Franco Nones ricorda «Quando vincevo con gli sci di legno»

PADOVA. E’ l’uomo che ha allargato i confini dello sci di fondo, quello che ha fatto scrivere «Scoppia la bomba italiana» ai morigerati giornali svedesi. Ed è anche il primo campione olimpico del Belpaese nella storia di questo sport. Franco Nones, negli scorsi giorni ospite del Panathlon Padova, resterà per sempre legato al ricordo di Grenoble ’68, quando vinse l’oro nella prova da 30 chilometri dei Giochi invernali a cinque cerchi. Oggi ha settantun anni ottimamente portati, è ancora un imprenditore specializzato nell’importazione di attrezzatura sciistica nella sua Castello-Molina, in Trentino, ed è uno degli uomini immagine dei prossimi Mondiali di Fiemme 2013. «In tanti si ricordano di Grenoble – racconta – ma in pochi sanno che ho avuto una carriera anche prima, gareggiando soprattutto nei paesi nordici, culla della disciplina. Così, quando ho vinto quell’oro, lì non si è meravigliato nessuno, mentre, paradossalmente, è stata l’Italia a stupirsi. Eppure, anche se con quella medaglia ho rotto il loro monopolio, in Scandinavia mi sono stati grati, perché quell’affermazione ha permesso al mondo dello sci di fondo di raggiungere paesi dove prima non si conosceva, facendo parlare di sé. Di fatto, per loro è stata quasi una liberazione». Inevitabile un confronto tra lo sci di ieri e quello di oggi. «Lo si vede bene rapportando le immagini di Grenoble a quelle dei nostri giorni: le piste erano piene di curve e poco curate, vestivamo con tute che oggi sarebbero improponibili e pantaloni di cotone tipo tela tirolese. Si gareggiava anche se la temperatura scendeva a -33, -34° e più di qualche volta capitava che un atleta finisse all’ospedale per il freddo. L’agonismo non mancava, ma non era spinto all’estremo come accade ora per le pressioni degli sponsor, che un tempo non erano così presenti. E poi ognuno aveva solo un paio di sci e non 30 o 40 come adesso: così, oggi, quando un atleta perde può dire di aver sbagliato la scelta degli sci, mentre ai miei tempi non se lo sarebbe mai sognato nessuno».
Nel suo palmares anche due medaglie iridate e la vittoria di 16 titoli italiani. Viene da chiedersi quanti ne avrebbe potuto conquistare se invece di fermarsi nel 1972 avesse continuato a gareggiare, come ha fatto un altro olimpionico, Maurilio De Zolt, andato avanti fino a 44 anni.
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