Oddo e Chiricò, i due fattori per volare alto

Padova verso la finale playoff per la B contro il Palermo. Dopo l'impresa contro il Catanzaro, il punto di Stefano Edel
Stefano Edel
Il gol di Curcio contro il Catanzaro (foto Piran)
Il gol di Curcio contro il Catanzaro (foto Piran)

PADOVA. Il fattore C e il fattore O, ovvero C come Chiricò e O come Oddo. Se il Padova – per il secondo anno di fila – è in finale playoff di Serie C, gran parte del merito, senza far torto agli altri, è soprattutto di questi due personaggi, uno in campo e l'altro in panchina, subentrato a Pavanel a fine febbraio e costretto, suo malgrado, a provare a vincere tutte e 10 le partite di campionato che restavano per sperare di agganciare l'imprendibile Sudtirol, battuto nella finale di Coppa Italia. La forza del gruppo biancoscudato, sottolineata più volte dalla dirigenza di viale Rocco dopo l'avvicendamento in panchina, è nei fatti, perché Ronaldo & C. sono riusciti a far proprie ben 8 di quelle 10 gare, pareggiando il big match in Alto Adige e perdendo solo – ma non aveva ormai più alcun significato – l'ultima con la Virtus Verona. Rimonta inseguita con tenacia, sfumata al “Druso”, ma che ha significato tanto in vista degli spareggi.

Oddo, grazie alla sua esperienza di tecnico che ha allenato in A e B, ma mai in terza serie, ha infuso una mentalità nuova. Non che la squadra si sia di colpo messa a giocare meglio di quanto facesse prima, anzi in alcune occasioni ha lasciato sconcertati per prove contraddittorie, ma è la “filosofia” ad essere mutata, quasi che nello spogliatoio fosse entrata aria nuova, insieme ad una maggiore consapevolezza dei propri mezzi. In una parola, meno ansia e più convinzione in se stessi, imparando a soffrire. Alle volte è un sottilissimo confine quello che differenzia le gestioni dei mister, ma in questo caso averlo superato in meglio ha comportato la svolta auspicata dalla proprietà, criticata in quel momento per aver esautorato anche l'allenatore, dopo il ds (via Sogliano, dentro Mirabelli). Oddo ha lavorato a fondo sulle teste prima ancora che sull'aspetto tecnico-tattico, sebbene anche su questo fronte abbia introdotto delle varianti redditizie. La sua capacità di leggere le partite e apportare i necessari correttivi alle formazioni iniziali ha fatto il resto. Lo aspetta l'esame più improbo, convinti che sia un candidato forte per la panchina 2022/23, indipendentemente se si salirà o meno tra i cadetti.

Due parole su “Mino”, il folletto dell'attacco. Tredicesimo sigillo stagionale, il suo, determinante per volare in finale. Nei playoff Chiricò sta facendo la differenza, prima con il gol di Alessandria contro la Juve U23, domenica con la splendida punizione valsa il successo-qualificazione contro il Catanzaro. Genio e sregolatezza, è l'uomo capace più di tutti di spostare gli equilibri di una gara. Che gli dei del calcio ce lo preservino per questa doppia finale con il Palermo. Ha già trionfato altrove in carriera, sa come si fa. E chissà che completi l'opera qui in Veneto, aggiungendo un'ulteriore perla alla ricca collana di allori che si ritrova. —

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