Zaia: «Porto, alta velocità e nuova sanità e con l’autonomia trainiamo il Paese»

Il presidente della Regione Veneto intervistato dal direttore della Stampa Massimo Giannini tra politica, Recovery fund e infrastrutture

Laura Berlinghieri
Massimo Giannini con Luca Zaia
Massimo Giannini con Luca Zaia

PADOVA. Alta velocità, porto, grandi navi, infrastrutture, sanità e intelligenza artificiale. Intervistato da Massimo Giannini, direttore della Stampa e direttore editoriale di Gnn, nell’ambito dell’evento “L’alfabeto del futuro” , martedì 5 luglio il presidente veneto Luca Zaia ha fissato la sua lista di priorità, in vista della pioggia di risorse in arrivo con il Recovery fund.

Ma il Pnrr è politica: è il giudizio assegnato al governo Draghi, è il futuro della Lega (e del suo leader), è il futuro (forse) autonomista del Veneto. Tutti argomenti che si sono intrecciati nel breve, ma denso dialogo tra Giannini e Zaia.

Un dialogo dedicato agli scenari futuri pronti ad aprirsi nel post Covid, equiparato dal presidente veneto al Big Bang. Una sorta di “anno zero” che consente al Paese di ripensare a se stesso e a trasformasi nella versione migliore di sé. Ed è un macro scenario nazionale, in cui il Veneto vuole porsi tra le regioni trainanti, a partire dal riconoscimento dell’autonomia, a lungo rincorsa senza esito.

«Draghi dovrebbe guardare ai territori e pensare che noi siamo quelli dell’autonomia. Chi vuole disgregare un Paese propone il centralismo» sostiene Zaia, circoscrivendo il dialogo collocato a livello nazionale da Giannini. «Il mio giudizio sul governo Draghi? In questo periodo storico, andare alle urne non sarebbe stato pensabile, bisogna quindi riconoscere il grande senso di responsabilità dimostrato. Parlando specificamente della Lega, credo che sia molto più agevole rimanere all’opposizione, perché prima o poi la luna di miele finisce».

Un tema che ne richiama immediatamente un altro: il futuro politico di Zaia, fresco di “incoronazione” come presidente di regione più amato. «Io penso sempre al passo successivo. In ogni caso, ne sono lusingato. Però non dimentichiamo che io sono semplicemente quello sotto i riflettori, ma è un risultato che devo condividere con la mia squadra».

E a proposito di “passo successivo”, per quanto il voto di settembre abbia allontanato, per il momento, l’orizzonte nazionale, resta la suggestione romana. «Per quanto mi riguarda, Salvini può stare tranquillo» risponde a precisa domanda di Giannini il leader veneto, che problemi di popolarità non ne ha mai avuti, ma che ha sempre negato mire a lungo chilometraggio. «Io sono un amministratore e mi è sempre piaciuto fare l’amministratore. Quando mi proposero il ministero all’Agricoltura, nel 2008, rifiutai per un mese, perché volevo dedicarmi al turismo veneto. Nel mio curriculum dovrei scrivere “problem solver”. Per me i “grandi incagli” sono fonte di adrenalina. In ogni caso, sono un fatalista, non ho mai pensato al mio futuro e ritengo che ci siano tante altre persone che sanno fare politica molto meglio di me».

Anche se non sarà insidiato da Zaia, la svolta impressa da Salvini al partito, in Veneto, è stata frutto comunque di discussione. «Ma non dimentichiamo che Salvini ha preso in mano una Lega al 3%, portandola al 34% e compiendo un vero e proprio miracolo. Rimaniamo il primo partito nazionale e questo ci permetterebbe di governare».

Partito del nord? «Gli elettori del centro e del sud Italia hanno iniziato a votarci quando ancora ci chiamavamo Lega Nord, dando fiducia al partito che più dava loro garanzie di cambiamento. Salvini ha posto un nuovo soggetto politico di riferimento nazionale e sono convinto che questo non sia incompatibile con il preservare l’identità originaria. I partiti perdono voti quando perdono l’identità, basti vedere cos’è successo alla sinistra».

A proposito di identità, viene da chiedersi dunque se quella della Lega sia in linea con il manifesto sovranità firmato da Salvini. «Non mi occupo di queste cose. Immagino sia una delle tante mosse per arrivare a qualcosa di più solido e importante a livello europeo» taglia corto Zaia, alla domanda del direttore della Stampa.

Il governatore veneto, è più interessato agli “affari di casa sua”, come i finanziamenti che saranno possibili con le risorse del Recovery. «Dobbiamo puntare a grandi progetti, che siano una leva per i territori. E io ho l’impressione che questo sarà l’ultimo treno importante per questo Paese. Spero non si concretizzerà in un’equa divisione per accontentare tutti. Questo è un momento cruciale per l’Italia e il vero dibattito ci sarà quando inizieremo a parlare di riforme, alcune delle quali arriveranno comunque in ritardo. Per noi veneti, le priorità sono il completamento dell’alta velocità, il porto. Ci sono le grandi navi, che tutti vorremmo fuori dal bacino di San Marco e dal canale della Giudecca, ma per questo sono necessari dei progetti. Ci sono le infrastrutture, gli ospedali, c’è la nuova sanità, c’è l’intelligenza artificiale. C’è l’economia, che per alcuni è ripartita, per altri è ancora ferma».

Tutto, o quasi, è nelle mani del premier Draghi: «Ha il pedigree di uno che vince tutte le corse. Speriamo che le gambe tengano».

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova