Un impianto in Friuli per riciclare il sale utilizzato nella lavorazione dei prosciutti
Innovazione, sostenibilità. Facile ripetere, come un mantra, queste due parole. Ben più difficile mettere a terra progetti che diano concretezza a processi di innovazione sostenibili. Lo hanno fatto, portando esempi e dati certi Mario Cichetti, direttore del Consorzio del prosciutto crudo di San Daniele, Cesare Magalini, direttore di Coldiretti Fvg, Edi Piasentier, direttore del Dipartimento di scienze agroalimentari, ambientali e animali dell’Università di Udine e Renato Romanzin, direttore del Consorzio del formaggio Montasio, intervistati dal direttore del Messaggero Veneto Paolo Mosanghini.
Cichetti ha annunciato una novità assoluta e decisamente importante per il futuro del settore. Ovvero la realizzazione, a Trasaghis, di un impianto tecnologicamente avanzatissimo dove sarà recuperato totalmente l’enorme quantità di sale marino utilizzata appunto nella lavorazione delle cosce.
«Oggi il sale - ha spiegato il direttore del Consorzio - che serve per asciugare la carne, per conservarla e per dare maggiore sicurezza al prodotto, viene smaltito nella sua forma solida in impianti in Veneto, mentre le salamoie vengono raccolte in silos e smaltite in Lombardia.
Il futuro sarà diverso, perchè grazie all’impianto qui in Friuli eviteremo l’inquinamento dei camion che vengono a prendere gli scarti di lavorazione e, con il sale, dopo un processo tecnologicamente avanzato, il sale diventerà utilizzabile come antigelo, per gli impianti sciistici e per le concerie, riciclato al 100%». Magalini, invece, ha voluto ringraziare le forze dell’ordine «che garantiscono la sicurezza delle nostre produzioni attraverso i controlli che fanno».
«In regione abbiamo 220 mila ettari coltivati - ha aggiunto il direttore di Coldiretti - e nell’orticolo e nel frutticolo sta entrando una percentuale importante di biologico, frutto degli investimenti in innovazione delle nostre attività».
Il professor Piasentier ha sottolineato come «la ricerca sia una vera e propria mission del Dipartimento» ed è «nel nostro Dna collaborare con il territorio, con i Consorzi, con le imprese, per favorire l’innovazione e l’UniUd Lab Village è una struttura a disposizione delle imprese, in quanto l’innovazione deve dare valore al prodotto finale.
In viticoltura l’Università di Udine ha selezionato, in un lavoro durato 20 anni, 15 vitigni resistenti che adesso, grazie ai Vivai di Rauscedo, sono venduti nel mondo in milioni di esemplari». Il direttore del consorzio Montasio Romanzin ha evidenziato come «il formaggio di alpeggio friulano sia uno dei primi esempi di sostenibilità, visto che già nel 1773 era citato nei documenti d’epoca come il formaggio più quotato e pregiato.
Oggi vogliamo tornare alle origini, stiamo mappando le varie produzioni locali, autoctone. Da noi l’innovazione passa attraverso il siero che è una ricchezza, la polvere di siero è utilizzata in cosmetica e farmaceutica, perchè in latteria non si butta via nulla».
Al fuoco di fila delle domande del direttore del Messaggero Veneto Mosanghini, Cichetti ha risposto con «l’attenzione per la tracciabilità del prodotto», Magalini ha detto che «abbiamo l’obbligo di mettere in sicurezza il territorio dai danni della siccità che quest’anno ha colpito duro», Piasentier ha parlato dell’economia circolare e di come si possano riutilizzare i residui agroindustriali come le buccette d’uva da cui si possono ricavare bioplastiche, mentre Romanzin ha spiegato l’importanza del benessere animale, cioè della pezzata rossa friulana, per fare un buon latte. —
Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova