«Per oltre vent’anni io e Papa Wojtyla assieme sugli sci»

L’emozione di Lino Zani: «Ho sciato con un Santo anche adesso è sempre con me. Mi ha salvato due volte»
L'ex maestro di sci Lino Zani con Papa Giovanni Paolo II durante una escursione in montagna. Uno sciatore ''bravissimo'', con un grande vigore fisico, ''entusiasta'' tutte le volte che con una fuga in incognito dalla ''prigione'' del Vaticano poteva godere di qualche ora sulle amatissime cime montuose per abbandonarsi allo sci ma anche a intensi momenti di preghiera e raccoglimento. E che, anche se non lo fece vedere, ''in cuor suo si arrabbio''', quella volta che il presidente della Repubblica Sandro Pertini divulgo' la notizia della sua vacanza di tre giorni sull'Adamello, costringendolo quindi a dover lasciare gli agognati ghiacciai. Ricorda cosi' Giovanni Paolo II, Lino Zani, ex maestro di sci e alpinista, l'uomo che ebbe il privilegio, nel luglio dell'84, di guidare il Papa, neo beato, nella ormai celebre fuga sull'Adamello insieme al presidente Pertini e poi da allora, fino al '96, quando Wojtyla smise di sciare per la rottura di un femore, nelle fughe, rivelate solo di recente, del martedì sui monti dell'Abruzzo. ANSA/UFFICIO STAMPA +++EDITORIAL USE ONLY - NO SALES+++
L'ex maestro di sci Lino Zani con Papa Giovanni Paolo II durante una escursione in montagna. Uno sciatore ''bravissimo'', con un grande vigore fisico, ''entusiasta'' tutte le volte che con una fuga in incognito dalla ''prigione'' del Vaticano poteva godere di qualche ora sulle amatissime cime montuose per abbandonarsi allo sci ma anche a intensi momenti di preghiera e raccoglimento. E che, anche se non lo fece vedere, ''in cuor suo si arrabbio''', quella volta che il presidente della Repubblica Sandro Pertini divulgo' la notizia della sua vacanza di tre giorni sull'Adamello, costringendolo quindi a dover lasciare gli agognati ghiacciai. Ricorda cosi' Giovanni Paolo II, Lino Zani, ex maestro di sci e alpinista, l'uomo che ebbe il privilegio, nel luglio dell'84, di guidare il Papa, neo beato, nella ormai celebre fuga sull'Adamello insieme al presidente Pertini e poi da allora, fino al '96, quando Wojtyla smise di sciare per la rottura di un femore, nelle fughe, rivelate solo di recente, del martedì sui monti dell'Abruzzo. ANSA/UFFICIO STAMPA +++EDITORIAL USE ONLY - NO SALES+++



Ventuno anni accanto a un Papa poi divenuto santo, accompagnandolo sugli sci tra i ghiacciai dell'Adamello o sul Gran Sasso, ma anche in lunghe passeggiate tra preghiere e la contemplazione della natura. Lino Zani oggi ha 62 anni, ma dal 1984 al 2005 è stato amico di Karol Wojtyla, una figura quasi inseparabile in quella necessità di Giovanni Paolo II di fondersi con le nostre montagne, fossero Alpi oppure Appennini, passando dalla neve ai colori tipici dell'estate italiana in alta quota. Bresciano, maestro di sci, alpinista, organizzatore dell'Alpirod (gara con slitte trainate da cani entrata nel mito della disciplina, ndr) ha avuto la possibilità di scalare l'Everest, raggiungere il Polo Nord e il Polo Sud e, ovunque è andato, portare una croce benedetta dal Papa, perché quella era la sua volontà. «Se dovessi definire Wojtyla in poche parole, direi che era una persona mistica cui piaceva scherzare, vivere e donare una parola a tutti coloro che incontrava» ha raccontato Lino Zani alla conviviale del Panathlon di Mestre, «un uomo di grande semplicità, che amava i momenti in cui poteva chiudersi in meditazione e preghiera stando anche solo, seduto su un sasso in alta quota. Non posso scordare le messe celebrate al mattino nel nostro rifugio». Il loro è stato un incontro inaspettato. La famiglia di Zani gestiva a oltre 3.000 metri di quota il rifugio ai Caduti dell'Adamello. Un luogo aspro, teatro della “Guerra Bianca” durante il primo conflitto mondiale, e dove ancora oggi i segni di quegli scontri nelle nevi perenni sono evidenti. Un luogo al tempo stesso silenzioso, dove nel 1984 nacque questa amicizia. «Fummo contattati dalla Santa Sede perché il Papa voleva trascorrere una breve vacanza tra quelle montagne» prosegue il racconto di Zani, «in poche settimane tutto si concretizzò, e a metà luglio arrivò in elicottero dopo un volo di Stato da Roma a Verona. Doveva essere una cosa segreta, ma alla fine sbarcò con l'allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini, che all'ultimo si aggiunse, e nel giro di mezza giornata, tra situazioni incredibili, tutto il mondo venne a sapere che erano da noi». Una presenza sempre discreta, quella di Wojtyla al rifugio, ripetuta nel tempo e iniziata con l'ilarità del pranzo in cui la madre di Zani cucinò gli strozzapreti per tutti. «La sua presenza era sempre qualcosa di speciale, non faceva mai pesare nulla» aggiunge la guida personale di Giovanni Paolo II. «Diceva sempre: “bisogna saper rinunciare e tornare indietro quando si raggiunge la cima”. Io ero un cristiano sui generis e ha saputo rimettermi sulla strada giusta. Facevo il maestro di sci, le fidanzate cambiavano, e ogni volta mi diceva di mettere la testa a posto. Ha pregato molto per me, e so che mi ha anche salvato due volte la vita: quando sono caduto in un crepaccio di 22 metri e dopo un gravissimo incidente stradale, quest'ultimo la sera che lui entrò in ospedale per l'ultima volta. Era un compagno sugli sci ma anche spirituale. Oggi, ovunque mi possa trovare nei luoghi in cui siamo stati assieme, lo sento accanto e che mi segue. Ha riempito il mio cuore».

Ogni martedì, quando non era impegnato, Wojtyla di nascosto era assieme a Zani, e magari solo il capo della sua sicurezza. Sciava o camminava, ma non si faceva problemi a farsi avanti tra la gente. «Se passavamo per una malga entrava per assaggiare i formaggi, e gli piacevano molto» ricorda Zani, «conosceva i limiti dell'uomo e ripeteva: “guarda che la fede la trovi ovunque, e dove c'è amore c'è fede”. Praticava il Telemark, quindi sapeva sciare anche se nelle rotazioni a volte faticava, ma scendeva da tutte le piste. Eravamo due montanari, amava il bello e il creato. Alla fine ho vissuto ventuno anni accanto a un santo...». —



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