Oh Diaw! Dieci cose da sapere sull’uomo copertina del Cittadella

Papà senegalese, ma lui l’Africa non l’ha mai vista. L’idolo da bimbo? Cissè. Ha lavorato anche da magazziniere. Ma il suo segreto oggi si chiama Celeste
PRANDI - FOTOPIRAN - CITTADELLA- CITTADELLA HELLAS PRIMO TEMPO.DIAW
PRANDI - FOTOPIRAN - CITTADELLA- CITTADELLA HELLAS PRIMO TEMPO.DIAW

CITTADELLA. L’uomo copertina è lui. I suoi gol (5 in 7 giornate, 3 nelle ultime 3) hanno consentito al Cittadella di ritirarsi su dopo un avvio di stagione traumatico. Ma chi è Davide Diaw? Ecco dieci cose da sapere.

1 IL NOME. Sul primo nome non ci sono incertezze: Davide. Il secondo, Djily, suona talmente simpatico da sembrare un soprannome, tant’è che capitan Iori ha lanciato la moda di chiamarlo così. È sulla pronuncia del cognome che ancora ci si arrovella. Quella corretta sarebbe “Giau”, ma lui per primo non ci bada perché ormai le ha sentite tutte, da “Diav”, all’italiana, come capitava ai tempi di scuola, a “Diou”, all’inglese.

2 RAZZISMO. Il padre è di origini senegalesi, ma lui in Africa non è mai stato. Friulano doc, di Cividale, ha 27 anni, la pelle bruna e le idee chiare: «Io non ho mai avuto problemi. Ma il razzismo esiste, negli stadi e fuori. Ed esistono l’intolleranza e la paura verso chi arriva da altri paesi. La strada per eliminare i pregiudizi è lunga, ma bisogna percorrerla».

3 L’IDOLO. L’attaccante a cui si ispirava da bambino? Il franco-ivoriano Djibril Cissé, vincitore della Champions League con il Liverpool nel 2005. «Per le sue qualità tecniche, e per il suo essere un personaggio».

4 IL TRIANGOLO NO. L’altro idolo era il primo Ronaldo, il “Fenomeno” brasiliano, di cui copiò il look. «Eh sì, all’epoca dei Mondiali in Corea anch’io mi ero fatto il triangolino in testa, e non credo mi stesse bene. Ma da ragazzo sono stato pure biondo e con le treccine rasta».

5 MAGAZZINIERE. Prima di sfondare nel calcio ha lavorato come magazziniere, «nella catena di negozi di un amico, quando giocavo in Eccellenza. Lo aiutavo a scaricare furgoni. Su questa storia si è ricamato un po’ su, perché in realtà è durata un paio di mesi, ma quell’esperienza mi ha aiutato. E poi non è detto che non ricapiti...».

6 LA CHIAMATA. Stagione 2015-2016, segna 13 gol in 26 partite in Serie D, col Tamai. Gli valgono l’approdo all’Entella, fra i cadetti. «Avevo 24 anni e non avrei mai pensato al salto di due categorie in un colpo solo: la Serie B era un sogno ».

7 MATURAZIONE. Al calcio che conta è giunto tardi. «Ma è colpa mia. Se sono arrivato a questa età in B significa che prima ho sbagliato qualcosa. Ma non ho rimpianti e penso a sfruttare il presente e il futuro, perché il passato non si può cambiare».

8 DESTINO. Contro il Citta il suo primo centro da “prof”, il 30 dicembre 2016, con una zampata ravvicinata. Peraltro colpì i granata anche nella sfida di ritorno.

9 AMMONIZIONI. Quale calciatore del Citta è entrato per primo nella lista dei diffidati? Ti attenderesti un difensore o un incontrista del centrocampo. Errore. Perché il primo è stato lui, che, come dice Venturato, «è un giocatore impetuoso e di impatto fisico».

10 CELESTE. Il suo vero segreto? Sua figlia, di due anni. L’ha trasformato. «Celeste, la mia bimba, mi dà motivazioni in tutto quello che faccio. Vanessa, la mia compagna, dice che sono un orso, ma che con lei divento orsacchiotto. Ma è normale che con mi figlia sia tenero, no?». —

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