Indagati Penocchio e Valentini

La Finanza perquisisce 7 ore gli uffici della società. Sequestrati due computer e documenti
Di Stefano Edel
FERRO - FINANZA ALLA SEDE DEL CALCIO PADOVA
FERRO - FINANZA ALLA SEDE DEL CALCIO PADOVA

PADOVA. Una cinquantina di finanzieri sguinzagliati dalle prime ore del mattino fra Abano e Padova da una parte, Cellatica e Carpenedolo, in provincia di Brescia, dall’altra e, infine, a Collecchio, pochi chilometri da Parma. Oggi altri uomini delle Fiamme Gialle busseranno alle porte della Figc, in via Allegri, a Roma. Perché un’operazione del genere e perché in tre province diverse e nella capitale? Perché, stando all’indagine coordinata dal Pm Benedetto Roberti, fra il Calcio Padova, appena retrocesso dalla serie B in Lega Pro, e il Calcio Parma, in serie A ed escluso pochi giorni fa dall’Europa League conquistata sul campo, ci potrebbero essere legami di commistione e un’unica società al di sopra che gestisce entrambi i club. Diego Penocchio, 58 anni, bresciano, proprietario e presidente della Spa biancoscudata da fine giugno 2013, e Andrea Valentini, 67 anni, di Macerata, amministratore delegato della stessa, sono gli unici due indagati per violazione dell’articolo 2638 del codice di procedura civile: viene loro contestato di essere stati di ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza. C’è il sospetto, ma per gli inquirenti si tratterebbe di qualcosa di più concreto, che il Parma, di cui Penocchio è stato vice-presidente sino al marzo 2013, eserciti un’azione di controllo diretto sul Padova, il che è oltretutto vietato da un apposito articolo, il 7, del regolamento della Federcalcio.

In sede già alle 7. L’indagine del Nucleo di polizia tributaria del comando provinciale delle Fiamme Gialle è iniziata un mese fa: nessun esposto anonimo, ma la decisione di compiere delle verifiche incrociate per accertare se, come da tempo si vociferava, i due club fossero strettamente collegati l’uno all’altro. Così ieri, poco dopo le 7, cinque finanzieri, in abiti borghesi, si sono presentati all’Euganeo, dove, al piano terra, si trovano gli uffici della società con un preciso mandato: sequestrare tutta la documentazione ritenuta utile ai fini dell’inchiesta, in particolare quella relativa alla gestione dal 1º luglio 2013, che ha segnato l’inizio della presidenza di Diego Penocchio, proprietario del gruppo metallurgico Ormis. A quell’ora, però, la sede è chiusa, per cui ai finanzieri non è rimasto altro che aspettare l’arrivo dei primi dipendenti, la segretaria Antonella Segala e l’addetto al marketing commerciale Matteo Salvadego, ai quali hanno spiegato il motivo della loro “visita”. In realtà, solo quando è apparso il segretario Simone Marconato si è potuto procedere ai controlli richiesti. Erano le 8.30 e in quegli uffici gli uomini diretti dal ten. col. Giovanni Parascandolo sono rimasti ben sette ore, lasciando lo stadio alle 15.37 con due computer, un faldone di documenti e quattro grossi scatoloni, contenenti presumibilmente incartamenti e altro materiale da analizzare.

Le altre perquisizioni. Quasi in contemporanea a quanto avveniva a Padova, altro personale delle Fiamme Gialle si è presentato alla reception dell’hotel Bristol Buja di Abano, dove alloggia Andrea Valentini, chiedendo di poter accedere alla sua stanza. Alla presenza del diretto interessato si è così proceduto ad acquisire ulteriore documentazione, quindi lo stesso a.d. del Padova è stato invitato dai finanzieri a seguirli al Comando provinciale per firmare i relativi verbali. Ne è uscito poco dopo le 11, raggiungendo la sede, dove stavano ancora operando i militari, e non rilasciando dichiarazioni. Decine di altri militari, nel frattempo, avevano raggiunto la sede del Gruppo Ormis, a Cellatica, perquisendo - come da puntualizzazione dello stesso Penocchio - solo la sede di Iniziative Euganee, la srl appositamente costituita l’8 luglio di un anno fa per rilevare il Padova, con capitale sociale di 10 mila euro, intestata all’imprenditore lombardo. Altri ancora si sono spostati a Carpenedolo, sempre nel Bresciano, dove si trova la Carpine, società riconducibile alla mamma e al padre di Tommaso Ghirardi, presidente dimissionario del Parma, e altri infine a Collecchio, negli uffici della Sts, al cui vertice sino a dicembre c’era proprio Valentini, poi dimessosi, proprietario del 10% delle quote. Sts che controlla sia lo stadio Tardini che il centro sportivo dove si allenano i gialloblù di Donadoni.

Chi sarà ascoltato. Dopo i documenti chiesti alla Figc, gli inquirenti dovrebbero avere un quadro abbastanza completo della vicenda. Agli indagati si contesta l’omissione dolosa per non aver comunicato che alcune persone (Valentini in particolare) facevano parte di società direttamente collegate al club emiliano. Insomma, una serie di scatole cinesi create ad arte per “opacizzare” il legame esistente fra le società, legame di cui il mattino aveva già parlato l’estate scorsa.

L’inchiesta, proprio perché muove i primi passi adesso, potrebbe riservare sviluppi clamorosi nelle prossime settimane. In particolare, gli inquirenti sono interessati a capire come, dopo il naufragio della trattativa con i fratelli Vecchiato, il gruppo Unicomm, proprietario della Spa di viale Nereo Rocco, abbia venduto in meno di 48 ore il Padova a Penocchio, con il consenso di Gsport di Alessandro Giacomini. È molto probabile che siano ascoltati, come persone informate sui fatti, sia l’ex presidente Marcello Cestaro, che il figlio Lorenzo, il direttore finanziario di Unicomm Walter Pulcini e Luca Baraldi, consulente del Gruppo vicentino ed ex dirigente biancoscudato, determinante ai fini del buon esito della cessione.

Anche il cavaliere di Schio, dunque, dovrà chiarire molte cose, in particolare sull’esatto ammontare della sponsorizzazione pattuita con la Gsport, concessionaria di pubblicità di Penocchio.

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