Il mondo di Totò Niente gossip e un mare di gol

Di Natale in ritiro e così tutti cercano la sua Ilenia «Aveva il dente avvelenato. Ma la ruota gira!»
Di Pietro Oleotto

Da Danzica fino alla Versilia, passando per il Friuli. L’urlo di Totò rimbalza in Italia e diventa quasi un’investitura mediatica per il secondo appuntamento europeo della nazionale. Moltissimi lo vogliono in campo dopo la rete alla Spagna, la vendetta firmata Di Natale, l’azzurro che mancò il rigore decisivo quattro anni fa e che ha fatto ritornare sulla terra le Furie Rosse: potere di un gol importante, alla faccia dei 232 realizzati con le maglie delle sue squadre, dall’Empoli all’Udinese. «Anche se qui non c’è il sole, oggi a casa Di Natale risplende comunque. Bellissime tutte le prime pagine dei giornali... Prima o poi la ruota gira per tutti!». È così che Ilenia Betti, toscana di Empoli, la moglie ora in vacanza con i figli nella sua casa a Lido di Camaiore, commenta la “portata” servita fredda dal marito.

Lo fa attraverso il profilo Facebook che aggiorna più volte al giorno per raccontare agli amici come vive la famiglia dell’azzurro del momento. «Il mio Iphone prende fuoco, mamma quante telefonate», aggiuge subito in bacheca, nel primo pomeriggio. Con Totò protetto dalle leggi ferree del ritiro, dove parla soltanto chi è autorizzato, Ilenia diventa di riflesso un personaggio da sentire, da ascoltare, da intervistare. Ma Di Natale non ama finire sotto riflettori: la sua carriera, vissuta nella “sana” provincia, lo testimonia. Per questo Simone Ronco, l’amico udinese che lo aiuta nella gestione della vita extracalcio e nelle pubbliche relazioni, nelle ultime ore ha stoppato più di qualche richiesta di intervista per Ilenia: «A Totò non piace il gossip, per questo ha chiesto di privilegiare chi si occupa di sport o più semplicemente della gioie della famiglia». Da una parte Di Natale, dall’altra Mario Balotelli. Gli attaccanti che Cesare Prandelli ha a disposizione sono diversissimi anche per questo, per la faccia che mostrano al pubblico, non solo per le caratteristiche fisiche – diametralmente opposte – o per l’età anagrafica.

Così Ilenia Betti prima è intervenuta su Rtl, poi su Udinese Channel, il canale tematico del club, su SkySport e infine su Radiodue. È lì che ha raccontato le sensazioni di Totò dopo il gol alla Spagna. «È stata una felicità enorme. Mio marito ha voluto parlare subito con il figlio, Filippo. Voleva sapere come era andato». Filippo aveva appena assistito alla partita davanti alla tivù, con la mamma e la sorella Diletta: maglia azzurra addosso con il numero 11 stampato davanti e dietro, ha ereditato dal papà la passione per il pallone. Gioca, assieme a Riccardo Pinzi, altro figlio d’arte, nella squadra del Donatello, la società udinese che Totò ha deciso di rilevare e aiutare in particolare a livello giovanile.

«Pensate che alle 21.23, appena lasciato lo stadio di Danzica – racconta Simone Ronco – mi ha fatto una telefonata per chiedermi come stiamo operando per la scuola calcio e il club. Totò è davvero tutto casa e pallone». E quello finito nel sacco della Spagna è stato particolarmente apprezzato in famiglia, confessa Ilenia Betti in Di Natale: «Era tormentato dal ricordo dello scorso Europeo e doveva prima o poi cancellarlo. Per fortuna l’occasione è capitata, proprio contro la Spagna con la quale aveva il dente avvelenato».

Il fashback sulla lotteria dei rigori che punì l’Italia quattro anni fa, il duello in famiglia per una maglia da titolare con Balotelli («Di questo Totò non vuole parlare, lui è a disposizione ma ha tanta esperienza da dare alla squadra»), le prossime partite degli azzurri. «Anche basta. Sempre le stesse domande», ha postato su Facebook alla fine del tour de force sul fronte interviste. Poi una foto simbolo in bacheca. Il polso sinistro con tre “braccialettini” colorati: bianco, rosso e verde. Perché la speranza è chiara e legata agli “ordini scaramantici” impartiti da Di Natale alla famiglia: niente trasferta al seguito della nazionale, almeno per il girone eliminatorio, come successe in Austria, quattro anni fa, quando le cose non andarono tutte per il verso giusto. «Ma nel caso l’Italia dovesse avanzare, andremo sicuramente in Polonia e Ucraina con i bimbi, già l’ho avvertito. È un’occasione che a noi non toccherà di nuovo».

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