Il murales del Santo col vaccino sfregiato durante la notte
“Streetart”: un’arte che appartiene alla strada e che alle regole della strada sa di doversi sottomettere. Un implicito patto, nato nel momento stesso in cui venne realizzato il primo graffito. A meno di 24 ore dalla sua comparsa sul muro di via Lombardo all’Arcella, il Sant’Antonio di Evyrein - il santo tatuato e con il vaccino in mano - era già stato vandalizzato.
Qualcuno ha strappatp parti dell’opera, intaccando sia il Santo che Gesù Bambino. Nella nostra città, dove gli streetartist sono davvero molti e molto apprezzati, non è la prima volta che accade un fatto simile: da Seneca a Shife, ad Alessio B. fino a Kenny Random, gli esempi di vandalismo ai graffiti si sprecano.
Un fenomeno, questo, che racchiude in sé l’eziologia di un’arte che, non solo si limita a cogliere l’attimo, ma vuole arrivare a crearlo, anticiparlo persino. «L’obiettivo è quello di dar vita a un processo dinamico che inizia con il murales e si evolve attraverso il dialogo con il pubblico più vasto ed eterogeneo possibile: quello della strada», spiega Pablo Rolle membro della consulta del quartiere Arcella, dove da due anni segue e sostiene la produzione di arte urbana. A proporre una soluzione per preservare l’idea originale dell’artista, è lo stesso Evyrein: «A Chicago il Dipartimento per gli Affari Culturali e gli Eventi Speciali ha istituito il “Mural Registry”, un registro consultabile online che ha come scopo quello di raccogliere e documentare murali e graffiti realizzati sulle pareti pubbliche e private della “Città del vento”. E ancora, a New York, lo Street Museum of Art ha sviluppato una partnership con il nuovo “Streetart Project” di Google che è arrivato già 5.000 immagini ad alta risoluzione. Sarebbe bello se anche Padova pensasse a un modo per tutelare i suoi murales, magari coinvolgendo i cittadini in questo progetto di cui, in realtà, fanno già parte». —
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