Chiricò e la strega Karabà L’eroe amato dai bambini
Ora che Mino se n’è andato via (al Crotone), viene alla mente un cartone animato di qualche anno fa dal titolo “Kiriku e la strega Karabà”. Era la storia di un bimbo speciale, piccoletto e veloce, che voleva salvare il suo villaggio dai malefici di una strega cattiva di nome Karabà. Una favoletta contro le paure irrazionali, il fatalismo, le superstizioni. Perché quando ti convinci di avere addosso un maleficio, le cose che accadono ti sembrano sempre dipendere da quel maleficio.
Mino Chiricò, il piccolo folletto dell’attacco del Padova, proprio come il piccolo Kiriku, ha cercato di liberarci dalla strega cattiva: cioè quest’idea di sfiga che ci portavamo addosso dalla finale playoff persa l’anno scorso. Mino, il folletto, l’atleta che non ha propriamente il fisico muscoloso dei calciatori del nordeuropa, più Messi che Haaland, per capirci, il maghetto di Brindisi, quello che lo vedevi scattare a passi piccoli da destra verso il centro e scaricare una bomba angolatissima con il suo piedino sinistro, ecco quel Mino là è arrivato a Padova per dirci che la strega sfiga si poteva sconfiggere una volta per tutte.
Ultimo minuto, semifinale di playoff all’Euganeo contro il Catanzaro, Mino si prepara a battere la punizione, il pubblico è tanto e resta in silenzio perchè l’impresa sembra incredibile per noi sotto il giogo della strega Karabà. E invece lo sappiamo come poi è andata la storia: Mino fa un gol strepitoso, un urlo così allo stadio senza curva non si sentiva da anni. Tutti si abbracciavano, qualcuno piangeva, quelli che avevano visto il film di Kiriku (io per esempio) dicevano: “tiè strega Karabà!” E dal giorno dopo al campo di allenamento della Guizza sono arrivati i bambini, sempre più bambini, per vedere Chiricò, per un autografo sulla nuova maglietta biancoscudata taglia S o un per un selfie da conservare per sempre.
Sono stati giorni elettrici: noi non li dimenticheremo, caro Mino. I bambini che ti hanno visto giocare, correre sulla tua fascia, e fare gol alla tua maniera, diventeranno grandi per raccontare di quando avevano imparato a tirare a giro come te. Il boato dello stadio, la tua esultanza con l’inchino teatrale verso i tifosi, quell’idea che la strega cattiva esiste solo nelle nostre paure profonde e che si può sconfiggere anche all’ultimo minuto, basta solo una magia... Ecco, tu ci hai lasciato questo desiderio di magia. Di incontrarla non solo nel mondo fantasioso delle fiabe, ma soprattutto nella nostra storia di ogni giorno. La magia del desiderio di fare del bene per questa maglia che amiamo, la magia nell’impegno che ci vogliamo dare affinchè Padova torni nell’olimpo che merita e la magia della consapevolezza che comunque vadano le cose, non avremo più paura che non si possano rimettere a posto d’improvviso. Basta crederci. —
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