Il futuro di Terme e Colli Euganei: nuova alleanza sul turismo
C’è una base da cui partire: la qualità del territorio e la varietà dell’offerta turistica. E una sfida, poi: mettere a sistema, diffondere, far conoscere. «Perché basta andare in Trentino per scoprire che nessuno sa dove sono i Colli Euganei» annota, con una punta di amarezza, Alessandro Armani, direttore di Villa dei Vescovi.
Stati generali Terme e Colli euganei
È una delle perle dei Colli Euganei. Luvigliano, frazione di Torreglia; venti chilometri, poco più, da Padova. Una splendida villa del Cinquecento, di proprietà del Fai, il Fondo Ambiente Italiano. Si sono svolti qui, ieri pomeriggio, gli Stati generali Terme e Colli Euganei, Stati generali del turismo organizzati dal Mattino di Padova e Nordest Economia. Immersi nel verde delle colline che accarezzano Padova.
Per molti, è un territorio da scoprire: offre terme, sport, storia, vino. Bellezza, natura, arte, enogastronomia. «Lo sanno i 3,5 milioni di turisti che ogni anno arrivano sui nostri Colli. Decisamente troppo pochi per la qualità che offre questo territorio» dice Armani, dialogando con Roberta Paolini, giornalista di questo giornale.
La conversazione vuole essere uno sprone per capire dove lavorare. Per questo, già dalla metà del pomeriggio di ieri, il cortile della villa ha visto il continuo viavai di albergatori, ristoratori, imprenditori del turismo, enologi. All’inizio del convegno, se ne conteranno oltre un centinaio. Attenti di fronte alle suggestioni. Soprattutto di fronte alla proposta che potrebbe rivelarsi la chiave di volta per questo territorio. La lancia il presidente veneto Luca Zaia: «Le Terme dei Colli Euganei patrimonio dell’Unesco». Cosa possa significare un riconoscimento simile lo si è visto quattro anni fa, con le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene. Più recentemente, con “Padova Urbs Picta”.
I vini dei Colli euganei
La carta vincente dei Colli Euganei? La diversità del “pacchetto” che sono capaci di offrire. Utilizza proprio questa espressione Roberto Gardina, presidente della Strada del vino dei Colli Euganei. «Potremmo pensare a delle proposte turistiche sinergiche, sotto forma di pacchetti, integrando le differenti offerte». Lui promuove i vini dei Colli, «dal rapporto qualità-prezzo migliore al mondo» sostiene. «Vini di assoluta qualità, la cui reputazione è migliorata molto negli anni e i cui costi sono ancora molto contenuti».
È uno dei volti del turismo. Insieme alla bellezza dei Colli. Ma è un terreno scivoloso. Lo dimostra il capannello di contestatori radunatosi all’esterno della villa. È il comitato «Stop cemento» di Monteortone di Teolo, contro il maxi progetto di lottizzazione dell’ex Cima. E che sia un terreno scivoloso lo dimostra anche l’esperienza di Moreno Argentin, l’ex campione di ciclismo: «Quando ho proposto di organizzare dei “bike test” sui Colli Euganei, mi è stato detto che non era possibile realizzare dei sentieri, perché queste sono zone protette. Cos’è successo? Che gli appassionati di ciclismo uscivano di casa la notte per realizzare da soli i sentieri». È una freddezza confermata dalla testimonianza di Robert Seppi, consulente strategico di marketing territoriale: «Una volta volevo salire sul monte Venda. Ho chiesto un aiuto per conoscere i percorsi, ma non c’è stato verso. La risposta più utile è stata: “Scusi, ma lei non ha un navigatore?”».
C’è ancora tanto su cui lavorare, evidentemente. Ma l’intenzione di riuscire sembra esserci tutta: lo testimoniano l’interesse di ieri, la partecipazione, gli appunti sui bloc notes e i dibattiti innescati da proposte e provocazioni.
Il traino di Olimpiadi e adunata
Fondamentalmente, il turismo di oggi sta stretto ai Colli, le cui ambizioni si estendono ben oltre la cintura segnata da Abano, Monselice, Este e Rovolon. «Noi abbiamo le Terme e i Colli: due ambiti strettamente legati l’uno all’altro. E uno è il motivo turistico dell’altro» dice Armani. Potrebbe bastare solo questo. Ma si può andare ancora oltre, in una regione che ambisce al ruolo da protagonista, nel futuro. «Le Terme sito Unesco? Sarebbe sicuramente un volano per Padova e per i nostri Colli» dice Armani, rispondendo alla suggestione di Zaia. E poi va oltre: «Lo potranno essere anche le Olimpiadi. E lo potrà essere, nel 2024, l’Adunata degli alpini in programma a Vicenza. Quando vi fu l’Adunata a Trento, gli alpini arrivarono a soggiornare nelle aree più lontane dell’Alto Adige e persino a Verona. Sicuramente anche i Colli beneficeranno dei grandi eventi in programma in Veneto».
Le terme dei Colli euganei
Quando accadrà, bisognerà tornare al punto di partenza: la natura dei Colli Euganei, l’offerta turistica da proporre a chi arriverà qui. Enogastronomia, sport, storia contano. Ma è indubbio che siano le Terme il fulcro di tutto. «E infatti bisognerebbe tornare alla centralità del termalismo tradizionale. Rivisto e innovato, sì, ma con al centro la risorsa termale» sostiene Fabrizio Caldara, direttore scientifico del Centro Studi Termali Pietro D’Abano, «Ma non è facile. Perché oggi lavorare nel settore termale è complesso. Gli imprenditori che si avvicinano a questo settore sanno che ad attenderli saranno anni di indagini e studi. A partire dal primo scoglio: la concessione per lo sfruttamento di acqua minerale termale». È il dedalo di burocrazie che conduce al gioiello delle Terme dei Colli Euganei. Ma è un dedalo di burocrazie che, appunto, può scoraggiare.
Ma, andando dall’altra parte – e quindi tra i fruitori –, che cosa sono le Terme? «Luoghi di salute e non di terapia» risponde, sicuro, Caldara. E se il prodotto che si vende è soprattutto comunicazione, può essere anche questo il messaggio da far filtrare per rendere il prodotto più appetibile anche agli occhi di una clientela più giovane. «Un concetto multidimensionale, che coniughi la salute fisica, mentale e sociale» aggiunge Stefano Masiero, consulente scientifico della fondazione FoRST. «Per questo abbiamo studiato percorsi preventivi riabilitativi per persone con problemi muscolo-scheletrici, abbiamo analizzato i benefici dell’acqua, proposto nuovi modelli per la gestione delle conseguenze del Covid e appreso gli effetti dell’ambiente e degli stili di vita». Se la fortuna del turismo è la circolarità, la strada sembra essere quella giusta.
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