Calcio Padova, un’impresa straordinaria con il timbro del bel gioco

Il ritorno del Padova in serie B, dopo sei anni di attesa, è un molto umano atto di giustizia e un universale riconoscimento del merito. Infatti non solo i biancoscudati hanno vinto il girone A, ma sono l’unica squadra ad avere realizzato 86 punti, una quota inarrivabile per le due capolista degli altri gironi.

È vero, la promozione è arrivata solo all’ultimo tuffo ed è stata determinata dall’inopinata sconfitta del Vicenza, a Verona, quando mancavano tre turni alla fine. Ma non considerare il dominio quasi assoluto del Padova sarebbe fuorviante. Non solo è stato sempre davanti, eccetto che per una giornata, ma ha anche espresso distacchi fino ad undici punti sul Vicenza, suo unico e qualificato contendente.

Padova in serie B, Padovan: "Giustizia e merito"

La promozione è storica per molte ragioni, ma due s’impongono su tutte. La prima: il Padova non era tra le favorite perché praticamente ha affrontato la stagione senza fare mercato. La seconda: la squadra era stata affidata a un giovane allenatore – Matteo Andreoletti – che era solo alla sua terza esperienza in categoria. Aveva fatto benissimo a Sesto San Giovanni, piazza periferica rispetto al lignaggio della serie C, male a Benevento, che invece cercava un’immediata risalita.

Solo la perspicacia del direttore sportivo Massimiliano Mirabelli, ex Inter e Milan, ma formatosi nei campi roventi del Sud, ha portato alla scelta felice, anche se accompagnata, almeno all’inizio, dallo scetticismo quasi generale. Mirabelli ha avuto ragione sia perché Andreoletti ha vinto, sia perché ha fatto giocare il Padova come una grande. Ciò che deve essere sempre.