Il geofisico veneto: «Vi svelo com’è nato l’Himalaya»
Luca Dal Zilio, trevigiano, pubblica su Nature lo studio sulla collisione tra India ed Eurasia. «Così l’aumento di velocità delle placche tettoniche ha creato la catena montuosa»
Il geofisico trevigiano Luca Dal Zilio fa la storia nella comprensione delle dinamiche tettoniche globali: grazie a uno studio pubblicato su Nature, la rivista scientifica più prestigiosa al mondo, assieme al suo team ha rivelato come i sedimenti sottomarini abbiano accelerato la collisione tra India ed Eurasia, un evento che ha dato origine alla catena dell'Himalaya e ridefinito la geografia del pianeta 65 milioni di anni fa.
I risultati propongono che questo aumento di velocità abbia ridotto l’attrito tra le placche, portando a un’accelerazione naturale della collisione. Una scoperta già diventata un caso per gli esperti del settore.
L’evento che ha originato l’Himalaya
«Per decenni, la scienza ha cercato di comprendere cosa abbia provocato l’improvviso aumento di velocità della placca indiana contro l'Eurasia- spiega il geofisico trevigiano- questo evento è cruciale per capire l'origine e l’evoluzione dell’Himalaya, il gigantesco sistema montuoso più alta del mondo così come i meccanismi di movimento delle placche tettoniche. Il nostro lavoro suggerisce che la presenza di sedimenti lungo il margine passivo dell’India ha agito come una sorta di lubrificante naturale, accelerando il movimento verso nord. Questo fenomeno può essere stato determinante in diverse fasi della formazione dei supercontinenti e apre nuove prospettive per comprendere come gli oceani si chiudono e le terre emerse si assemblano».
Dal Zilio e il suo team hanno verificato come l’aumento della pressione dei pori all’interno dei sedimenti ha permesso alla placca indiana di muoversi più velocemente, creando le condizioni per la rapida convergenza con l’Eurasia. Una scoperta, dunque, che rappresenta una pietra miliare nel campo della geodinamica.
Il professore di geofisica
Nato e cresciuto a Treviso, Luca Dal Zilio ha sempre mantenuto forte il legame con le sue origini, nonostante la carriera internazionale che lo ha portato a collaborare con prestigiose istituzioni in Svizzera, America, Asia e nel mondo.
Dopo aver conseguito la laurea in geofisica a Padova si è specializzato in meccanica della frattura e fluido dinamica, applicando gli studi alle dinamiche delle placche tettoniche e dei terremoti, un campo che lo ha portato a essere riconosciuto a livello mondiale come esperto di geodinamica e sismologia.
L’importanza delle sue ricerche non si limita alla comprensione del passato, ma apre la strada a studi futuri sulla prevenzione e la mitigazione dei rischi legati alle attività sismiche.
Il trevigiano, oltretutto, ricopre il ruolo di professore di geofisica presso la Nanyang Technological University e di direttore del laboratorio di geofisica computazionale all'Earth Observatory of Singapore. Parallelamente continua ad esplorare nuove soluzioni per affrontare le sfide ambientali del nostro tempo.
Nel suo laboratorio Dal Zilio si dedica allo sviluppo di progetti legati all'energia geotermica e alla geomeccanica, con particolare attenzione allo stoccaggio di anidride carbonica (CO2) nel sottosuolo. Le sue esperienze nella meccanica delle fratture, scivolamenti e flussi nei mezzi porosi, lo hanno portato vicino ai temi legati alla sostenibilità: è in prima linea nel campo della geofisica applicata, con l'obiettivo di trovare soluzioni innovative per un futuro più pulito e sicuro per il pianeta. —
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