Calcio Padova, l’ex Cerilli: «Promozione? È fatta al 90 per cento, non credo nell’harakiri»
Il nativo di Chioggia è salito di categoria una volta con i biancoscudati e ben tre con il Vicenza. «Il Lane si è mangiato tutto con la Virtus Verona, sbagliando completamente l’atteggiamento»

Per un chioggiotto come Franco Cerilli, che è stato 5 stagioni al Vicenza, ottenendo tre promozioni con i biancorossi, due dalla B in A e una dalla C1 nei cadetti, e che ha giocato nel Padova 3 anni, vincendo un campionato di C1, quello di Venerdì Santo sarà un giorno particolare. Perché l’Union Clodiense, matematicamente retrocessa, renderà visita ai biancoscudati, e perché i biancorossi, secondi della classe, riceveranno al Menti la Triestina bisognosa di punti-salvezza.
Allora, Cerilli, come la mettiamo?
«Succede che, se il Padova affronta la Clodiense non come ha fatto il Vicenza con la Virtus Verona, arrivano 3 punti e poi gli basterà un pareggio a Lumezzane per salire in B».
In termini di percentuale, quante possibilità dà agli uomini di Andreoletti di centrare il traguardo?
«Il 90%. Devono fare 4 punti e se il Vicenza ne ottiene 6 vanno su Kirwan e compagni per effetto dei risultati negli scontri diretti».
Insomma, secondo lei, il futuro è già scritto...
«Dovrebbero vincerne una e perdere l’altra perché si ribaltasse di nuovo tutto. Per carità, nel calcio è successo in passato, vedasi il Lecce già retrocesso che vinse a Roma e i giallorossi persero lo scudetto, ma stavolta sarebbe proprio da giapponesi, cioè farsi harakiri. E non lo credo possibile».
La Clodiense ha conquistato il pass per passare al professionismo, ma è subito ridiscesa fra i dilettanti...
«Ha pagato l’inesperienza. Per cui, se il Padova giocherà da Padova, con la concentrazione giusta, non ce ne sarà per nessuno, anche se la squadra di Tedino dovesse sfoderare una buona prestazione».
Per un esperto di promozioni, quando si giunge alle partite decisive, qual è l’aspetto da curare in maniera minuziosa?
«L’autostima. Pensare di avere una buona squadra e di essere forti, concentrazione elevata al massimo durante la settimana, non pensare, anche se giochi con un avversario di basso livello, che sia facile, perché di facile non c’è niente. E poi ci sono i giocatori che possono decidere da soli la gara, tipo Buonaiuto o Bortolussi».
Dove ha sbagliato il Vicenza?
«Risposta facile (e ride, ndr): domenica a Verona. La rincorsa che ha fatto l’aveva portato a rosicchiare i 10 punti di ritardo dal Padova, sembrava impossibile che potesse accadere. Con la Virtus poi si sono mangiati tutto, convinti forse di aver vinto prima ancora di giocare. Atteggiamento completamente sbagliato. Non si può giocare a due all’ora, e i veronesi hanno fatto la partita della vita».
Venerdì esaurito l’Euganeo ed esaurito pure il Menti. Non crede che queste due società meriterebbero di essere entrambe in altre categorie?
«Sicuramente. Non hanno niente a che fare con la C, anche se a Padova mi aspetterei più spettatori. Non capisco dove siano finiti i 15-20 mila che gremivano l’Appiani ai miei tempi. Per questo muovo un appunto al Padova: manca una figura carismatica che funga da trait d’union fra società, città e tifosi. Cosa ci vuole a individuarla? E poi mi faccia dire un’ultima cosa: tifo per il Cittadella del mio amico Marchetti, chissà che si salvi. Così l’anno prossimo sarà una grande Serie B veneta».
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