Dallapè pensa al futuro «Per adesso mi tuffo nel sogno di un figlio»

PADOVA. «Ancora non ho deciso cosa farò, se continuerò a tuffarmi oppure se chiudere con Rio la mia carriera. Di sicuro la mia priorità adesso è allargare la famiglia: voglio un figlio». Francesca...
NATOLI - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - PREMIAZIONI PRIMO TROFEO DELLO SPORT.
NATOLI - AGENZIA BIANCHI - PADOVA - PREMIAZIONI PRIMO TROFEO DELLO SPORT.

PADOVA. «Ancora non ho deciso cosa farò, se continuerò a tuffarmi oppure se chiudere con Rio la mia carriera. Di sicuro la mia priorità adesso è allargare la famiglia: voglio un figlio». Francesca Dallapè, 30 anni, medaglia d’argento alle olimpiadi di Rio de Janeiro in coppia con Tania Cagnotto nei tuffi sincro, svela a Padova il suo progetto più grande.

Intervenuta al centro sportivo militare dell’Esercito (per cui gareggia) per premiare i primi vincitori del campionato interregionale di nuoto e atletica, si racconta e svela che per capire cosa sia stata la vittoria di Rio, bisogna partire dalla delusione patita a Londra nel 2012: allora la medaglia sfumò per un soffio.

«Devo confessare che al momento è stato difficile digerire quella sconfitta: insomma, volevamo smettere, Tania ed io. È difficile superare il fatto di perdere perché sei giudicato da altri, e per colpe di altri. Non avevamo sbagliato noi: quella doveva essere la nostra olimpiade. Eravamo stanche e deluse, ma dopo due mesi di vacanza, il corpo ha fatto sentire la necessità di quegli allenamenti che avevamo smesso, cinque-sei ore di lavoro al giorno non le smetti di punto in bianco. Ci siamo guardate faccia: io allora avevo 26 anni, Tania 27. Abbiamo capito che era troppo presto per attaccare il costume al chiodo».

Siamo al 2013…

«Uno dei miei anni migliori. Abbiamo ricominciato in modo blando, io ho dato priorità alla mia vita privata: mi sono sposata, e questo ha richiesto un impegno mentale che mi ha distolta dalla routine di tuffi e allenamenti. Venti giorni dopo le mie nozze, abbiamo vinto gli Europei e a luglio l’argento ai mondiali. Abbiamo vissuto di rendita. E cosa fai, non continui?».

Già, non continui?

«Non è mica stato tutto semplice. Avevo interiorizzato il fatto che a Londra dovesse andare così e che il futuro ci potesse riservare altri risultati. E in effetti andava così, vincevamo. Ma poi sono arrivati i Mondiali di Kazan: quello è stato il nostro momento più buio. Era il mondiale di qualificazione olimpica, noi stavamo bene, ma qualcosa non ha funzionato e la nostra ansia saliva, perché stavano sfumando le possibilità residue. Poi, il resto è storia».

Con la medaglia a Rio…

«Sì, frutto del lavoro di una grande squadra: Giorgio Cagnotto, Giuliana Aor, Oscar Bertone, Sergio Bonvecchio, Daniela Cavalli, c’eravamo tutti in quei tuffi. È stato faticoso anche respirare, un’emozione grande, il momento che sogni e che provi a immaginare. Sono stati momenti concitati fra me (che non guardo mai il tabellone) e Tania (che non capiva il piazzamento): c’era la consapevolezza di aver fatto qualcosa di grande ma eravamo confuse. E poi è stata festa grande, una gioia che ci ha accompagnate fin oltre il nostro rientro. Dopo tutto questo è ora di pensare a me, e mi prenderò del tempo per decidere se tornare sul trampolino a dicembre».

Cristina Chinello

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