Morandi torna a giocare con Giorgia nel cuore «Continuo la sua battaglia grazie alla Onlus»

SELVAZZANO
Quando a soli 32 anni si ha già una vita che assomiglia a un voluminoso romanzo, vuol dire che probabilmente le cicatrici che si portano addosso non sono poche, e che anzi sono già molte le battaglie che hai dovuto combattere. No, non è un portiere come tutti gli altri quello che lo Janus Nova, girone C di Promozione, una decina di giorni fa ha ingaggiato per sopperire all’infortunio del titolare: Federico Morandi è un calciatore con tante storie dolorose e incredibili alle spalle, con l’impressione - anche poco velata – però che tutte poi abbiano avuto un loro senso, come dei cerchi che si chiudono.
Morandi è un portiere classe ’86 nato ad Arzergrande, cresciuto nel Vicenza e che ha visto la sua carriera evolversi tra Eccellenza e Promozione, fratello gemello di Roberto che oggi gioca nell’Abano. Ed è in Promozione con la maglia del Vigodarzere nel 2012 che Federico inizia la sua personale guerra col destino: un involontario scontro di gioco contro l’Altopolesine a Castelmassa rischia di ucciderlo. Una ginocchiata in mischia manda Federico ko, con immediato ricovero al vicino ospedale di Trecenta, dove però i medici non riscontrano nulla e lo rimandano a casa. Il dolore però continua a essere forte e allora viene ricoverato nell’ospedale di Piove di Sacco, dove a distanza di giorni la milza ha una violenta emorragia e solo un intervento d’urgenza lo salva. Un sospiro di sollievo che però dura poco: un mese più tardi infatti Federico perde la madre Rosetta per un tumore, con il buio che piomba nella sua vita.
Ma da lì Federico ha saputo ripartire e su quel prato di Castelmassa, dove rischiò la vita, riuscì a tornarci un anno esatto dopo da migliore in campo, dedicando la vittoria alla madre. Ma i conti col destino non erano ancora chiusi. Due anni dopo infatti arriva Giorgia. Una piena felicità che però dura un attimo: dopo poco Giorgia Libero scopre di avere un linfoma a soli 20 anni e per Federico, spinto dall’amore, comincia al suo fianco una nuova battaglia. Una storia quella di Giorgia che commuove mezza Italia per la forza d’animo con cui questa ragazza ha affrontato due anni di malattia, raccontando sui social a migliaia di persone i passi del suo percorso, con l’intento di dare un messaggio di coraggio a chi soffriva del suo stesso male e di sensibilizzare i giovani alla prevenzione.
«Giorgia alla fine ci ha lasciati nell’agosto 2016, è stata una ragazza fantastica che anche nei momenti più duri ha sempre avuto il sorriso sulle labbra, dimostrando un coraggio e una determinazione incredibili», ricorda Federico, «e dopo un mese è stato naturale per me, la sua famiglia e i suoi amici creare una Onlus in suo nome. Tramite eventi che hanno coinvolto il Calcio Padova, la Tribuna Fattori, l’Associazione Morosini e giocatori di Serie A abbiamo raccolto 24 mila euro destinati a un progetto di ricerca contro i linfomi. Ora siamo al fianco di Admo per sensibilizzare sulla donazione del midollo, che di fatto è l’ultima speranza per chi soffre della malattia che aveva Giorgia».
Ma quando tutto sembra tornare alla “normalità” ci pensa il calcio a regalare anche un sorriso: «Da romanisti sfegatati io e mio fratello l’anno scorso siamo andati alla partita d’addio di Totti, a fine gara il capitano calcia in tribuna lo storico ultimo pallone della vittoria e riesco a prenderlo proprio io, con qualcuno che lassù certamente me lo ha fatto arrivare. Infine sono felice di essere tornato a giocare in una bella società come lo Janus, ironia del destino il mio esordio è stato proprio contro il Torre di due grandi amici di Giorgia come Diego Tono e Alberto Mantovani che con me hanno fondato la Onlus, per il ritorno sarebbe bello poter dedicare a lei la partita». —
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