Padova, un coro lungo 90 minuti fino al boato: «Serie B, Serie B»
Partita memorabile a Lumezzane: le emozioni trasmesse dalle tribune e la commozione hanno sopperito agli zero gol

Ce la ricorderemo questa festa della Liberazione. Dopo sei anni di delusioni il Padova torna in serie B davanti a quasi quattromila spettatori, praticamente lo stadio di Lumezzane pieno, ma pieno di padovani, una bomboniera biancoscudata.
L’urlo al cielo
A sei minuti dal novantesimo, quando da Trento è arrivata la notizia del crollo del Vicenza, è salito al cielo l’urlo di tutti: «Serie B! Serie B!». Sempre più alto, sempre più forte, da brividi. Qualcuno si è preparato all’invasione di campo, qualcun altro non ha saputo trattenere le lacrime.
C’è del bello nella Valgobbia, nel bresciano, tra colline verdi e nuvoloni grigi che sono diventati pioggia fitta nel primo tempo, ma poi si sono aperti per fare entrare il sole ad illuminare la grande festa biancoscudata. Che arriva dopo una partita non memorabile per quel che si è visto in campo, ma straordinaria per quel che si è visto sugli spalti. Bandiere ovunque, magliette di ogni generazione a raccontare la storia di questa società che quando ti entra nel cuore sa costruirsi uno spazio da cui è difficile uscirne.
Il Padova è passione profonda: la trovi sotto il Salone o nelle strade dei quartieri, nelle piazze della provincia e nei corridori degli uffici di ogni genere. Il Padova è il nostro orgoglio. E questa stagione ha messo in luce tutte le varianti che ti offre la vita, perché solo il calcio sa essere come la nostra vita. Prima il Padova che ha comandato il campionato a lungo, che è stato inseguito, raggiunto e superato dalla corazzata della famiglia Rosso, il Vicenza.
Poi la piazza che mormorava, i troppi che non ci credevano più, l’incursione pessimista di una parte dell’informazione; e finalmente la resurrezione, il controsorpasso, lo sprint finale concluso qui a Lumezzane.
Il popolo ha un’anima
Che doveva essere la giornata giusta si era capito in settimana: la corsa al biglietto dei tifosi è stato il segnale evidente che la città adesso ci credeva tutta, il popolo ci credeva, e il popolo ha un’anima che muove le cose.
Fantastico vedere così tanta gente arrivare un po’ alla volta cantando, sorridendo, mostrando la parte più bella della tifoseria. E per tutta la partita i cori, con quel “Chi non salta vicentino è” che è diventato la vera hit degli ultimi mesi. In tribuna anche
una buona rappresentanza dell’amministrazione comunale , con il testa il sindaco tifoso Sergio Giordani: al suo arrivo un’ala dei tifosi gli ha urlato “Facci lo stadio!”, lui si è girato, ha sorriso e mostrato il pollice in segno di «ok».Due ore dopo, però, lo abbiamo visto commuoversi fino alle lacrime per questa promozione straordinaria.
Quel che bastava
Così la partita è finita con uno zero a zero sufficiente alla promozione diretta in serie B e centinaia di tifosi pronti ad invadere il campo, per abbracciare i giocatori, per portare in trionfo l’allenatore Andreoletti, il grande artefice di questa promozione, e per ringraziare in una sorta di processione gioiosa il presidente Francesco Peghin, che al suo secondo anno ha centrato l’obiettivo.
Più defilato, vicino allo spogliatoi, il ds Massimiliano Mirabelli, che questo giocattolo lo ha costruito. Per tutti, adesso, la soddisfazione di aver ridato alla città di Padova il ruolo che merita nella geografia calcistica: non c’era l’azionista di maggioranza Joseph Oughourlian a Lumezzane, ma un pensiero positivo va fatto su quest’uomo di finanza che ha creduto di poter investire in una città lontana dalla sua Londra, e dopo qualche stagione stregata, ha vinto la sua sfida.
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