Grazie a questi atleti, che raccontano la verità sui falsi miti di Superman

Tra infortuni e non solo, sono sempre più frequenti le storie di sofferenza legate allo sport. Da Batistuta a Michieletto, storie che aprono gli occhi e che invitano a riflettere

Giovanni Armanini

Fare sport fa bene alla salute, ci hanno sempre detto. E quindi, di riflesso, la vita dello sportivo professionista descritta come la vita più sana possibile ed auspicabile. Sono idee radicate nella nostra mente, lo sport come mezzo per avvicinarsi al mito di Superman.

Eppure sono sempre più frequenti le storie di sofferenza legate allo sport, così come le pagine che si riempiono di report medici, infortuni e non solo. Carriere spezzate, ma anche stagioni che finiscono anzitempo. Non solo nel rugby, che in qualche modo può essere addirittura considerato sport estremo.

Anni fa Gabriel Batistuta raccontava i dolori che per anni lo accompagnavano alla fine della sua carriera. E i guai non sono solo fisici: il cestista Juan Fernandez ha reso pubblica la sua battaglia con la depressione, un tema quello della salute mentale altrettanto comune tra gli sportivi. E noi non saremo mai sufficientemente grati a questi campioni che scelgono di sfatare il mito di Superman, alzare il velo e raccontarci la verità sullo sport professionistico. Una testimonianza che anche Carlo Ancelotti nel suo libro aveva offerto spiegando come il paradigma sport e salute faccia sempre più fatica a reggersi in piedi.

«Purtroppo la salute degli atleti è l’ultimo dei problemi» dicevano all’unisono mesi fa Guardiola e Klopp lamentandosi per i calendari intasati, un problema non solo calcistico ma di tutti gli sport (tennis, pallavolo, pallamano... si gioca troppo ovunque). Forse davanti a parole come quelle di Michieletto è bene fermarsi e riflettere. È tempo di dirsi le cose come stanno e di cambiare.

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