Il Padova compie 115 anni: un’idea di calcio sostenuta dall’amore e dall’orgoglio
Qualcosa in più di un compleanno da celebrare: questi 115 anni sono la prova di un flusso di passione ininterrotto, legato ai tempi e al territorio
Il patrimonio di un popolo è la sua storia. Una società calcistica è parte della storia di un popolo. Perciò i 115 anni del Padova rappresentano qualcosa in più di un compleanno da celebrare. Al contrario sono la prova di un flusso di passione ininterrotto, legato ai tempi e al territorio, agli uomini che hanno incarnato etica e tecnica, a calciatori che hanno vinto o perso sotto la stessa bandiera.
Pur non amando il ricorso abusivo al cuore, il Padova è stato una faccenda romantica all’inizio e lo sarà oltre il limite di chiunque lo abbia vissuto.
Padova è un’idea di calcio. Da provinciale ad universale.
Chi vi ha giocato ha sempre sentito di appartenere ad una razza particolare. Prima in via d’estinzione, quando doveva conservare la serie A, anche facendo barricate contro natura, poi in corso di evoluzione per riconquistare posizioni e credibilità. La storia del Padova non è estranea a prodigiosi balzi in avanti e a furibondi passi indietro, talvolta è stata sfortunata e assai funesta, raramente è stata lineare. Tuttavia ha sempre lasciato un segno nel romanzo più ampio e profondo del calcio italiano.
Guardarsi indietro è un esercizio indispensabile per sapere cosa si è e da dove si viene. Ma oggi più che mai è risolutivo decidere dove andare dopo troppi anni di mediocrità. La serie C non è più tollerabile sia per la città che per il club. E se alla promozione - tutt’altro che scontata, considerati i competitor - deve provvedere il team tecnico. Alla società, anche a quella civile, compete tutto il resto.
L’impegno, la serietà e la competenza dei dirigenti non è in discussione. Si tratta, casomai, di non lasciarli soli in un momento capitale.
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