Incroci ed ex per due piazze caldissime

Non sarà una partita normale: ai granata brucia ancora l’ultima sconfitta all’Olimpico
BARSOTTI.PADOVA-LIVORNO STADIO EUGANEO.Occasione gol LAZAREVIC
BARSOTTI.PADOVA-LIVORNO STADIO EUGANEO.Occasione gol LAZAREVIC

di Stefano Volpe

PADOVA

Non aspettatevi una sfida normale, perché di “normale” Padova e Torino hanno ben poco.

Due piazze simili sotto molti punti di vista: calde, appassionate a ancora splendenti di un blasone ormai ingiallito dagli anni e che si spera possa tornare ben presto a rivivere. Che sia l’anno buono? Quante volte se l’è chiesto Cairo? Almeno tante quante Cestaro, presidente con il quale condivide un buon numero di amarezze che non hanno scalfito la voglia di riprovarci. Ma mai in maniera banale. E per confermalo basta dare un’occhiata allo score degli ultimi precedenti diretti.

L’ultima vittoria per la squadra casalinga è datata campionato 97/98, quando il Padova si impose all’Euganeo e il Torino al Delle Alpi. Da allora il fattore campo è sempre saltato, in una serie di scherzetti più o meno pesanti. Di Nardo passò da eroe (gol capolavoro nel successo all’Olimpico) a capro espiatorio (rigore sbagliato e contestazione ultras dopo la sconfitta interna contro i granata). Quindi il tripudio dello scorso anno che lanciò il Padova ai playoff e il Toro nella bufera.

«Non è una rivincita», continuano ai ripetere i protagonisti granata, ma sarà difficile per loro non ricordare quella curva biancoscudata in delirio, una volta entrati in campo questo pomeriggio e buttato un occhio su una Fattori strapiena.

Le due squadra, comunque, non sono più quelle della scorsa stagione. Basti pensare a Dejan Lazarevic, ex idolo della Maratona e adesso in cerca di quell’acuto personale che a Torino gli è sempre mancato. «Per un gol vittoria darei tutto», ha confessato l’esterno biancoscudato, in fibrillazione alla vista di tanti vecchi volti noti.

Ma non sarà il solo. Osuji, sempre lui, non è un ex, ma ha amici dappertutto. Un suo abbraccio caloroso con Osarimen Ebagua non è nemmeno quotato dai bookmakers. I due, connazionali, hanno condiviso lo scorso anno una stagione irripetibile a Varese e adesso provano a confrontarsi, entrambi tra mille difficoltà, in piazze più ambiziose. Nigeriano è anche Oduamadi, classe 90 e scuola Milan, in pratica un gemello di Osuji che prova a farsi largo in granata insieme all’altro gioiellino rossonero Simone Verdi. Non sono i soli ad aver vissuto l’adolescenza in riva al Po.

«Sono un ragazzo del Filadelfia», ha confermato Michele Marcolini, che in granata è cresciuto ma non ha mai sfondato, nonostante una finale Primavera persa contro la Juve di Dal Canto e Milanetto. Poco più giovane è Alessandro Sgrigna confermato dopo una stagione altalenante nel Torino e vecchia bandiera del Vicenza in cui ha giocato con mezza Padova, da Sterchele a Dal Canto passando per Crovari e Marcolini. L’unico ex sul fronte opposto è anche infortunato. Stiamo parlando di Matteo Darmian, che a Torino ha ritrovato continuità di rendimento dopo una stagione quasi da spettatore a Palermo, ma un infortunio muscolare lo terrà ai box fino a Natale. Il terzino, che proprio ieri ha compiuto 22 anni, si è affermato in biancoscudato nell’annata della turbolenta salvezza a Trieste. Attenzione, invece, a Iori e al veleno nascosto che hanno in serbo tutti gli ex Cittadella che passano dalle parti dell’Euganeo.

E in porta? Il Padova di sicuro schiererà il dodicesimo Perin. Nel Toro, invece, dovrebbe riuscire a recuperare il titolare Coppola. Meglio così, altrimenti sarebbe toccato a Morello, uno che da queste parti si esalta. Ultima gara disputata? Settembre 2010 a Cittadella. Ultimo rigore parato? Proprio quello a Di Nardo.

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