Zan non molla. «Riparto con la lotta contro l’omofobia». Vittime dei pestaggi sempre più giovani

Alessandro Zan, parlamentare padovano del Pd, torna alla carica  con il Ddl che porta il suo nome: «Ostellari proverà ancora a fermarlo»

Enrico Ferro

PADOVA. «Il rispetto dei diritti di ogni persona e l’uguaglianza fra tutti i cittadini, non sono derogabili». Parola del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nella giornata contro l’omotransfobia. Riparte da qua Alessandro Zan, parlamentare padovano impegnato nella lotta per i diritti civili della comunità Lgbt.

A sei mesi dall’applauso con cui i senatori hanno esultato di fronte all’affossamento del Ddl contro i crimini d’odio, il deputato veneto è pronto a metterci nuovamente la faccia. È la sua battaglia e, alla fine, coincide con quella che è stata anche la traiettoria della sua vita.

Zan, quale sarà il prossimo passaggio formale per tornare alla carica con il Ddl che porta il suo nome?

«La legge dovrà essere incardinata in Commissione Giustizia. Purtroppo quello che è accaduto mesi fa non fa ben sperare. La commissione è presieduta dal leghista Andrea Ostellari, che ha fatto di tutto per ostacolarla».

Ancora lei contro Ostellari, l’altro parlamentare padovano dal lato opposto della barricata. Chi tra voi due incarna il sentimento condiviso in Veneto?

«Il Veneto è una grande regione, che guarda sempre più all’Europa, vivendo molto di export e dunque di rapporti con altri paesi. Nonostante abbia sempre prevalso una politica conservatrice, io penso che oggi i veneti siano cambiati e che vivano nella modernità. Le nuove generazioni hanno parlato a genitori e nonni, hanno detto loro che non è possibile che un compagno di banco sia discriminato per l’orientamento sessuale».

Il presidente Luca Zaia si è sempre dimostrato aperto nei confronti della comunità Lgbt. Secondo lei è d’accordo con il collega di partito Ostellari?

«Il patrocinio che Zaia diede a quel convegno sulla famiglia tradizionale a Verona, non è stato un buon messaggio. Il consiglio regionale dovrebbe dimostrare con i fatti di essere diverso da una destra reazionaria, approvando una legge regionale contro l’omotransfobia».

Quindi cosa prevede che succederà in Parlamento?

«Perché passi la legge ci dovrà essere un accordo politico con le forze che si sono sfilate. Al Senato Italia Viva si era defilata e Forza Italia aveva votato compatta con Lega e Fratelli d’Italia, perché Salvini e Meloni avevano fatto credere a Berlusconi che poteva diventare presidente della Repubblica. Oggi lo scenario è cambiato. Se c’è un accordo politico, la legge si fa in pochi giorni».

Quanto le fa ancora male quell’applauso finale?

«Quell’applauso ha fatto il giro del mondo e ha mostrato un’Italia arretrata, con un Senato che non rappresenta la maggioranza degli italiani e soprattutto le nuove generazioni. Ricordo che la reazione a quell’applauso furono le piazze piene di bandiere arcobaleno. Migliaia di persone volevano gridare la loro indignazione nei confronti di un Paese che ancora discrimina le persone».

Lei pensa che ora i tempi siamo maturi per una legge simile?

«I ragazzi sono molto più avanti e la società, in generale, è molto più avanzata rispetto alla classe politica che dovrebbe rappresentarla. L’evoluzione dei costumi è simile a quella che c’è stata negli altri paesi europei. Non avendo leggi che tutelano allo stesso modo tutti i cittadini si crea una società ingiusta, dove vi è disparità sociale tra le persone. Quando non ci sono diritti per tutti è tutta la società che ci rimette, non solo una parte».

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I NUMERI

Vittime sempre più giovani: almeno 10 denunce all’anno

VENEZIA. Almeno 148 persone, soprattutto ragazzi al di sotto dei 30 anni, hanno denunciato di essere state vittime di omofobia in Italia nell’arco dell’ultimo anno. Una decina in Veneto. Almeno perché, secondo il rapporto Omofobia.org (che tramite attivisti Lgbt raccoglie gli episodi omotransfobici monitorando i servizi che supportano le vittime e i media) «non è affatto escluso che un buon numero di ulteriori vittime non abbiano reso pubbliche le cose».

Si sono registrati – spiega il rapporto – picchi considerevoli nei mesi di giugno-luglio e ottobre scorsi, quando era in discussione il ddl Zan. «Ciò fa pensare a una politicizzazione del fenomeno. Si assiste a una maggior violenza rispetto agli anni precedenti. Il numero di vittime di violenza fisica, precedentemente inferiore a quello delle vittime di episodi non aggressivi, rappresenta il 56%, alla faccia di chi sostiene che una legge contro l’omofobia punirebbe la libera espressione». Il luogo “preferito” dagli omofobi continua a essere la strada.

Il Veneto, secondo il medesimo osservatorio, entra nel novero delle regioni con più vittime dietro a Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Lazio e Campania. Da quando è stato avviato il monitoraggio (2012) ci sono stati almeno 84 vittime, 68 dei quali maschi. I casi, come detto, raccontano di come la strada resti il principale teatro di questi episodi di violenza.

Due ragazzi di 14 anni aggrediti e pesantemente feriti da coetanei perché uno dei pestati aveva lo smalto sulle unghie. Violenza gratuita, davanti a tutti, alimentata da una radicata idea di impunità.

O come quando, a giugno dello scorso anno, a Padova due ragazzi su una panchina vengono scambiati per una coppia omosessuale e picchiati da altri giovani rimediando rottura della mandibola e volto tumefatto.

Non c’è solo la strada, purtroppo. Ci sono anche la scuola, il web i luoghi del tempo libero. Ma non solo. Perché i casi accaduti in Veneto parlano anche delle mura domestiche. Tra gli episodi quello di un ragazzo picchiato e segregato in casa dai genitori dopo il proprio coming out.

«A fronte di un andamento decrescente delle vittime a partire dalla fascia 31-40 anni in poi, si nota invece una forte crescita di quelle in età compresa tra i gli 11 e i 20 anni». —

Argomenti:diritti civili

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