L’osservatore, anonimo ma attento

Sono in tanti a seguire la manifestazione. Tra di loro Sclosa, che lavora per la Juve
EDEL-FOTOPIRAN-ABANO TERME TORNEO INTERNAZIONALE DI CALCIO JUVENTUS-TORONTO osservatore calcio juventus
EDEL-FOTOPIRAN-ABANO TERME TORNEO INTERNAZIONALE DI CALCIO JUVENTUS-TORONTO osservatore calcio juventus

ABANO. Attorno al calcio giovanile c'è un microcosmo nascosto che si muove con gli occhi bene attenti al campo di gioco e la mente proiettata al futuro. È un mondo i cui abitanti tendenzialmente fanno di tutto per apparire il meno possibile, perché la discrezione è da sempre una delle caratteristiche imprescindibili del mestiere. Al tempo del calcio “al risparmio” i milioni di euro per giocatori fatti e finiti sono a disposizione solo di pochi club, ed è per questo che per tutti gli altri, viceversa, la missione è scoprire il talento il prima possibile, per farlo crescere e valorizzarlo in casa propria.

Occhio indiscreto. La prima, fondamentale decisione, è quella che spetta all'osservatore: figura lontana dai riflettori, ma sempre presente quando sul campo si gioca una partita di calcio. Il Torneo internazionale di Abano, anche quest'anno, ne è un aggregatore imponente.

Sul campo, provenienti dai Paesi più disparati, ci sono i talentini in erba che potrebbero diventare i giocatori del futuro: all'osservatore spetta il compito di riconoscere e segnalare, ai procuratori o direttamente alle società, coloro che ritiene abbiano più o meno solide prospettive di professionismo. E chi opera in questo campo spesso preferisce rimanere in seconda fila, lontano da occhi indiscreti: un osservatore non si muove come un direttore sportivo, né tantomeno come un calciatore.

È sempre meglio mantenere una sorta di anonimato, cercare di passare come “uno qualunque” per poter svolgere il proprio lavoro senza dare nell’occhio.

Ieri pomeriggio, nel mezzo delle tribune dello stadio di Monteortone, a guardare il Torneo di Abano c'era anche un ex calciatore, Claudio Sclosa. I suoi anni da calciatore in Serie A se li è fatti, eccome, soprattutto alla Lazio tra il 1988 e il 1994, ma non è diventato uno di quei calciatori che chiunque riconosce per strada. Qualità fondamentale: era ad Abano come capo degli osservatori nazionali della Juventus.

Le caratteristiche. L'osservatore è “uccel di bosco”, si gestisce il lavoro e i suoi ritmi, trascorre settimane e settimane a viaggiare dietro a tornei, partite, allenamenti e amichevoli. Quando assiste ad una gara, sa sempre quello che vuole vedere, perché a guidarlo nelle sue valutazioni è sempre e solo una cosa: la filosofia di gioco. Un giocatore giovane, tanto più se ha 13 anni come quelli che corrono ad Abano, non è “promettente” in sé e per sé. Ogni società, ma tendenzialmente ogni nazione, ha la sua filosofia: l'osservatore del Paris Saint Germain o dell’Ajax cercherà il giocatore qualitativamente più valido, quello che potenzialmente ha caratteristiche tecniche e di tecnica di gioco migliori. L'osservatore dell’Inter o del Palermo, e in generale della scuola calcistica italiana, andrà alla ricerca dell'elemento che può già adesso far vincere il campionato, quello che può dare un risultato immediato, e quindi fisicamente è sopra ai compagni. Ognuno, con la sua scuola di pensiero, vede e interpreta il calcio come ritiene giusto.

E quando parte la segnalazione, la scommessa è giocata: solo il tempo dirà se la puntata sarà stata fruttuosa o meno.

Francesco Cocchiglia

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