Monica Disarò, la prof che allena i campioni dei robottini Lego

Veneziana di nascita e trevigiana di adozione, la docente insegna al Planck di Villorba. Con i suoi studenti vince gare mondiali. «L’intelligenza artificiale? Opportunità da gestire»

Alessia De Marchi
Monica Disarò, ingegnere, con gli studenti del Planck
Monica Disarò, ingegnere, con gli studenti del Planck

Qual è il punto d’incontro tra una coloratissima crostata di fragole e un prototipo di sistema di trasporto delle merci su rotaia robotizzato, realizzato con i Lego? Risposta facile, se la domanda è posta a Monica Disarò: «La passione».

Ed è proprio questa il motore che l’accompagna nelle sue giornate piene, 24 ore dilatate in mille impegni. Veneziana di nascita – «prima a Mestre e poi a Mirano» –, trevigiana da 26 anni, insegna elettronica all’istituto tecnico Planck di Villorba.

È una di quei prof che ci augura di incontrare nella propria carriera scolastica. Appassionata, è dir poco. La trovi in aula con i suoi ragazzi fino all’ora dello spritz serale a progettare modelli di robottini da costruire con i mattoncini della Lego. Finite le lezioni “ordinarie”, si passa alle ore extracurriculari, dove crei modelli elettronici e, insieme, sperimenti il fare squadra, il sentirsi parte di una comunità dove c’è un posto per ognuno nel rispetto e nella valorizzazione dei singoli talenti.

La prof con la coppa Lego
La prof con la coppa Lego

Non è teoria, ma pura pratica di vita, che resta dentro anche quando hai esaurito il corso di studi al Planck. Ed è per questo che diversi ex studenti tornano in aula per aiutare i loro fratelli minori a progettare e costruire i robot da presentare alla Firts Lego League, un campionato mondiale di robotica e tecnologia. Tanti e importanti i premi vinti dal Plack, ma soprattutto tante le storie e le esperienze di vita intrecciate. E, dietro, la regia della prof Disarò, vera e propria coach dei campioni di robottini

Dove nasce la sua passione per l’elettronica?

«Nel garage di papà Edy, un mondo affascinante, per me bimba, popolato di macchine e utensili. Mi piaceva montare e poi smontare le cose. E lì che è cresciuto il mio amore per la tecnica. Non ero un maschiaccio, sia chiaro, ma una bambina curiosa attratta dalla pratica. Ho fatto il liceo classico sudando sul greco e sul latino, volando sulla matematica. Poi all’università ho scelto la facoltà di Ingegneria elettronica: a lezione una decina di ragazze in una platea di trecento studenti. Ma niente paura. Mi sono laureata con una tesi sul controllo di qualità in un sistema elettromedicale. Cercavo uno sbocco lavorativo. Allora tac e risonanza magnetica erano agli albori. Com’è cambiato velocemente il mondo. .. Oggi un’ecografia è routine».

Il suo primo lavoro da ingegnere?

«Un po’ una scommessa vinta. Al colloquio il solito ritornello: “Brava, ma femmina: ce la farà? ”. Ebbene ce l’ho fatta. Gavetta veloce in una ditta di strumentazione elettromedicale e mi sono presto trovata a girare l’Italia per verificare la qualità e poi decidere su importanti commesse».

Quando arriva la scuola?

«Un ritorno felice da dove sono partita. Il mio primo impiego dopo la laurea è stato proprio nella scuola a cui sono riapprodata quando con mio marito Fabio abbiamo deciso di mettere su famiglia. Figli da crescere, lui all’estero per lavoro, ho studiato per l’abilitazione e intanto insegnavo alle medie e alle superiori passando per Vittorio Veneto, Treviso, Castelfranco, Conegliano, Preganziol,... Una decina di anni fa sono arrivata al Planck».

E qui una nuova avventura?

«Era il 2014. La vicepreside di allora mi accoglie con un “Ciao, tosa. C’è una gara di robottini da gestire: fai tu”. Subito al lavoro ed ecco l’inizio di un viaggio meraviglioso con il Planck Team. Non è una gara qualsiasi la Firts Lego League».

Ovvero?

«E’ un campionato di respiro mondiale che avvicina ragazzi fino ai 16 anni al mondo della scienza, della tecnologia, dell’ingegneria e della matematica attraverso un apprendimento pratico e divertente. Partecipando a questo programma dedicato a robotica e tecnologia, gli studenti apprendono competenze di problem-solving applicate a situazioni reali, contribuendo a costruire insieme un futuro migliore. In giuria docenti universitari, esperti della Nasa, persino la sorella di Rita Levi Montalcini, ...».

Che premi avete vinto?

«Citando solo gli ultimi piazzamenti: nel 2023-2024 alle gare di robotica abbiamo superato le selezioni italiane a Salerno con un terzo posto che ci ha permesso di partecipare alla gara internazionale a Worcester negli States. Qui abbiamo chiuso con un bronzo. Nel 2021-2022, primi in Italia, siamo volati per i mondiali a Houston (sempre Usa) tornando a casa con un ottimo decimo posto in robotica».

Che progetti avete realizzato?

«Tantissimi. Tra questi il prototipo con i Lego di un treno merci robotizzato in grado di sganciare e agganciare vagoni nelle varie stazioni guidato da un programma informatico».

Cosa pensa dell’intelligenza artificiale?

«Sicuramente una grande opportunità che è già nel nostro presente. Ora però bisogna gestirla per evitare che ci sommerga».

Cosa fa un ingegnere elettronico nel tempo libero?

«Cucino torte di fragole, coccolo le mie orchidee, pratico sport nella natura, ....».

Come vola il tempo quando si respira passione. 

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