“Com’è dura la vedovanza di Nibali”

Magni, medico dell’Astana, racconta il primo anno senza lo Squalo dopo 17 anni di carriera accanto al campione

Antonio Simeoli
Il dottor Emilio Magni con Vincenzo Nibali un anno fa all'Astana
Il dottor Emilio Magni con Vincenzo Nibali un anno fa all'Astana

BERGAMO. Uno al Giro come testimonial tanto per non far sentire troppo la sua mancanza, l’altro continua a lavorare all’Astana con la solita professionalità per cui è appezzato in tutto il gruppo. Lui è Emilio Magni, medico toscano di Vaiano, per 17 anni il medico dello Squalo.

Dottore come si sta senza Vincenzo?
«La vedovanza di Nibali è dura, certo che mi manca, ho vissuto 17 anni splendidi accanto a lui, tutta la sua carriera. È stato un campione, ma soprattutto una grande persona. Manca come punto di riferimento. A tutto il gruppo».

Il più bel momento passato insieme? Il Tour?
«No, due anni dopo: Giro 2016, la tappa di Risoul e quella di Sant’Anna di Vinadio, i due giorni in cui Vincenzo ha ribaltato una corsa che sembrava finita. Solo il martedì ad Andalo non vedevo l’ora che arrivasse domenica per tornare a casa perché Vincenzo non riusciva a carburare. Poi...se penso a quelle tappe non posso non ripensare al povero Scarponi».
Il momento più brutto?
«Tour 2018, la caduta di Nibali sull’Alpe d’Huez causata da quel tifoso. In pochi minuti fu un turbine di stati d’animo diversi. La caduta, la risalita in bici, la diagnosi. E la la triste coda del trasferimento fino all’ospedale di Grenoble in ambulanza, 75 km con Vincenzo abbattuto e con una vertebra rotta».

Il dottor Emilio Magni
Il dottor Emilio Magni

Perché manca tanto lo Squalo?
«Non era uno loquace in squadra e in gruppo, era un libro aperto. Ma dava l’esempio soprattutto con la sua classe e i suoi comportamenti».
Nel 2005, quando cominciò a lavorare con lui, l’avrebbe detto che avrebbe fatto una carriera così?
«Che Voncenzo fosse un bel talento era chiaro, ma invece è riuscito a fare la storia».

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