Giordani a Oughourlian: «Lavori allo stadio? Se lo prenda e se li faccia»

Il sindaco e l’assessore Bonavina attaccano il patron del Calcio Padova: «Ognuno farebbe bene a pensare al suo mestiere. Da cinque anni non riesce ad andare in B»

Luca Preziusi
Oughourlian allo stadio con il sindaco Giordani
Oughourlian allo stadio con il sindaco Giordani

«Lui sa che poteva avere lo stadio in concessione gratuita, ma poi i soldi per migliorarlo doveva investirli lui».

Il ritorno a Padova del patron del Calcio Padova Joseph Oughourlian poteva essere “low profile”, soprattutto in un periodo in cui la squadra vince e sogna la serie B. E invece ha scatenato polemiche con i tifosi e con l'amministrazione comunale, che si è sentita tirata in ballo dopo le accuse sul cantiere infinito per la nuova Sud e sul centro sportivo.

Giordani a muso duro

A rispondere direttamente dallo stadio, domenica 23 febbraio sera, era stato il sindaco, Sergio Giordani.

Il primo cittadino, dopo aver ascoltato le parole del presidente dei biancoscudati in conferenza stampa («i ritardi ci hanno causato molti danni. Se ci mettono cinque anni a finire una curva, figuriamoci un centro sportivo» le accuse più pesanti) aveva cercato volontariamente i microfoni per rispondere: «Nessuno ci ha mai chiesto di occuparci della curva, ce ne siamo fatti carico da soli, ma poteva farlo lui visto che aveva l'occasione di avere lo stadio in concessione gratuita» le parole di Giordani in diretta tv «Ognuno farebbe bene a pensare al proprio mestiere, altrimenti così è troppo semplice. La curva sarà pronta in 300 giorni da quando ripartiranno i lavori ad aprile. Noi, in questa storia, siamo parte lesa. Capisco la rabbia dei tifosi, ma non la sua. E' un anno che non lo vedo qui e nel frattempo noi parliamo con la società dei lavori per la prossima stagione perché dobbiamo programmare».

E sul centro sportivo: «Cosa c’entra il Comune? È la società che deve occuparsene. Ho inviato diverse Pec direttamente a lui, ma non ho mai ricevuto risposta. Sa che i terreni ci sono, ma quando gli ho chiesto di farmi vedere i progetti, è sparito. Ho visto lo striscione che gli hanno dedicato allo stadio («Joseph, semo quei bianchi» la provocazione ultras) e credo dica tutto».

E l’assessore allo sport

A rincarare la dose è l'assessore allo sport Diego Bonavina: «Da tifoso sono contento che sia andato allo stadio perché ha portato fortuna, così come gli sono riconoscente perché ha investito sulla squadra» commenta «ma la squadra è prima di tutto della città e dei tifosi. Purtroppo le parole rimangono tali, ma i fatti stanno diversamente ed è tutto scritto nero su bianco nella corrispondenza che c'è stata in passato. Semplicemente da parte sua non c'è interesse per lo stadio e per il centro sportivo, altrimenti avrebbe fatto come qualsiasi altra società italiana, investendo soldi suoi. E' vero che ci stiamo mettendo cinque anni per fare una curva, ma per impedimenti di cui noi siamo vittime. Lui, però, spendendo molto di più, sono cinque anni che prova a portare il Padova in B e senza riuscirci. Noi almeno una prospettiva di crescita la stiamo dando».

Lo scontro ha ovviamente superato i confini del calcio e dello stadio Euganeo, arrivando fino al cortile di Palazzo Moroni, dove anche la politica si è schierata.

L’ex capogruppo Tarzia fa quadrato

A difendere l'amministrazione, curiosamente, l'ex capogruppo della lista civica del sindaco Luigi Tarzia, oggi tra i nemici di Giordani: «Il Calcio Padova non può pensare che tutto debba gravare sulla spesa comunale perché sarebbe anacronistico» sostiene «è già stato fatto un investimento significativo e serviranno ulteriori fondi per adeguare lo stadio alla Serie B. Anche la società deve investire nelle infrastrutture necessarie per la crescita del club».

Ad attaccare l'amministrazione è invece Manuel Bianzale, consigliere del gruppo misto in opposizione: «Le parole di Giordani sono paradossali e dimostrano come una legittima critica, da chi ha investito in questi anni nello sport padovano, trovi nel sindaco un comportamento arrogante e stizzito, perché si sente smascherato». —

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