Padova, all'Arcella rivoluzione a scuola: porte aperte anche fuori orario con il progetto Scholè

Un piano di 4 anni per combattere la povertà educativa e la fuga dei ragazzi Valle e Briosco capofila: finite le lezioni, gli istituti saranno luogo di svago e ritrovo

PADOVA. Per i greci era scholé, per i latini otium. Indicava il tempo libero di chi, non dovendo lavorare, poteva dedicarsi alle cose più amate. Come lo studio. Per gli arcellani (e non solo per loro, volendo) si chiamerà ancora Scholé e sarà invece una nuova forma di fruizione della scuola.

A prescindere dal Covid, che ora impone chiusure e distanze, c’è un progetto di quattro anni che vuol far diventare gli istituti - nella fattispecie il Valle e Briosco - luoghi aperti anche in orari extrascolastici, sempre vivi. In inglese si definiscono “community school”: spazi di ritrovo, di formazione, di socialità.

Centri educativi e riferimenti anche per i servizi. Il progetto Scholé, finanziato con 880 mila euro dall’impresa sociale “Con i bambini” grazie al Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, è stato presentato ieri e vedrà in campo sedici “attori” qualificati. È una sfida alla quale tutta la città dovrà guardare con interesse.

In Veneto più della metà dei ragazzi tra i 6 e i 17 anni non partecipa ad attività culturali, ricreative e sportive. Nel 70% delle primarie e nel 90% delle secondarie non c’è tempo pieno. Dopo la scuola, insomma, c’è il vuoto. Ad aggravare la situazione ci sono altri dati: i minori in povertà educativa sono il 13%. E il 7% abbandona la scuola in anticipo. Non va meglio nella fascia 14-29 anni: poche attività culturali, scarsa lettura, passioni sportive tiepide, tante ore su internet e poco altro. All’Arcella non va meglio. Anzi, con il 23,8% di stranieri, la differenziazione sociale cresce. E i problemi sono quelli noti, lo spaccio in testa. Tra l’altro gli stranieri si perdono per strada. «La nostra scuola», dice il preside del Briosco, Stefano Rotondi «è un tram che parte pieno e allegro e arriva mezzo vuoto». E lo status socio-economico di molte famiglie incide pesantemente sulla formazione.

Scholé, ideato da Cosep, si propone di “agganciare” i ragazzi in rotta di allontanamento dalla scuola, riavvicinandoli. E dunque tenendoli distanti da disagio, solitudine, violenza giovanile.

La scuola, in questo, sarà centrale. «Deve diventare luogo di incontro oltre che di formazione, per i ragazzi e anche per le famiglie», dice Gabriele Donola, preside del Valle. «Intorno alle scuole deve crescere il quartiere». Intorno a Cosep si muoveranno le scuole, il Comune, l’università (che seguirà il progetto con i dipartimenti di Psicologia e Statistica) e una rete di associazioni a loro modo specializzate nel sostegno, nel supporto, nell’animazione, da Sestante a Domna, da Equality a Terracrea, da TechStation a Granello di Senape.

«È un po’ come quello che facciamo già con le scuole aperte», riconosce l’assessore all’Istruzione del Comune, Cristina Piva. «Scuole come centro di socialità, insomma. La sfida semmai è rispondere agli interessi dei ragazzi e anche alle esigenze delle famiglie».



Ci sono quattro anni per costruire un antidoto alla dispersione scolastica e alla povertà educativa. «E lavorare su un tempo lungo è sicuramente il modo migliore per affrontare problemi complessi», sottolinea la presidente della consulta di quartiere Etta Andreella. Le scuole amplieranno l’orario di apertura a ragazzi (non solo quelli del quartiere) e famiglie. Accoglieranno, promuoveranno rigenerazione urbana, genereranno bellezza con attività di ogni tipo: teatro, laboratori di musica e di fotografia, di video editing e di street art. Ci saranno momenti di incontro e di approfondimento, formazione per le famiglie e per gli insegnanti, sportelli di mediazione sociale e di sostegno psicologico per i genitori. «Il Covid ci farà cambiare la partenza», dice Barbara Maculan, di Equality. «Avremmo voluto presentare le prime iniziative alle classi, troveremo un altro modo». In quattro anni c’è tempo per tutto, il programma - si spera - non dovrebbe subire grandi modifiche. E il sogno, tra gli altri, è che intorno a Scholé prenda corpo anche la rete Grande Scuola Arcella, che istituzionalizzi la collaborazione fra tutti gli istituti del quartiere. È una rivoluzione, servirà un po’ di tempo. —
 

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