Centurioni, il Padova la favola di Karamoko «Giusto andare via voglio crescere»

l’intervista
Nell’almanacco, purtroppo anche per lui, resterà soltanto la voce “retrocessione”. Eppure l’apporto che Matteo Centurioni è riuscito a dare al Padova, non solo nei due mesi in cui ha guidato la prima squadra, ma anche nel biennio del settore giovanile, ha lasciato un segno in viale Rocco e potrà lasciarlo nel prossimo futuro. Da venerdì scorso il 45enne tecnico veneziano è diventato ufficialmente il nuovo allenatore della Luparense in Serie D, facendo definitivamente il salto nel calcio dei “grandi”. Ma il lavoro di Centurioni potrà essere sfruttato nella prossima stagione del rilancio biancoscudato, soprattutto per quanto riguarda due aspetti. Il primo, è senza dubbio, la scoperta di Cherif Karamoko.
LA FAVOLA
La settimana scorsa è venuta a galla una storia incredibile che ha fatto il giro d’Italia. La storia di Cherif Karamoko, il profugo scappato dalla guerra civile in Guinea che gli ha ammazzato il padre, sopravvissuto alla prigione in Libia e a un naufragio nel Mediterraneo dove ha perso il fratello. Non aveva mai giocato a calcio Cherif, ha iniziato a farlo a 18 anni con il Padova, bruciando le tappe ed esordendo in Serie B. Grazie soprattutto a Centurioni. «Ricordo bene quando venne ad allenarsi la prima volta», racconta il tecnico, «non conoscevo la sua storia, sapevo solo che era un immigrato e che non aveva mai giocato con nessuna squadra, come mi disse lui stesso. Ma mi bastò un allenamento per capire che aveva buone doti. Mi piacque la tecnica e mi sorpresero alcune letture del gioco di grande intelligenza per un ragazzo che non aveva mai fatto alcun settore giovanile. Gli dissi che sarebbe potuto tornare ma per un anno non riuscì a giocare nemmeno un’amichevole viste le difficoltà nel tesseramento».
Soltanto qualche mese dopo, lo stesso Cherif raccontò a Centurioni le sue disgrazie. «Ma anche prima di conoscere la sua storia mi ero preso a cuore questo ragazzo per la grande umiltà che dimostrava. È rispettoso ed educato e io tengo molto a premiare ragazzi con queste qualità. L’abbiamo fatto crescere e aiutato giorno dopo giorno grazie anche al mio collaboratore Vincenzo Piermatteo. Quando è stato tesserato l’abbiamo inserito pian piano in squadra ma proprio quando volevo dargli più spazio sono stato chiamato alla guida dei grandi».
Una promozione che è valsa la fortuna di Cherif. «Ho pensato da subito che, se ci fossero state le condizioni, lo avrei fatto esordire in B. In allenamento con la prima squadra non sfigurava, poi un giorno che non c’era ho raccontato ai giocatori la sua storia e i ragazzi hanno iniziato a coccolarlo e fargli regali. Ha giocato meno di un minuto in B, ma così ha potuto farsi conoscere».
Che futuro può avere? «Impossibile dirlo ora. Ha bisogno di giocare e mettersi alla prova. È arrivato che non aveva un ruolo, secondo me può far bene la mezz’ala perché se la cava tecnicamente e ha grande resistenza».
I GIOVANI
Non solo Karamoko, Centurioni in prima squadra ha dato spazio ad altri due giovani biancoscudati come Moro e Serena. «Il primo l’ho allenato in Primavera ed è era giusto dargli una chance. Il secondo si è rivelato una bella sorpresa e devo dire che è stato un piacere vederlo in campo nelle ultime due partite. Il Padova, in ogni caso, ha una buona base da cui ripartire in B. Penso pure ad Andelkovic e Cherubin, che si sono comportati molto bene anche se non so se possono restare in Serie C».
IL FUTURO
Centurioni si è lasciato bene con il Padova: «Ho parlato con la nuova proprietà e anche con il direttore sportivo Sogliano che mi ha fatto un’ottima impressione. Il mio primo contratto da professionista, oltretutto, lo firmai con suo padre. Sogliano non mi conosce e non se la sentiva di affidarmi la guida della prima squadra e io allo stesso tempo non potevo ripartire ancora dalle giovanili. È giusto che inizi la mia carriera con i grandi. Alla guida del Padova in Serie B all’inizio è stato stressante, poi mi sono anche divertito a confrontarmi con le big del campionato. Auguro il meglio ai biancoscudati». —
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