Padova, senti Coppola che ricorda la Coppa «Quella volta a Londra con il mister al piano»

Stefano Volpe / PADOVA
L’Europa chiude il calcio e non sa quando potrà riaprilo. Una situazione mai vissuta in epoca moderna.
L’Europa chiude il calcio e così non può che tornare in mente quando anche il Padova giocò in Europa. Un ricordo rispolverato da uno dei protagonisti di quel Padova, Maurizio Coppola, l’uomo che con il suo gol nello spareggio di Cremona regalò ai biancoscudati la Serie A nel 1994. In questi tempi di quarantena, sui social, tra gli sportivi è tutta una gara di foto e video amarcord. E così, l’ex centrocampista romano, ha tirato fuori dai cassetti una piccola perla, postando una sua foto in azione contro il Portsmouth nella fase a gironi del Torneo Anglo-Italiano 93/94.
«Un’esperienza meravigliosa», ricorda Coppola. "Giocammo due partite in Inghilterra e nonostante fosse sostanzialmente un torneo amichevole, e giocassimo di sera con un freddo cane, la prima cosa che mi viene in mente sono gli stadi pieni. Per noi fu quasi come essere in gita. Tutta la squadra, tutti insieme, in una città come Londra dove nessuno era mai stato. Facevamo grandi passeggiate in centro, poi la sera stavamo in hotel, riuniti attorno a mister Sandreani che suonava il pianoforte. Eravamo una squadra già molto coesa, ma quell’avventura fu utile anche per compattare un gruppo che a fine stagione riuscì nell’impresa di riportare il Padova in Serie A».
I biancoscudati giocarono quell’edizione del Torneo Anglo-Italiano in quanto si classificarono al quinto posto nel campionato di Serie B della stagione precedente. Quattro partite in totale, due in Italia, due oltre Manica contro West Bromwich Albion e Southend.
«E ci comportammo anche bene, sfiorammo la qualificazione alla semifinale e vincemmo in casa del Wba con un Pippo Maniero scatenato».
Dal punto di vista calcistico che partite erano?
«Senza esclusione di colpi. Mamma mia quante botte che ci siamo dati, gli inglesi menavano come fabbri e gli arbitri, abituati a quel tipo di gioco, non fischiavano nulla. La cosa ci lasciò un po’ perplessi nei primi minuti, ma una volta che capimmo l’andazzo ci adeguammo e iniziammo a pestare anche noi. Gioco molto duro ma assolutamente leale e in un clima del genere un calciatore con le mie caratteristiche si esaltava. Poi, finita la partita, si andava a mangiare assieme agli avversari, in un vero terzo tempo"».
L’albo d’oro conta molte più vittorie italiane, eravamo più forti?
«All’epoca tecnicamente sì. Era tutto il movimento più forte, visto che le squadre italiane dominavano le varie coppe europee negli anni ’90. La Serie B, di conseguenza, seguiva a ruota. Peccato abbiano soppresso la manifestazione, sarebbe interessante confrontare il livello attuale delle squadre di seconda serie inglesi e italiane. Però il Padova deve tornare in B in fretta».
Tasto dolente?
«Da morire. Tutti sanno quanto abbia il Padova nel cuore e non posso sopportare che sia in Serie C. Ma sono fiducioso anche perché è arrivato un grande dirigente come il mio ex compagno Sean Sogliano. Speriamo che si riesca a riprendere e concludere la stagione e che i biancoscudati possano combattere fino alla fine ai playoff. Avevo già programmato di venire a vedere una partita a marzo, spero di esserci presto».
Così può rivedersi con qualche suo vecchio compagno di allora. Siete ancora molto amici a distanza di più di 25 anni?
«Certamente. Abbiamo un gruppo WhatsApp dove ci sentiamo e facciamo gli auguri. C’è anche Sergio Giordani. Quel Padova era una famiglia». —
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