Andrea Rabito: «Il contropiede del Padova è l’arma in più nel derby»
L’ex giocatore biancoscudato, originario di Vicenza, in vista del big match: «Spero che prevalga l’intelligenza, al di là della rivalità in campo evitiamo le tensioni»

Andrea Rabito, vicentino doc – è nato a Monticello Conte Otto l'11 maggio 1980 – non ha mai giocato nel Vicenza, mentre dal 2020 è uno degli allenatori del settore giovanile biancorosso. Ha indossato, però, la maglia del Padova per 4 stagioni di fila, dal 2007 al 2011, mettendo insieme 116 gettoni di presenza e segnando 26 gol.
Domenica le due “big” del girone A di Serie C si sfideranno al Menti in un derby dalla posta in palio altissima. Che sentimenti prova un ex padovano, che ha, però, il cuore biancorosso?
«Sarà una partita che regalerà emozioni, una sfida carica di tensione, e comunque, anche se non sarà determinante ai fini del risultato finale del campionato, potrebbe spostare un po' gli equilibri stessi del torneo».
Chi avrà la pressione maggiore sarà il Vicenza, dopo la sconfitta di Salò...
«Memori di quanto è successo domenica scorsa, penso che Ronaldo & C. non partiranno all'arma bianca. Chiaro che vincere sarebbe importante, ma anche non perdere, perché il distacco attuale, che è di 6 punti, potrebbe salire a 9 in caso di sconfitta interna. Per cui cercheranno, sì, di spingere forte, ma con l'avvertenza di stare attenti a non concedere ripartenze agli avversari, che potrebbero rivelarsi fatali, com'è successo in riva al Garda».
Quattro annate consecutive a Padova, qual è l'immagine più bella che si porta dietro?
«In assoluto il trionfo di Busto Arsizio (21 giugno 2009, ndr), perché è stato il coronamento di un'impresa, al termine di una stagione in cui ci furono delle difficoltà. Ad un certo punto facemmo quadrato attorno a mister Sabatini e riuscimmo prima ad agguantare i playoff e poi grazie agli spareggi, penso soprattutto a Ravenna con il gol decisivo di Falsini, ad arrivare in finale e portare a casa la promozione in B».
Cosa le ha lasciato quel quadriennio?
«Il rapporto speciale con le persone, la gente di Padova. Ho sentito moltissimo l'affetto ricevuto. Per dire: mi sento a casa a Vicenza, perché sono nato e vivo qui, e lavoro per il Vicenza, ma altrettanto posso dire di Padova in quelle quattro stagioni, quando venni accolto in modo splendido. E a tal proposito mi auguro che il derby, al di là della rivalità in campo, non viva di tensioni sugli spalti e fuori, che sia la gente di Padova che quella di Vicenza possano dare dimostrazione di maturità ed intelligenza e ci si fermi agli sfottò e basta».
Ma non fa un po' rabbia vedere che due squadre così forti siano costrette a giocarsi l'una contro l'altra la promozione diretta, anche se c'è sempre l'ipotesi playoff?
«Questo girone, al di là delle 4 compagini indicate all'inizio per la corsa al salto di categoria, e poi la Triestina ha avuto i suoi problemi ed è uscita di scena, sembra più una Serie D da tanto è imbottito di formazioni che non hanno i trascorsi ed i fasti di altre nobili, e fa specie che Vicenza e Padova debbano arrancare per uscire dalla melma della terza serie, ma così vanno le cose».
Uno dei suoi due fratelli, Marco, conduce una trasmissione su Tva con la diretta ogni volta che gioca il Vicenza.
«Ci mette molta enfasi. E' l'altra faccia della medaglia di casa Rabito».
In conclusione, ci faccia un pronostico...
«E' veramente difficile indicare chi sia favorito. Il Padova comunque è molto forte, ed il merito è di mister Andreoletti, che ha valorizzato tutta la rosa rendendola protagonista assoluta: questo è il vero valore aggiunto dei biancoscudati».
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