Padova, senti Cutolo: «Quel giorno a Verona mi offendevano Che emozione zittirli»

L’attaccante ricorda la sua grande stagione biancoscudata «La polizia postale mi chiuse facebook per le minacce»
Campionato di Calcio Serie B Bwin 2011/2012 5°Giornata Verona - 16.09.2011 Verona-Padova Nella Foto:cutolo esulta /Ph.Vitez-Ag. Aldo Liverani verona-padova2
Campionato di Calcio Serie B Bwin 2011/2012 5°Giornata Verona - 16.09.2011 Verona-Padova Nella Foto:cutolo esulta /Ph.Vitez-Ag. Aldo Liverani verona-padova2

Stefano Volpe / / PADOVA

“Aniello di Dio”, recitava uno striscione all’Euganeo. Non si vuol essere blasfemi, né si vuol correre il rischio di associare Aniello alla Pasqua.

Anche perché Aniello Cutolo non risorge solo a Pasqua nei pensieri biancoscudati. C’è spesso e volentieri, specie in questi giorni di astinenza nei quali sui social si fa la gara dell’amarcord. E nei quali compare, manco a dirlo, il suo gol al Bentegodi.

«Mamma mia che spettacolo», esclama Cutolo appena gli si ricorda quel momento. «A distanza di anni sorrido, è stato emozionante, anche divertente». Sintesi per gli smemorati: stagione 2011/12, Serie B, la corazzata Padova va in casa dell’Hellas, Cutolo è un ex e viene bersagliato di insulti, finché non trova un gol bellissimo e per esultare corre davanti alla curva del Verona portandosi le mani alle orecchie.

«Era l’unico modo che avevo per rispondere alla marea di offese che mi sono piovute addosso. E che non mi aspettavo, avendo lasciato Verona già da cinque anni seppur con una retrocessione sul groppone. Chiunque al posto mio avrebbe reagito così, rifarei tutto quello che ho fatto».

Anche il battibecco con Mandorlini subito dopo l’esultanza? Vi siete più chiariti?

«No, non ci siamo più incontrati, anche perché lui poi ha spiccato il volo verso la Serie A. Non ce l’avevo con lui e credo mi possa capire visto che entrambi siamo passionali, in questo sport si vive di emozioni e credo che anche lui abbia capito il mio momento».

La situazione poi è un po’ degenerata, è dovuta anche arrivare la Digos a Bresseo per evitare guai ulteriori.

« Sì, i giorni successivi sono stati turbolenti, la polizia postale mi bloccò il profilo facebook a causa delle minacce che mi arrivavano. C’era un po’ troppa pressione, ma a mente fredda mi resta solo il ricordo divertente ed emozionante di quella serata».

E il ricordo più bello dei suoi due anni a Padova?

«Quello, ma in generale direi tutti i derby. L’anno successivo segnai una doppietta a Vicenza e poi un altro a Verona, ma esultai in maniera più pacata».

E il gol più bello?

«Oltre a quelli già citati direi uno alla Reggina sotto l’incrocio dai 25 metri e quello al Brescia in un anticipo serale. Euganeo pieno, parto in slalom e ne metto a sedere cinque. Ogni tanto vado a riguardarmi i miei gol con il Padova e mi emoziono ancora».

Cosa ha rappresentato Padova per lei?

«Una piazza che ho nel cuore. Ho ricevuto un affetto incredibile e credo di aver dato in cambio qualcosa. Dopo Crotone sarei potuto salire in Serie A, ma mi arrivò la proposta del Padova e non seppi dire di no. Una squadra e una città che mi avevano sempre affascinato, per il progetto biancoscudato ho rinunciato alla Serie A ma sono felice, anche se con la squadra che avevamo il primo anno è stato un delitto non essere promossi».

A 37 anni è ancora protagonista in C con l’Arezzo, il segreto?

«Curare il fisico, divertirsi e aver trovato l’ambiente giusto. L’anno scorso mi allenava Dal Canto e ogni tanto parlavamo del Padova».

E invece sa chi allena adesso il Padova? Lei sarebbe perfetto per Mandorlini.

«Tecnicamente lo credo anche io. A livello caratteriale non lo so. Però è un grande allenatore e sono felice sia a Padova. Mi piacerebbe molto tornare a giocare all’Euganeo da avversario e salutare tutti i tifosi che mi hanno voluto bene». —

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