’ via Beato Pellegrino, che nasce con palazzo Maldura e fino a metà beneficia del via vai studentesco, e finisce con l’Ira, casa di riposo, con zero ricadute sul territorio. Un mondo a parte.


Da quando l’ospedale militare non funziona più, il liceo artistico in via Canal (illo tempore) se n’è andato ed è stato chiuso il Geriatrico, la via si è un po’ desertificata. Oltre che "ristrutturata". A parte i negozi storici, come la tabaccheria, l’alimentari Lincetto, il vicino abbigliamento e i bar, le altre vetrine cambiano titolare con frequenza. E nell’andirivieni, parecchie restano vuote, soprattutto nella seconda metà della strada, dove regna la trattoria Spizzichi e Bocconi ora del sardissimo Domenico Cortes, sempre affollata. Negli ultimi tempi sono 7 i negozi che hanno chiuso (il ristorante Patanegra, buono ma carissimo, che mai è decollato; scarpe, l’ingrosso biscotti, vetri, un baretto e via). Ma molti hanno anche aperto.


«Siamo tagliati fuori da tutte le manifestazioni, a Natale è il vuoto. Manca l’illuminazione, è buio e non ci sono parcheggi: forse per questo non riusciamo a renderci visibili», dice Giampaolo Lincetto, 52 anni, che con la moglie Renata da 10 anni gestisce l’alimentari che vide la luce negli Anni Quaranta.


«E’ la più bella e tranquilla strada di Padova», commenta Luisa Volpato, 62 anni, da 40 dietro al bancone del bar che da un secolo fa angolo con via Vendramini. «Tutti appartamenti di gran signori che non ti danno da lavorare, abitano qui ma non comprano qui. E in più posteggiano in strada le loro 3-4 auto a famiglia, così si portano via quei pochi parcheggi che ci sono. Se avessi soldi, vorrei vivere qui invece che in via Pescarotto dove sto, in pieno ghetto».


«Se chiuderanno via Bezzecca come pare, via Beato Pellegrino morirà: chi ci passerà più? Già la strada è vuota, poi non ci sono posti auto, la corsia dedicata ai bus è inutile perché i bus passano vuoti e i vigili aspettano al varco ogni motorino che passi contromano: è esagerato. Ci vorrebbe una pista ciclabile e per moto». A parlare è Maurizio Rossi, 48 anni, gestore del bar vicino all’Ira: nel 2005 fu accoltellato da uno spacciatore magrebino che, ubriaco, voleva bere ancora. Non male come precedente. «Ora le cose sono più tranquille, girano molti stranieri ma non ho problemi. A parte i cassonetti stracolmi di ogni cosa, elettrodomestici compresi».


Che ne pensate? Secondo voi come si sta modificando «il cuore di Padova», come sta cambiando la vita dentro la cerchia delle mura? Si vive meglio o peggio?
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