La difficile rivoluzione nella Chiesa
Papa Bergoglio ha fatto per rinnovarla quel che ha potuto, cioè qualcosa ma non abbastanza. Adesso il compito passa a chi sarà eletto dopo di lui


È morto Papa Francesco. Notizia inattesa, violenta, sconvolgente. Nessuno se l’aspettava. Che Papa è stato? Un Papa si presenta col nome che si dà, e il Papa che è appena morto si era dato il nome di Francesco: il nome del santo più povero e meno potente per indicare l’autorità più alta e più potente della Chiesa. Tra “Papa” e “Francesco” c’è una contraddizione. Papa Francesco volle incarnare questa contraddizione, e cioè fare una rivoluzione.
Adesso che è morto possiamo chiederci: l’ha fatta? No. Non poteva farla, non si può farla. Quando gli chiesero di pronunciarsi sui gay, lui se la cavò malamente dicendo: “Chi sono io, per giudicare un gay?” Ma come, chi sei tu? Tu sei il papa, dire se uno può vivere da gay è tuo potere e tuo dovere, spetta a te, e dunque dillo. A te spetta riassegnare i meriti e le colpe. Strage di Lampedusa, muoiono tanti migranti, non li abbiamo chiamati noi, come possiamo essere colpevoli?
Ma il discorso di Bergoglio fu durissimo, e sostanzialmente faceva proprio un concetto della sinistra più avanzata: non si sono paesi supersviluppati e paesi sottosviluppati, ma i paesi supersviluppati sono paesi sottosviluppatori. Concetto enorme, rivoluzionario, che fa intendere i doveri che i paesi ricchi hanno verso i paesi poveri. Ci voleva un Papa sudamericano per intuire e predicare questa verità.
Papa Bergoglio era avversato per queste tesi, aveva nemici anche dentro il Vaticano. Fu il primo Papa gesuita, il primo a chiamarsi Francesco. Ha rivoluzionato il contatto con i fedeli, lo stile delle prediche, perfino del giro sulla papamobile, voleva essere un papa popolare. Andava da solo a ritirare gli occhiali da vista riparati dal negozio, a pagare la stanza in cui aveva dormito, e di tutto questo le persone comuni si gloriavano pensando: “È come noi”, ma l’entourage del Vaticano si seccava pensando: “Ci umilia”.
Da lui il popolo dei fedeli si aspettava che dichiarasse che anche le donne potevano diventare preti, o almeno gli uomini sposati, i cosiddetti “viri probati”, cioè “gli uomini di chiara fede”, ma questo non è avvenuto, segno che non può avvenire. La Chiesa è più immobile di quanto i fedeli credano. Più conservatrice. Papa Bergoglio ha fatto per rinnovarla quel che ha potuto, cioè qualcosa ma non abbastanza. Adesso il compito passa a chi sarà eletto dopo di lui. Lo sapremo subito dal nome che si darà. Si chiamerà Francesco Secondo? Sarebbe bellissimo, ma è difficile.
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