Il museo del rugby "Fango e Sudore" abita nel castello di Artena

Il sogno visionario di Corrado Mattoccia diventato realtà nel Lazio, con altri sette soci fondatori tra cui il padovano Mauro Bergamasco

ARTENA (Roma). Va’dove ti porta il rugby. E se ti porta laddove la strada diventa una mulattiera e il borgo che ti si para davanti assomiglia a un presepe, allestito in verticale sulla parete della montagna, vuol dire che sei arrivato nel posto giusto. Sei arrivato al Museo del Rugby Fango e Sudore di Artena, una galleria unica a livello internazionale fra quelle dedicate alla palla ovale e ai suoi miti, dove anche il visitatore profano riesce a cogliere la religiositàdi questo sport, impastato di riti e di valori che lo rendono unico. Da sempre.


Il Museo del Rugby Fango e Sudore è un atto di audacia, un progetto visionario, un gesto d’amore per uno sport che davvero sa mettere la lealtà, il rispetto e la condivisione davanti a tutto il resto. Il museo, che raccoglie oltre duemilacinquecento magliette originali (molte delle quali autografate) e preziose memorabilia di eventi importanti, è ospitato nel castello di Artena ed è la partita più importante vinta da Corrado Mattoccia, ex rugbista del Colleferro e inguaribile pasionario della palla ovale.

I COLORI DI SELVAZZANO TRA I BARBARIANS

Fra quanti hanno creduto fin da subito sulla bontà del progetto figura anche Mauro Bergamasco, star padovana del rugby internazionale, socio fondatore del museo con altri sette temerari amici di Mattoccia. Bergamasco che, oltre a donare tanti cimeli legati alla sua carriera (tra cui uno dei due calzettoni biancoverdi del Selvazzano con cui disputò la sua prima partita con la selezione dei Barbarians), talvolta fa pure il lavapiatti in occasione dei “terzi tempi”organizzati nel museo quando arrivano delegazioni ospiti. Specie gli amici del Petrarca. Anche Vincent Candela, che tutti ricordano come calciatore della Roma ma che in realtà nasce a Tolosa come rugbista, è fra quanti hanno dato un pezzetto di cuore per il museo.

“Fango e sudore” di Artena è pure gemellato con una squadra irlandese e ha avuto l’onore di aver portato una mostra temporanea a Toyota in Giappone, in occasione del nono mondiale di rugby. Un altro gemellaggio è stato stretto con il Museo di Twickenham, in Inghilterra, e con il New Zealand Museum di Palmerston North in Nuova Zelanda.

VISITATORI DALLA NUOVA ZELANDA

In pochi anni il museo ha registrato visite da tutto il mondo, Nuova Zelanda compresa. Perché gli All Blacks e il loro leggendario mondo trovano eco in una delle sezioni più ammirate del museo. Anche la parte sudafricana mette i brividi, perché il rugby è sport che ha contribuito molto a superare l’apartheid. Innumerevoli i rimandi al Torneo Sei Nazioni e alle mete più belle di tutti i tempi. Fra le maglie quella di Stefano Bettarello, il giocatore rodigino che in azzurro si coprì di gloria segnando punti da antologia contro gli All Blacks.

Esposta pure la prima maglia della nazionale italiana, quella indossata dagli azzurri a Barcellona nel 1929, contro la Spagna (9-0 per gli iberici). E poi una collezione di maglie azzurre: quelle indossate da campioni di ieri e di oggi come Giovanni Raineri, Manrico Marchetto, Andrea Lo Cicero, Leonardo e Edoardo Ghiraldini, Marzio Innocenti, Sergio Parisse, Nello Francescato, Lucio Boccaletto, Mauro e Mirco Bergamasco, Antonio Galeazzo, Corrado Covi, Marco Bortolami, Oscar Collodo, Mauro Gardin, Fulvio Lorigiola, Ciano Luise e tanti altri. E poi le stelle mondiali come John Gallagher, Eric Rush, Robin Brooke, David Campese, Jeff Miller, Martin Johnson, Jonah Lomu, Johnny Wilkinson, Richie McCaw. Pezzi unici.

IL CORNO DOGALE E LO SCUDO DI BRENNO

La collezione comprende anche oggetti storici come i leggendari cappellini e poi tante cravatte, palloni, gagliardetti, trofei, manifesti, libri, palloni, bandiere, foto autografate. Oltre 18mila oggetti. Tra le chicche l’atto costitutivo dei Dogi, proveniente dalla collezione di Mirko Petternella, indimenticato giornalista della Rai di Venezia e “voce del rugby”, donata dalla moglie Marina. C’è il Corno Dogale, storico cappellino della prima apparizione dei Dogi (18 maggio 1974, contro i Leopards sudafricani) donato da Manrico Marchetto e lo Scudo di Brenno vinto dallo Stade Français nel 2007, donato anche questo da Bergamasco.

Una sezione è dedicata al Rugby femminile, settore a cui lo stesso Mattoccia ha dato molto allenando il Colleferro. L’intero patrimonio del museo è valorizzato da un allestimento sobrio e originale, coloratissimo, costruito riciclando anche cassette di frutta. Alcuni di questi pezzi, un’ottantina di maglie autografate, sono esposti in questi giorni a Chioggia, all’Isamar, dove si è tenuto il campus giovanile Education and Sport organizzato dalla società di cui è anima Mauro Bergamasco.

IL TERZO TEMPO FRA LE TECHE

«Il rugby è una magia che fa nascere e consolida amicizia – dice Mauro Bergamasco –. È bello essere parte del sogno realizzato da Corrado. Lui è uno che adora le sfide e sa come vincerle. Il museo di Artena è una sorta di tempio che unisce la comunità internazionale del rugby, dove rivivono storie e personaggi che hanno costruito la leggenda di questo meraviglioso sport».

«Avere a fianco tanti amici come Mauro Bergamasco, che voglio ricordare è uno dei 57 Centurion al mondo (oltre 100 presenze azzurre),è uno stimolo per il museo e per l’intero movimento del rugby» osserva Corrado Mattoccia.

 

COME ARRIVARE: un borgo-presepio all'uscita dell'A1 d Valmontone, a sud di Roma

Il Museo del Rugby Fango e sudore si trova ad Artena, pittoresco borgo che sorge arroccato in collina, nella parte meridionale della provincia di Roma, a due passi dal casello di Valmontone sulla A1. Un borgo famoso per le sue caratteristiche strette viuzze che si sviluppano in verticale, tanto che non sono percorribili in auto. Però appena fuori i parcheggi si trovano e il tratto da percorre a piedi è breve. Il museo presenta oltre 18mila pezzi, di cui 2500 magliette di gioco (la metà autografate da chi le aveva indossate) e un centinaio di Caps, i cappellini che celebrano l’esordio nel club o a livello internazionale e con i quali si contano le presenze con la Nazionale. Attualmente le visite sono possibili soltanto previo appuntamento (tel. 348 3741683) con un minimo di due persone. Hanno il vantaggio di poter essere organizzate in qualsiasi orario. Basta almeno un’ora di preavviso.

L’ingresso è gratuito. C’è pure uno shop. Il museo è stato creato nel 2015 ed è stato trasferito nel castello nell’ottobre del 2018. I locali vengono continuamente igienizzati e le visite vengono organizzate nel rispetto dalle normative anti Covid 19. «Questo piccolo grande progetto di Artena» dice il fondatore Corrado Mattoccia «è un miracolo reso possibile dalla passione e dall’impegno di tanti, tantissimi amici. Ogni maglia è una storia, un aneddoto da raccontare, un personaggio, una vita per lo sport. Devo dire grazie al sindaco Felicetto Angelini che ci ha concesso il castello come sede, permettendoci di esporre anche i tanti pezzi che mai avrebbero potuto avere una vetrina».––

 

 

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