Le banche sostengono innovazione e qualità
Di primo acchito possono sembrare sfere distanti, due mondi con improbabili occasioni d’interazione. Invece fra le politiche per la sostenibilità in campo alimentare e il comparto bancario il link c’è: anzi, il ruolo delle banche – dice Francesca Nieddu, direttore regionale Veneto Est e Friuli Venezia Giulia di Intesa Sanpaolo, attesa all’Alfabeto del Futuro –, può rivelarsi fondamentale.
Innovazione, transizione green, alimentazione sostenibile: come si relaziona una banca a questi temi?
«È sempre più strategico valorizzare e proteggere le eccellenze che vantiamo in Italia in ambito agroalimentare, attivando sinergie e progettualità innovative e cercando ulteriori sbocchi commerciali.
In tal senso Intesa Sanpaolo, forte del presidio della Direzione Agribusiness sulle aziende del settore, continua a offrire il proprio supporto concreto sui temi chiave dell’innovazione di prodotto e di processo, con effetti che spaziano dalla fase di produzione a quella di trasformazione industriale e di commercializzazione.
Sosteniamo le iniziative del Piano nazionale di ripresa e resilienza con un grande impegno nella promozione degli investimenti green e digitali: mi riferisco, in particolare, al plafond da 3 miliardi di euro che interesserà – in accordo con Coldiretti – tutte le misure attraverso cui verrà attuato il programma delineato dal Pnrr in appoggio all’agrosistema; un’opportunità per aumentare la produzione agroalimentare stimolando innovazione tecnologica e sinergie di filiera».
Il vostro istituto riserva un’attenzione specifica alle imprese che operano nella transizione verso la sostenibilità?
«Sì, grazie al Programma sviluppo filiere. Lavoriamo costantemente per siglare accordi con i principali marchi alimentari italiani, per avere filiere sempre più sostenibili, che favoriscano i produttori attenti alla qualità, capaci di sviluppare progetti di innovazione con effetti evidenti a beneficio del made in Italy. Ne è un esempio il recente accordo siglato con la filiera della pizza Roncadin, che si inserisce in un quadro nazionale in cui Intesa Sanpaolo ha già avviato 170 contratti di filiera, per oltre 6.500 fornitori».
Come valuta la situazione del Nordest, sul piano dell’alimentazione sostenibile?
«Tra le grandi sfide per arrivare a un’alimentazione sostenibile resta il miglioramento della produttività. Nel Nord Est le aziende agricole che hanno effettuato almeno un investimento innovativo nel triennio 2018-2020 sono il 22,5% (in Fvg circa il 20%), una percentuale superiore alla media italiana (11%): le maggiori novità introdotte interessano la meccanizzazione di impianti e semina, l’irrigazione, la lavorazione del suolo e la lotta fitosanitaria; tuttavia si può fare di più, per esempio con l’introduzione di innovazioni su varietà, razze e cloni – per renderli più resilienti ai cambiamenti climatici – o con una gestione dei rifiuti in ottica circolare».
Come favorire l’innovazione nella filiera agroalimentare?
«L’adozione di processi di digitalizzazione sarà fondamentale: nel Nordest un terzo delle aziende agricole sono informatizzate (in Friuli Venezia Giulia il 29,4%), una percentuale quasi doppia rispetto alla media italiana (15,8%). Innovazione e digitalizzazione richiederanno competenze sempre più aggiornate e investimenti in capitale umano.
Il Pnrr potrà garantire supporto verso alcune linee di sviluppo fondamentali: sono 6, 8 i miliardi dedicati all’agro-alimentare, destinati agli investimenti per innovazione e meccanizzazione, logistica, agri-solare, sviluppo del biogas e del biometano e resilienza dell’agro-sistema irriguo». —
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