Zaia e la siccità del futuro. «Impariamo a dissalare l’acqua di mare e irrigare a goccia»
Presidente Luca Zaia, l’azienda che gestisce la rete idrica statale in Israele si è detta disponibile a collaborare con il Veneto per aiutare la regione a superare la crisi idrica. Cosa ne pensa?
«Giusto un mese fa ho incontrato l’ambasciatore d’Israele in Italia, abbiamo affrontato questo tema. Ho chiesto la disponibilità a incontrare i loro super esperti. Ci saranno altri incontri, stiamo organizzando una missione».
Come procederete?
«Creeremo delle delegazioni, saranno coinvolte anche le imprese. Qualcuna c’è già ma non sono autorizzato a fare nomi. Il progetto è quello di partire con piccoli impianti per la dissalazione dell’acqua marina».
Dunque è più di un’idea?
«Noi abbiamo una risorsa: l’acqua del mare. Ce l’abbiamo qua e non servono chilometri di condotte. Poi abbiamo anche 32 milioni di turisti che ogni anno vengono sulle nostre coste. L’obiettivo è quello di creare un’economia circolare con il fotovoltaico: il sole ci dà l’energia per dissalare l’acqua che poi noi reimmettiamo in sistema. Usare il mare per soddisfare il consumo idrico dei turisti, il messaggio sarebbe stupendo».
Non teme che una partnership con Israele possa scatenare qualche polemica?
«Lo Stato di Israele è un grande Paese, la polemica sarebbe stucchevole ma non la si può escludere. Ma se si vuole imparare bene in questo ambito, è lì che bisogna andare. Israele è all’avanguardia: ha preso uno spazio arido e l’ha fatto diventare un Eden. Io ci credo in questa cosa e ne ho parlato prima di tutti. È assurdo avere il mare e continuare a vivere con i pozzi, magari facendo danni. Anche perché il consumo di acqua pro capite è spaventoso».
Da questo punto di vista, pensa che si possa cambiare in qualche modo il trend?
«Oltre al cambiamento climatico fisiologico, l’azione devastante la fa l’uomo in natura. Sicuramente la pioggia sta arrivando e speriamo che i 200 millimetri previsti nel weekend arrivino con gradualità, ma è innegabile che un ragionamento lo dobbiamo fare a tutela della risorsa idrica».
Per esempio?
«Dobbiamo cambiare paradigma sul fronte dell’irrigazione in agricoltura. Non dobbiamo arrivare ad avere il deserto in casa per cambiare, dunque non siamo legittimati a sperperare. L’obiettivo deve essere l’irrigazione a goccia. E poi c’è anche un altro aspetto che mi va di evidenziare».
Quale?
«Abbiamo una rete di distribuzione dell’acqua con percentuali di dispersione impressionanti, dal 70 all’80 %. Anche su questo bisogna migliorare».
Recentemente ha inviato al Ministero delle Infrastrutture la lista delle opere da realizzare per contrastare la crisi idrica. C’è anche la diga del Vanoi, tra Veneto e Trentino. Questo ha causato la protesta delle comunità, che rievocano lo spettro del Vajont. Lei come la vede?
«Il Governo mi ha chiesto un elenco, io non posso permettermi di tagliare opere possibili. Poi sarà la scienza a dire sì o no. Un’istituzione è chiamata a fare un monitoraggio certosino. Comprendo ogni posizione ma io quella lista la dovevo inviare a Roma».
Anche il professor D’Alpaos è stato molto critico su questo fronte.
«D’Alpaos è un grande conoscitore delle dinamiche idrauliche. Noi abbiamo fatto la lista, poi gli esperti diranno cosa serve e cosa no».
Il Nobel dell’Acqua Andrea Rinaldo, invece, sostiene sia miope rifiutare le dighe a prescindere.
«Siamo onorati di avere una figura come Rinaldo, di certo cercherò di coinvolgerlo qui in Veneto e spero che anche il nuovo commissario nazionale per la crisi idrica lo prenda a bordo».
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