Damiano Quagliotto, il cuoco culturista che allena contro i bulli

Da timido e introverso a campione italiano di bobybuilding: «Ora aiuto chi è vittima di soprusi: niente vendetta, ma consapevolezza di sé»

Alessia De Marchi
Damiano Quagliotto in cucina (foto Macca)
Damiano Quagliotto in cucina (foto Macca)

A vederlo mentre gonfia i bicipiti in una delle figure richieste dai giudici di gara nessuno direbbe che un tempo questo giovane culturista era un ragazzino timido e introverso, il classico secchione deriso dai bulletti di paese e di città. Eppure Damiano Quagliotto, oggi 29 anni e una collezione di ori vinti in competizioni nazionali e internazionali di bobybuilding, era proprio così: uno studente magrolino e insicuro.

Un ragazzo nato e cresciuto nella campagna di Barcon, frazione di Vedelago, in una famiglia dai valori genuini. «Fai ciò che ti rende felice e sii libero», l’insegnamento impartito a lui e al fratello minore: Alessio, da mamma Manuela, colf, e papà Giuliano, tagliatore di pelli, ora in pensione. Di quel ragazzino semplice Damiano conserva il sorriso buono, lo sguardo vivace, la generosità e la grande determinazione.

La stessa che a 17 anni lo ha convinto a iscriversi in palestra per costruirsi un fisico forte e soprattutto una bella personalità. Sfida vinta. Il suo profilo Instagram è seguito da più di 19 mila follower che gli chiedono consigli di tutti i tipi, anche alimentari. La sua carriera sportiva è iniziata nel 2018.

Prima, diploma dell’istituto alberghiero in cornice, ha fatto il cuoco e il pasticciere.

Perché il pasticciere?

«Quando alle medie mi chiedevano cosa volessi fare da grande, avevo un’unica certezza: lavorare in cucina. Il cibo ha sempre rappresentato per me una sorta di filo che unisce le persone, mi affascina la convivialità. Così mi sono iscritto all’alberghiero, mi sono diplomato e ho iniziato a lavorare nei ristoranti. Al cuoco si richiede creatività e improvvisazione, io sono più per la precisione, l’ordine e l’organizzazione, fondamentali in pasticceria. Così mi sono dedicato ai dolci».

Quando ha deciso che la sua strada era il culturismo?

«Dai 17 anni in poi non ho mai smesso di frequentare la palestra. Nel 2018 ho cominciato a gareggiare e già nella prima stagione ho vinto il titolo italiano assoluto. Ho subito ricevuto l’attenzione di tanti addetti al settore e così mi sono detto: “perché non trasformare la mia passione per questa disciplina in lavoro?”. La palestra in cui mi allenavo era in vendita. Un segnale. L’ho acquistata, non senza sacrifici: avevo 23 anni e tanta ambizione. Ed eccomi qui. Mi sono costruito da solo: sono un autodidatta. Ho studiato sui libri e navigando online».

Lei è uno sportivo professionista?

«Sì. Ora per le competizioni internazionali mi segue un coach. Nel 2022 ho iniziato a gareggiare nella federazione Ifbb Pro League (la stessa di Arnold Schwarzenegger, per capirci). Ho vinto il mio primo titolo internazionale a Roma (Sheru Classic, nella categoria Classic Physique) ed è stata un’emozione unica. Quindi ho ottenuto un contratto di sponsorizzazione da una nota azienda di integratori, diventando così atleta professionista. Da allora a oggi ho vinto 12 medaglie d’oro (4 sono internazionali)».

Quante ore si allena al giorno?

«Non pensate che passi la vita agli attrezzi. Lavoro con bilancieri e macchine per non più di un’ora e mezza, dal lunedì al venerdì. Passo più tempo in cucina: 2, 3 ore al giorno a prepararmi da mangiare. E poi studio: mi sto laureando come biologo nutrizionista. La mia passione per il cibo è sempre viva».

Quali errori si compiono a tavola?

«Si beve poca acqua, si usa male il sale (o troppo o troppo poco), si ha un’inutile fobia dei carboidrati (consumati nella giusta misura fanno bene), si mangia in maniera disordinata e fuori dai pasti. Una corretta alimentazione è alla base del benessere»

Si ritiene un esempio per chi è vittima di bullismo?

«Non ho mai cercato vendetta per i piccoli soprusi che ho ricevuto, non è nel mio carattere. Nella mia palestra ho modo di aiutare ragazzi vessati dai bulli. Non serve me lo dichiarino, riconosco in loro quello che ero io. Li prendo sottobraccio e li aiuto a raggiungere quella consapevolezza di sé che a me ha permesso di diventare quello che sono oggi. Nelle sedute di coaching li sprono a riscattarsi, a tirar fuori la loro parte migliore, senza forzare nessuno. Ai bulli dico che è da codardi prendersela con i più deboli».

Ha un modello a cui si ispira?

«A essere sincero no. Cerco di coltivare la miglior versione di me stesso. Il mio sogno è vivere una vita tranquilla, semplice in una comunità in cui tutti si aiutino e si vogliano bene».

Ha un tallone d’Achille?

«(Ride). Sì, il mio ginocchio che mi limita negli squat».

Ma alla fine con la sua determinazione Damiano Quagliotto vince ogni resistenza. Ha superato anche i 221 giorni in cui la sua palestra è stata chiusa durante la pandemia da Covid . Ricavi azzerati, spese correnti, abbonamenti da risarcire. Non è stato facile, ci ha messo un paio d’anni a recuperare. Ma a chi non si perde d’animo la vita sorride.

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