Calcio Padova, Bortolussi e Liguori schiacciano il timido Alcione
I biancoscudati dominano l’incontro e giocano per 70 minuti con l’uomo in più. Decimo successo in trasferta su 11 gare
![Padova Calcio vince contro Alcione Milano (Foto Editoriale Report)](https://images.mattinopadova.it/view/acePublic/alias/contentid/1goqchpgg2tiwftimnn/0/onecms_1gopr9vf0flegb24ubu-jpg.webp?f=16%3A9&w=840)
Tra i tanti record di questo Padova, ce n’è uno che è il più bello di tutti: i successi fuori casa.
Sul campo imperfetto di Sesto San Giovanni è arrivata la vittoria in trasferta numero 10, su 11 gare lontano dal Santo. Leggetela anche così: su 33 punti fuori casa disponibili, il Padova ne ha presi 31.
Una squadra pigliatutto che, quando gioca con la colonna sonora dei cori ultras, diventa una macchina inarrestabile. Fuori dall’Euganeo c’è questa magia che è attaccamento alla maglia, dimostrazione di potere, orgoglio già da quando arrivi con il pullman.
“Si muove la città”, cantava Lucio Dalla nella “Sera dei miracoli”. E il Padova va in trasferta così, si porta dietro la città più profonda, quella legata alle gesta di un eroe come Nereo Rocco, una città che da troppo tempo aspettava il ritorno di un nuovo eroe, e adesso che è arrivato dalla provincia bergamasca, Matteo appare proprio come il significato ebraico del suo nome: “Dono di Dio”.
Dopo una settimana di gufate, il Padova torna a vincere nel modo in cui sa: conquistando il dominio del gioco, disponendo le sue trame offensive fatte di inserimenti esterni e triangolazioni strette, trovando il gol e poi gestendolo con attenzione, pronta a chiudere la pratica in modo definitivo. Così è successo domenica 19 gennaio, anche se così a volte non ci è riuscito e anche domenica, a dirla tutta, nei venti minuti finali si poteva soffrire un po’ meno.
La rete del “tutti a casa” è venuta nei minuti di recupero, magari si fosse sbagliato un po’ meno prima sarebbe stato meglio. Gli errori, sia chiaro, ci stanno sempre: è che a volte vengono per leggera mancanza di rabbia, quella che ti porta a fare a pezzi la preda ferita.
Partenza lenta, poi la svolta
L’Alcione si presenta con la maglia arancione e la quarta posizione in classifica: squadra rivelazione, il futuro di Milano. E parte forte.
Diciamo che il Padova lascia fare due minuti, tipo introduzione dei pezzi dance degli anni Ottanta. Poi prende il comando del gioco e non lo molla più.
Crisetig e Fusi si tengono stretti il centrocampo; Varas, Bortolussi e un Liguori destinato a crescere nel finale, fanno impazzire l’arcigna difesa lombarda. Le cose cambiano dopo venti minuti: idea di Capelli e Bortolussi, palla a Fusi che entra di forza in area di rigore, punta dritto il portiere ma alle sue spalle Stabile lo mette giù.
L’ottimo arbitro Renzi è lì vicino, rigore ed espulsione inevitabili. Bortolussi si presenta sul dischetto con tutta la grinta del mondo. Aspetta il fischio e apre sulla destra lasciando andare una sventola imparabile. E qui le cose cambiano.
Il Padova tiene l’Alcione per il collo, peccato che non abbia la rabbia del serial killer e non lo stritoli subito. Poi botta di Fusi respinta, e ci prova Capelli con una sua penetrazione e tiro, ma niente.
La forza dei cambi
Se c’è una cosa potente di questo gruppo, è la capacità di girare gli uomini con i cambi senza diminuire la forza collettiva.
Dopo un paio di occasioni per raddoppiare sui piedi di Varas, sempre imbeccato da un sontuoso Bortolussi, mister Andreoletti toglie gli ammoniti Fusi e Varas per mettere Bianchi e Russini. E poi lo stesso Mattia per mettere nella battaglia Spagnoli, oltre a Kirwan per Capelli. Che gruppo fantastico di 17/18 titolari.
È vero che l’Alcione, dopo aver resistito al tracollo, negli ultimi 20 minuti getta il cuore oltre l’ostacolo per tentare l’impresa, ma a parte un tiro dal limite respinto da Fortin, dalle nostre parti non succede nulla. Dalle loro invece Liguori si sveglia da leone, manca un rigore in movimento all’89 (ma bravissimo il portiere Bacchin) e finalmente nel recupero raddoppia: lo lancia Spagnoli, in area fa sedere portiere e difensore e la infila bene.
Poi esulta da gladiatore sotto la curva dei nostri tifosi: quella parte di città che certo non è «snob» e che del calcio ha imparato a capire anche il cuore dei suoi tanti protagonisti.
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