Mandorlini, anno zero «Padova, crediamoci e il modulo di Sullo mi farà tornare in alto»

Il centrocampista figlio d’arte vuole riprendersi dal tempo perduto «Ho sofferto tanto a rimaner fuori. Mio padre qui? Mi sarei adeguato» 

L’intervista



Il figlio d'arte è pronto a riprendersi il tempo perduto e a fare la sua parte. Perché Matteo Mandorlini, 30 anni, centrocampista, primogenito di Andrea, grande giocatore dell'Inter in passato e apprezzato allenatore (ora fermo, avendo ancora un anno di contratto con la Cremonese, da cui è stato esonerato nel novembre 2018), smania dalla voglia di rifarsi e ottenere la rivincita sulla sfortuna. Quella cattiva sorte che, l'anno scorso, gli si è accanita contro, sotto forma di rottura del crociato del ginocchio sinistro, durante un allenamento alla Guizza. E che, di fatto, lo ha tenuto lontano dai campi di gioco per l'intero campionato di Serie B, con una sola presenza all'attivo. È la quarta stagione di fila per lui in biancoscudato, un record personale, ma la fedeltà al Padova è stata una scelta professionale precisa. «Vengo da un’annata particolare e difficile, dove ho sofferto tanto stando fuori», premette. «Sono carico e mi riprometto di dimostrare che ci sono e ho ancora tanto da dare».

DA NUOVO A VECCHIO

«Mi sono spalmato il contratto già nel precedente campionato (a gennaio, ndr), sino al 30 giugno 2020. Sono contento che la società e il direttore abbiano avuto stima in me (12 mesi fa si era parlato di un possibile trasferimento, eppure il romagnolo è rimasto). Riparto con il pensiero fisso di dare il massimo da qui in avanti. È come un'annata zero, è cambiata la proprietà, è cambiato lo staff tecnico, sono cambiati molti giocatori. Paradossalmente, è un po’ come la situazione in cui mi trovai al primo anno, con Brevi». «Si fa presto a passare da uno dei nuovi a uno dei vecchi del gruppo, il calcio è incredibile, ma mi fa piacere ripartire da qui, perché a Padova, appena arrivato, mi sono sentito bene e a casa, e spero di rimanerci ancora a lungo. Ho ricevuto molto da questa piazza, in effetti, e conto di poter dare altrettanto per riprenderci ciò che avevamo ottenuto».

GIRONE EQUILIBRATO

Venendo al campionato di C, che cosa si aspetta? «Ci attende un girone B assai equilibrato, dove 6-7 squadre lotteranno per i primi posti. Noi partiamo con la testa giusta, sapendo che sarà un torneo complicato ed equilibrato. Credo che questo Padova abbia le carte in regola per poter dire la sua da tutte le parti». E il derby iniziale in casa della Virtus Verona? La proprietà e Sogliano hanno chiesto di vincere la prima partita... «È il pensiero di tutti, per poi prendere i 3 punti anche in quella successiva e in quella dopo. Sarà una gara difficile, meglio affrontarla subito, così ci caliamo in fretta nella realtà del campionato, perché giocare contro il Padova è motivo di orgoglio per tutti. Faranno la partita della vita, avranno il coltello fra i denti, ma noi dovremo avere la testa giusta, e non solo in questa sfida, altrimenti rischiamo».

QUASI CON PAPà

Sogliano lo ha ammesso candidamente, ma se i biancoscudati fossero rimasti in B, le probabilità che fosse proprio papà Andrea ad allenarli sarebbero state molto alte. Ci ha mai pensato? «Ho vissuto questa cosa praticamente da esterno, perché alla fine a mio padre non è giunta nessuna chiamata. Ci siamo sempre confrontati, come per dire “cosa avresti fatto se ti avessero affidato il Padova?”, però di concreto non c'è stato nulla. Conoscendolo, e sapendo l'affetto, ricambiato, che lo lega a questa realtà, credo che sarebbe stato contento di venire. Se fosse arrivato, mi sarei dovuto adeguare, comportandomi come sempre da professionista».

IL MODULO

«Mister Sullo a proposito di 3-5-2 è sicuramente tra i più preparati, visto che è stato per anni con Ventura. Questo sistema l'ho sempre fatto, giocavo in un centrocampo a tre sia a Brescia che a Pordenone con Tedino, ma pure qui con Brevi e Bisoli. Penso sia il modulo più congeniale per me e per le caratteristiche della squadra». Il 6 sarà il suo numero di maglia e oggi salterà l'amichevole con il Delta Porto Tolle, ma nessun problema, «da martedì torno a disposizione perché voglio esserci a Verona». Forza Matteo, la tua voglia di riscatto è quella di un'intera città. —

Riproduzione riservata © Il Mattino di Padova