Il battito d’ali delle “farfalle” azzurre

Il libro di Emanuela Maccarani sulle ragazze della nazionale di ginnastica ritmica
Di Annalisa Celeghin
Un momento del flash mob delle campionesse mondiali di Ginnastica Ritmica alla Galleria Colonna, oggi 18 novembre 2010, a Roma. ANSA/CLAUDIO PERI
Un momento del flash mob delle campionesse mondiali di Ginnastica Ritmica alla Galleria Colonna, oggi 18 novembre 2010, a Roma. ANSA/CLAUDIO PERI

PADOVA. Hanno la leggerezza di farfalle, le ragazze della squadra nazionale di ginnastica ritmica, e si librano sulla pedana di gara eteree, colorate, fra palle, clavette, nastri, funi e cerchi. Ma nascondono una grinta da aerei da combattimento, quelli del corpo dell’Aereonautica Militare di cui fanno parte, dal 2005.

E altrettanto tosta è la loro allenatrice e responsabile, la milanese Emanuela Maccarani, 46 anni, una che non piange mai, «sono fatta così».

Nelle pagine di questo libro («Questa squadra. La ginnastica ritmica, le Farfalle, la mia vita» di Emanuela Maccarani, con Ilaria Brugnotti, Baldini & Castoldi, 15 euro) “Manu” riesce a farci avvicinare a questo sport “minore”, che minore lo è solo nelle gratificazioni materiali, perché, per il resto, è una disciplina dura che richiede sacrifici e grande determinazione e che si riassume in 150 intensi secondi di esibizione. E che all’Italia ha dato grande prestigio: le Farfalle, negli ultimi anni, hanno fatto incetta di medaglie ai Mondiali e alle Olimpiadi.

«La prima medaglia (Mondiale di Mie, 2009) aveva rappresentato il riscatto, dopo la delusione di Pechino. La seconda (Mondiale di Mosca, 2010) arrivò inaspettata per le circostanze: vinta in casa delle nostre eterne rivali. … Questa terza medaglia (Mondiale di Montpellier, 2008), invece, ha avuto un solo significato: la certezza e la consapevolezza della forza e del talento di Questa Squadra» scrive Emanuela Maccarani.

E allora tutto si può superare: i palasport senza riscaldamento, i chilometri da percorrere per arrivare ai centri tecnici, il doversi spesso arrangiare con scarse risorse.

O ancora, ad esempio, dover rincorrere per mezza Europa la modellista russa che avrebbe dovuto confezionare i nuovissimi body per le Olimpiadi di Pechino 2008, e che si era data alla macchia incassando l’anticipo.

Qualche intoppo, certo, ma ora le ragazze sono fiere di essere note al grande pubblico, e non solo per le loro eccezionali prestazioni sportive: le abbiamo viste volteggiare sul palco televisivo di Zelig e fra i tortellini di Giovanni Rana, nello spot televisivo del loro sponsor ufficiale.

Se è vero il detto “il minimo battito d’ali di una farfalla è in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo”… è lecito aspettarsi grandi cose, da questa squadra, alle prossime Olimpiadi, quest’estate a Londra.

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