Quando a Modena il manager fece un progettone senza gloria

MODENA. Luca Baraldi è modenese, ha giocato nel Modena toccando anche la prima squadra in B, ha iniziato la sua carriera di manager presso la Banca Popolare di Modena ed è stato anche presidente del...

MODENA. Luca Baraldi è modenese, ha giocato nel Modena toccando anche la prima squadra in B, ha iniziato la sua carriera di manager presso la Banca Popolare di Modena ed è stato anche presidente del Modena nella gestione Amadei.

Lascia la sua città per Parma, che diventerà la sua nuova città, ed entra nel managment della Parmalat venendo anche toccato a livello giudiziario nel clamoroso crack del colosso di Calisto Tanzi. Lavora per il Parma al fianco di Arrigo Sacchi. Tanzi lo “presta” alla Lazio di Cragnotti per gestire la liquidazione fallimentare della società biancoazzurra. Luca Baraldi crea la partecipazione azionaria dei calciatori, ovvero quote del club al posto di quattrini dello stipendio. Non va molto bene e rientra a Parma.

Ma Modena è la sua città ed è anche la piazza ideale per riproporsi. Il Modena, retrocesso dalla A, sta tentando di riconquistare la massima serie: fallito l’assalto nel 2005-6 con Stefano Pioli in panchina, ci riprova la stagione successiva. La squadra, sempre allenata da Pioli, è una creatura di Doriano Tosi, un’istituzione a Modena per aver creato il miracolo della doppia promozione dalla C alla A con De Biasi e lo scomparso presidente Montagnani cui subentrò Romano Amadei, patron dell’Immergas ed ex datore di lavoro proprio di Tosi. Il Modena ha fior di giocatori. Solo l’attacco fa paura con Bucchi (segnerà 29 gol più un altro ai playoff), Asamoah Gyan e Colacone. Ma non funziona. Tosi esonera a malincuore Pioli e si affida a Viscidi, sfigatissimo. Solo tre partite, praticamente già vinte, ma incredibilmente perse.

Anche Tosi non ha più la completa fiducia di Amadei che, lusingato dai programmi di Baraldi che gli prospetta un salto di qualità importante del suo club e il ritorno nella massima serie, forza le dimissioni del dg affidandosi proprio a Baraldi. Il quale irrompe con idee strepitose: anche quella di un settore giovanile stile Ajax. Sul campo la ruota gira nel verso giusto: il Modena aggancia i playoff e perderà il treno per la serie A nella semifinale con il Mantova. Ancora serie B, ma Luca Baraldi può finalmente realizzare il suo progetto che dal punto di vista tecnico è legato a una figura determinante, quella di un direttore tecnico importante.

Il primo pensiero va ad Arrigo Sacchi, il secondo ad altri uomini di grido; il direttore tecnico del Modena sarà invece più semplicemente Gianni Seghedoni, vecchia gloria del calcio canarino, già con Baraldi a Parma con un ruolo nel settore giovanile. Nereo Bonato, oggi al Sassuolo, è il diesse. In panchina arriva Daniele Zoratto a capo di un’equipe che prevede anche Luigi Apolloni, tecnico specializzato in tattica difensiva, e Cesare Maestroni come istruttore degli attaccanti. Zoratto è il supervisor di uno dei Modena peggiori nonostante la presenza dell’attuale milanista Abate che non era, però, nemmeno la controfigura del giocatore attuale, di Alex Pinardi, Andrea Catellani e Salvatore Bruno.

Il faraonico progetto Baraldi viene spazzato via dal campo, le incomprensioni con Romano Amadei fanno il resto e Baraldi deve consegnare le dimissioni contestato dai tifosi. Amadei si riprende il Modena e va avanti con Bonato che ingaggia Mutti: la squadra esplode e conquista una salvezza insperata con un autentico miracolo. Come dire: un progettone finito senza gloria.(gdm)

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