L’ultimo dribbling di Ferruccio Mazzola

Si è spento a 68 anni: figlio del grande Valentino, legò il suo nome al Venezia
Di Michele Contessa
Ferruccio Mazzola, fratello di Sandro, esce dal campo alla fine del derby Lazio-Roma, in un'immagine del 15 novembre 1970. ANSA
Ferruccio Mazzola, fratello di Sandro, esce dal campo alla fine del derby Lazio-Roma, in un'immagine del 15 novembre 1970. ANSA

VENEZIA. «Noi siamo gente di calcio, noi a calcio dobbiamo giocare: non siamo nati per tenere il pallone in mano»: Ferruccio Mazzola lo ripeteva spesso, e non poteva essere altrimenti per il figlio di Valentino, ritenuto da molti il più grande calciatore italiano del secondo dopoguerra. Ferruccio Mazzola si è spento ieri mattina, a Roma, aveva compiuto 68 anni il primo febbraio e da un paio era ammalato. Mazzola è il cognome di una delle grandi famiglie del calcio italiano, anche se troppo spesso il giovane Ferruccio veniva identificato come il “figlio di Valentino” oppure il “fratello di Sandro”.

Un altro pezzo di storia del calcio veneziano e veneto, dunque, è scomparso ieri mattina nella capitale. Ferruccio uno dei pochi ad essere stato prima giocatore e poi allenatore dei neroverdi, conoscendo in trincea il travaglio della fusione orchestrata da Maurizio Zamparini nel 1987. Ferruccio Mazzola, nato a Torino l’1 febbraio 1945, arrivò giovanissimo al Venezia, nell’estate del 1965, proveniente dal Marzotto Valdagno dove l’Inter l’aveva mandato in prestito. I neroverdi di Armando Segato erano in serie B, Ferruccio Mazzola, diede il suo contributo alla promozione nel massimo campionato con 6 reti in 26 presenze. Un arrivo che fece sognare i tifosi del Venezia, molti dei quali non avevano dimenticato le gesta del padre. “Mazzolino”, un’ala destra esile, ma in possesso di grande tecnica, rimase in neroverde anche l’anno successivo in serie A, segnando 7 reti in campionato e due in Coppa Italia contro Milano e Atalanta. Dal Venezia andò al Lecco, poi seguirono Lazio (dove vinse nel 1969 il secondo campionato di serie B), Fiorentina, ancora Lazio nel biennio d’oro con Maestrelli in panchina (scudetto nel 1973-1974 e secondo posto). Chiuse la carriera italiana al Sant’Angelo Lodigiano, poi provò l’esperienza in Canada con gli Edmonton Drillers.

In carriera ha vinto anche una Coppa delle Alpi nel 1971 e un campionato Under 23 nel 1973-1974, entrambi con la Lazio. In pochi sanno che fu proprio Ferruccio a convincere il fratello Sandro, più vecchio di due anni e mezzo, a non abbandonare il calcio per la pallacanestro, sotto pressione per le grandi aspettative dettate dal cognome che portava. Dal campo, poi passò alla panchina. Ferruccio Mazzola iniziò con il Cinthia Genzano, i risultati migliori li ottenne alla guida di Siena e VeneziaMestre con cui vinse due campionati di serie C/2. Ha allenato anche Spal, Perugia, Spezia, Alessandria, Modena e Aosta. Negli ultimi anni si era dedicato a seguire i ragazzi: prima come osservatore delle giovanili del Treviso (per un anno), poi della Borghesiana, il quartiere della capitale dove era andato a vivere. Nel 2004 ha pubblicato il libro “Il terzo incomodo”, in cui denunciava l’uso di sostanze dopanti nel mondo del calcio degli anni Sessanta e Settanta, prendendo di mira soprattutto Inter, Lazio e Fiorentina. Il Venezia ha inoltrato domanda in Lega per poter giocare domenica con il lutto al braccio nella partita casalinga contro il Savona. I funerali di Ferruccio Mazzola si svolgeranno questa mattina, alle ore 11, nella chiesa di San Luca, a Roma.

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