Emozioni in apnea: Stradiotti racconta gli exploit sott’acqua

BERGAMO. Perché mai dovrebbe essere piacevole trattenere il respiro sott'acqua, combattendo contro una delle necessità più basilari dell'uomo, ossia la fame d'aria? Perché scegliere uno sport come l'apnea subacquea, considerata uno sport “estremo” per la pericolosità insita in caso di imprevisto o incidente? Ce lo spiega il bergamasco Aldo Stradiotti, classe 1965, nel suo libro "Sottosopra. Confessioni di un apneista" (Magenes editoriale, 16 euro). Dopo un passato sportivo in varie discipline e prossimo ai 40 anni, Stradiotti decide di intraprendere la strada dell’apnea agonistica. Sulla scia di personaggi ormai mitici come Enzo Maiorca e Umberto Pelizzari, che hanno avuto il merito di rendere l'apnea nota al grande pubblico per i loro record di profondità, negli ultimi quattro anni Stradiotti è diventato un nome di spicco nel circuito apneistico italiano: istruttore e allenatore federale, a partire dal 2010 sale più volte sul podio dei campionati italiani nella massima categoria dell'apnea dinamica (in piscina, con attrezzi, come la monopinna, e senza, ossia la rana subacquea); dal 2011 fa parte della Nazionale italiana di apnea, vincendo una medaglia di bronzo ai Mondiali di Tenerife; negli ultimi mesi del 2012 si è confermato campione italiano di apnea dinamica percorrendo sott'acqua 220 metri in 3 minuti abbondanti.
È l’entusiasmo più che il talento, la forza mentale più che quella fisica che lo hanno portato fin dove nemmeno i suoi sogni più grandi avrebbero pensato di arrivare. È questa la forza di un uomo folgorato da una disciplina che richiede molto sacrificio, ma che restituisce benefici, e con gli interessi. Perché una volta in acqua, dopo il training di rilassamento mentale, il benessere è totale: non c'è spazio per nient'altro che non sia il piacere dell'acqua che ti scorre addosso, della fluidità dei movimenti, della mente che si libera. Senza mai perdere di vista i segnali, precisi, che il nostro corpo ci dà quando è davvero arrivato il momento di uscire dall'acqua e tornare ad essere animali terrestri. E respirare. «Ogni tanto mi dico che devo rimettere i piedi per terra, che ho vissuto un irripetibile sogno, che a 47 anni devo accontentarmi... Ma poi penso che non bisogna mai smettere di sognare, che bisogna crederci anche se sembra impossibile». Annalisa Celeghin
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