Vino, rivoluzione di bellezza: la nuova sfida è l’enoturismo tra vigne, cantine e personaggi

Un viaggio nella storia della valorizzazione di uva e vitigni dell’area euganea dal 1971 ad oggi. La rinascita del settore passa attraverso il fare sistema con le altre peculiarità del territorio

Renato Malaman

Cene fra le vigne al chiaror delle stelle; degustazioni nei saloni affrescati delle ville come solo i signori del Rinascimento potevano; aziende diventate “agriturismi” tirando su pietra su pietra ogni cantina, ogni rustico, tanto che i Colli hanno cominciato a non far rimpiangere la Toscana.

Senza contare il successo travolgente di eventi come “Calici di stelle”. Oggi c’è chi in cantina organizza corsi di approccio al vino, chi propone eventi musicali, chi trasforma questo luogo in uno sfondo per il cinema all’aperto. O per farne una foresteria di charme, senza ricorrere al trucco. Oggi questo e altro “produce” il vino sui Colli Euganei. Anni luce rispetto a quando era solo prodotto da damigiana, di modesto lignaggio peraltro, di cui far scorta prima dell’inverno.

L’anno zero è il 1971, ecco perché

C’è un anno zero nella storia avvincente dell’agricoltura di eccellenza euganea. Un momento in cui il vino indossa all’improvviso la veste di protagonista assoluto, simbolo di quel patrimonio di biodiversità di cui il territorio è depositario.

L’anno zero è il 1971, l’anno in cui tocca a una legge nazionale (la 1097 “Romanato-Fracanzani”) salvare in extremis gli Euganei dalla distruzione, facendo chiudere di colpo le cave e imponendo lo stop a lottizzazioni selvagge. La legge aprì un capitolo nuovo nella crescita del territorio.

Non a caso appena un anno dopo, nel 1972, nacque il Consorzio di tutela dei Vini Doc dei Colli Euganei, uno dei principali motori della rinascita. Diciotto anni dopo fu istituito anche il Parco. Dallo sfruttamento si era passati di colpo alla valorizzazione del territorio, anticipando i tempi di una sensibilità più matura verso l’ambiente, il paesaggio e l’agricoltura.

Il nuovo volano economico

Oggi il vino, le cantine e i vigneti costituiscono un formidabile volano economico e di marketing territoriale. È anche grazie al vino che l’economia dei Colli è diventata “green” e oggi si pone come una grossa opportunità per le giovani generazioni.

Opportunità di lavoro soprattutto, creando figure nuove in agricoltura, nel turismo sostenibile, nella cultura. Da allora le aziende agrituristiche crebbero e si moltiplicarono come funghi, ciascuna con un originale modello di crescita.

Piano piano le cantine diventarono quello che sono oggi: luoghi trasparenti, aperti, dove la cultura del vino si tocca con mano. Senza più segreti, anzi con la volontà di far vedere e capire le pratiche attraverso cui si “costruisce” l’eccellenza.

Un passaggio epocale questo, specialmente dopo l’altro grande spartiacque: lo scandalo del metanolo che nel 1986 fu una disgrazia, minando alla base la fiducia dei consumatori. Solo la rivoluzione della qualità avrebbe potuto riaccendere l’interesse verso questo mondo compromesso.

Il riscatto dell’olio è di poco successivo, primi anni ’90, quando furono tante le aziende euganee a prendere il treno dei fondi europei stanziati per incoraggiare la messa a dimora di ulivi nelle zone vocate..

Ampio margine di crescita

L’agricoltura di eccellenza è stata protagonista di una mutazione antropologica silenziosa ma profonda. Si pensi a quanto ha contribuito alla ricomposizione del paesaggio dopo l’assalto portato dalle cave. E all’economia sostenibile che ha generato, con intrecci virtuosi con l’attività turistico-alberghiera e termale.

Certo, è ancora poco, come sostiene il presidente di “Strada del Vino” Roberto Gardina: «Il turismo enogastronomico nell’area del Parco potrebbe allungare i periodi di soggiorni negli alberghi».

A dire il vero più di qualche albergatore porta da anni i propri clienti a vivere l’esperienza delle degustazioni in cantina, ma in genere tutto si riduce a qualche ora di escursione. Il rapporto con il territorio va intensificato.

Esempi di lungimiranza non mancano, se si pensa che l’azienda Villa Sceriman di Vo’ già nei primi anni ’70 ricavò un’enoteca nella parte storica della dimora. L’azienda “Pigozzo” dei Salvan di Due Carrare (il fondatore Urbano fu il primo presidente del Consorzio Vini Doc) è stata fra le pioniere nel portare gli ospiti delle terme in passeggiata fra le vigne, con successiva degustazione in cantina. Tuttora il figlio Giorgio propone interessanti percorsi emozionali in azienda (persino la potatura).

Nuovi modelli di crescita portano firme importanti: Nevio Scala, ex calciatore ed allenatore di fama mondiale, ha accompagnato il suo ritorno alla terra ispirandosi al biologico e al sostenibile. Con la famiglia ha creato un luogo di accoglienza nella fattoria natia a Lozzo Atestino, dove oltre ai suoi vini naturali si possono vivere esperienze di profilo culturale.

il marketing territoriale

Oltre al Consorzio, che in mezzo secolo ha contribuito notevolmente alla crescita del prodotto e del marketing territoriale, in Italia e all’estero, va citata l’associazione “Strada del vino dei Colli Euganei”, varata nel 2002.

Oggi riunisce 35 cantine, 4 agriturismi, 20 alberghi e B&B, 5 aziende agroalimentari, 5 fra ville e castelli, 3 tour operator, 20 fra ristoranti ed enoteche, 4 frantoi. Tra i suoi ispiratori ci fu quel Franco Zanovello, vignaiolo visionario e di grande spessore culturale, che quando mancò nel 2019 stava già lavorando anche al progetto del biodistretto.

“Strada del vino” è un volano di iniziative, spesso pensate a braccetto col Consorzio. Da quest’ultimo è partita, ad esempio, “Vulcanei”, rassegna di vini vulcanici del mondo. Ma sono davvero una miriade gli eventi legati al vino in calendario ogni anno, alcuni dei quali ospitati in luoghi iconici e ricchi di storia come Villa dei Vescovi, il Catajo, Villa Papafava, il Castello di Lispida.

Spettacolari showroom per le degustazioni

Castello dove ancora oggi gli Sgaravatti continuano l’opera del Conte Corinaldi che a fine ’800 fu il primo sui Colli Euganei a mettere il tappo di sughero a una bottiglia. Meritandosi già allora una medaglia al concorso internazionale di Parigi. Nel frattempo sono molte le aziende – dalle più famose (Vignalta, Ca’ Lustra, La Montecchia, Borin Vini e Vigne, Il Filò delle Vigne, il Mottolo, Quota 101… peccato non citarle tutte) alle più piccole – che hanno creato delle spettacolari show room per le degustazioni, con il merito di far apprezzare oltre ai vini, i territori di produzione e lo spirito identitario forte di questa area.

Al centro dell’attuale contenzioso sul futuro del Serprino, su cui si scontrano tesi contrapposte. A Monte Fasolo ci si addentra in cantine sotterranee, si percorre un viale di mandorli, si entra in punta di piedi nella chiesetta di San Gaetano da Thiene, dove gli studenti si recano prima degli esami chiedendo un aiutino al santo.

Anche i quattro frantoi sono un richiamo irresistibile per i turisti, sono tutti premiati e soprattutto sorgono in luoghi unici: due ad Arquà Petrarca (Colli del Poeta e Evo del Borgo), uno nella solitaria e graziosa Cornoleda (Frantoio di Cornoleda) e uno a Valnogaredo (Barbiero), piccolo borgo dove è persino sepolto un papa: Adeodato I.

Il vino ha ispirato persino delle escursioni in barca sul Canale di Battaglia. Un aneddoto per chiudere con un po’ di ottimismo: di recente è stata riportata all’originario splendore Villa Selvatico di Battaglia Terme. Intorno era stata paventata una lottizzazione, quella delle Valli Selvatiche, che prevedeva una massiccia cementizzazione e che scatenò da più parti proteste furibonde.

Ebbene: la nuova proprietà di Villa Selvatico, la famiglia Miola, ha rinunciato alla temuta lottizzazione, preferendo piantarvi ettari di vigneto, salvaguardando così uno degli scorci più belli dei Colli Euganei. Ad Arquà c’è chi si sta battendo per recuperare il vigneto abbandonato della Casa del Petrarca e altri che chiedono il vincolo della “vite patriarca” dei Colli: quella che da due secoli veglia sulla tomba del Poeta nella piazza.

Vino protagonista sempre… Vino che racconta storie, che appassiona, che fa sognare.

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