Magaye Seck dal Senegal a Padova con la passione del grande basket

Arrivato al Petrarca a 15 anni, dove è stato adottato e formato, a 18  ha conquistato il suo primo titolo in A/2 con il Derthona Tortona 

PADOVA. In uno scatto che lo ha immortalato dopo la vittoria della Supercoppa Italiana è sembrato di rivedere Michael Jordan in una foto celeberrima, mentre stringeva a sé il Larry O’ Brien Trophy quando vinse il suo primo titolo Nba. Anche se lo sguardo di Magaye Seck era più di incredulità rispetto al volto frammisto di commozione e sofferenza di sua maestà “Air Jordan”.

Ma “Maga”, come tutti lo chiamano, è un ragazzo di soli 18 anni, nonostante sia alto due metri e possa vantare un fisico scultoreo. È arrivato a Padova tre anni fa per giocare a basket. Il Petrarca lo ha cresciuto nel senso letterale del termine. Sabato scorso, Seck ha vinto la finale della Supercoppa Old Wild West di Serie A/2 con il Derthona Tortona, segnando anche dalla lunetta nella finale dell’Allianz Cloud di Milano contro Torino (81-84). «È un bell’inizio per un giovane al primo anno di A/2», afferma Seck, «a Tortona mi trovo bene, ho incontrato bravi allenatori e compagni di squadra super. È il proseguimento ideale di quanto stavo già vivendo in precedenza, anche se Padova mi manca molto: è la mia seconda famiglia e resterò legato per sempre alle persone che mi hanno cresciuto».

Qualche passo indietro. Maga vive con la famiglia a Thiès, una cittadina della regione omonima in Senegal. Ha 12 anni quando prende per la prima volta in mano una palla a spicchi. Vieux Diouf, un signore che abitava nel suo quartiere, lo nota e gli propone di provare con il basket introducendo alla Seed Academy, la prima accademia sorta in Africa che coniuga studio e pallacanestro. Ma c’è anche qualcun altro che vede quel diamante grezzo di Seck. Si tratta di Abramo Mbaye. È un amico di Piermario Liviero, ex presidente del Petrarca, che viene contattato e decide di portarlo a Padova.

Non che Maga se la passi male a Thiès: papà “Mama” fa il tassista e riesce a mantenere la famiglia, mentre la mamma Adama Djallo lo svezza con l’aiuto dei parenti. Il suo è un gruppo familiare allargato. Accanto ha anche una sorellina, Nogaye, e un fratellino, Cheikhou Gary. Per il giovanissimo Seck, l’Italia è un sogno che si realizza e non ci pensa due volte a prendere l’aereo. «Andare via da casa a 15 anni non è stato facile», racconta, «i miei genitori mi dicevano che sarebbe stato difficile, ma alla fine erano felici che andassi in Italia. E poi a Vicenza c’era già mia sorella Fatou Gary. Quando sono arrivato a Padova, ho trovato una nuova famiglia pronta ad accogliermi».

Viene adottato da Nicola Pauletto e Michela Pagnin, allenatore e istruttrice del Petrarca, vivendo con loro sotto lo stesso tetto. «Mi hanno insegnato tutto: dalla lingua italiana, all’essere un giocatore dentro e fuori dal campo. In pratica a diventare grande. Siamo diventati una famiglia». Seck abita a Padova, ma i primi due anni li gioca in prestito all’Oxygen Bassano, assieme agli altri petrarchini Marco Borsetto, Lorenzo Bovo e Giovanni Ragagnin, laureandosi vicecampione italiano Under 16 Eccellenza nel 2017 e approdando ai quarti delle Finali Nazionali con l’Under 18 Eccellenza nel 2018. La scorsa stagione indossa la maglia dell’Under 18 del Petrarca e del Guerriero Padova in C Gold divenendo grande amico del capitano Davide Andreaus («Lo considero un fratello»), facendo impazzire avversari e tifosi con le sue schiacciate ad altezza siderale. L’atletismo è il suo marchio di fabbrica. Altro tratto che lo accomuna a Jordan... Sono anni in cui Maga da buon musulmano osserva la legge del Corano, tenendo fede al tempo stesso anche agli impegni sportivi. «Prego ogni giorno», confessa, «ma il Ramadan non lo posso praticare quando gioco. Ho sempre cercato di recuperare quando finiva il campionato».

Torniamo al presente per saltare al futuro. A Tortona, Seck condivide l’appartamento con un altro giovane compagno di squadra. Intanto, frequenta una scuola professionale, dove studia meccanica. «Anche se mi piacerebbe diventare un preparatore fisico. Se tornerò a Padova? La mia casa è sempre lì…». —

 

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