Rari Nantes, l'acqua nel cuore da 110 anni

PADOVA. C'è un angolo di Padova che ieri ha compiuto 110 anni. Un'ansa, la curva di un fiume, quel corso d'acqua che è un simbolo di una città antica, costruita sulle idrovie: questo è lo scenario che accoglie una delle società sportive più antiche di Padova. Ieri sera non c'erano le folle a festeggiare la Rari Nantes Patavium, «perché tanti soci sono già in ferie, beati loro!», spiega il presidente Enzo Ceccarello, mentre brinda a questo compleanno. Oggi la Rari Nantes è un gruppo sportivo di un centinaio di persone, dalla grande tradizione, accolta nella sede storica: il parco della Padovanuoto, ammiraglia di un gruppo di impianti sportivi guidati da Gianfranco Bardelle, che ha insegnato a nuotare ad un numero imprecisato e impressionante di persone di campioni del nuoto. La Rari Nantes è ancora lì, nonostante il fallimento avvenuto negli anni Settanta e nonostante le avversità, comprese quelle meteorologiche.
Presidente Ceccarello, vuole ricordare come e quando nacque la Rari Nantes?
«I fatti raccontano che il 20 giugno 1905, nella sede della Pro-Touring sotto il volto della Corda, tra piazza delle Erbe e piazza dei Frutti, si costituisce un comitato provvisorio per dar vita alla Rari Nantes di Padova, con mandato di presentarsi al sindaco, Giacomo Levi Civita. Il comitato è presieduto da Luigi De Marchi ed è forte di circa quattrocento adesioni. È indetta un'assemblea per lunedì 17 nella sala della Gran Guardia. In quell'occasione è approvato lo statuto».
La società inizia subito ad avere un certo peso in città.
«Certo. La sede provvisoria è nello studio dell'avvocato Stoppato e le adesioni si raccolgono nella Bottiglieria Graziano all'Università. Forte dei suoi numeri, a favore dei soci il comitato ottiene dall'amministrazione comunale il ribasso del 50 per cento sulla tassa d'ingresso al bagno pubblico fuori barriera Saracinesca, di fatto alle baracche sulla riva sinistra del canale, l’attuale via Goito, che ancora ospitavano in estate più di cinquemila persone».
Proprio il bagno pubblico è al centro di un dibattito.
«Il giornale Il Veneto la chiama l'eterna questione del bagno, la realizzazione di uno stabilimento balneare e di ginnastica, questione poi destinata a trascinarsi per tutta le seconda metà del secolo. Secondo il regolamento di Annona, l'esercizio del nuoto è proibito all'interno della città, nel tratto di fiume di fronte alle porte Contarine e fuori Porta Venezia, mentre è permesso dall’1 giugno al 31 agosto, fuori porta Saracinesca, l'attuale via Goito, davanti al torrione Ghirlanda e al torrione Alicorno. Nell'estate del 1906, finalmente, il comitato ha il bagno pubblico, anche se si racconta che la prima gara di nuoto sia stata organizzata già nell'agosto del 1905, su un percorso di 500 metri e con 10 concorrenti, in una giornata di pioggia, tra il disinteresse e quasi la derisione dei pochi presenti. Fu però l'inizio di una grande storia sportiva, di nuoto e water-polo».
Quali le tappe?
«Il 25 agosto 1925, in occasione del ventennale, si disputa per la prima volta la coppa Città di Padova riservata agli operai delle industrie e delle aziende cittadine. A luglio del 1926 il presidente Francesco Marzolo chiede ai padroni e ai dirigenti appoggio nell'opera di propaganda e persuasione tra i dipendenti, affinché pratichino il nuoto e facciano proprio il motto latino mens sana in corpore sano. Seguono gare, la squadra cresce e si diffonde sempre di più la pratica del nuoto a Padova. Purtroppo, poi, arriva la guerra, che condiziona la pratica agonistica e nell'aprile del 1943 la società lamenta le difficoltà di programmare e realizzare le manifestazioni. La vita balneare della città torna normale solo nel 1946».
Ripartire, però, non fu così semplice.
«No, anzi: le presenze nel 1948 sono state 32.230, ma, dopo i danni subìti durante la guerra e non ancora eliminati completamente, lo stabilimento non è più quello di prima e la sua attrezzatura lascia molto a desiderare. Fu solo nel 1953, con Antonio Babetto, che si individuò l'area alla Paltana, già servita dai mezzi pubblici: in consiglio comunale fu l'assessore Camposampiero ad ipotizzare la creazione di un nucleo di una futura città dello sport. A maggio 1954 l'amministrazione procede all'acquisto del terreno. È interessato il Coni. Nel luglio del 1957, mentre si sta per inaugurare la piscina scoperta del Coni, il Comune approva il terzo lotto dei lavori, quelli che completano lo stabilimento. La piscina, consegnata al Coni, è gestita dal Comune avvalendosi della Rari Nantes».
Poi ci furono gli anni Sessanta, quelli della grande Rari.
«L'allenatore Franco Masperi, insieme ai preparatori Ettore Fornaroli e Alessandro De Gaspari, fa praticare agonismo anche ai giovanissimi. Mario Farolfi, poco più che undicenne, vince gare e appare fra i più titolati a diventare un campione nel delfino. Nel 1961 al Ridotto del Verdi si riunisce l'assemblea dei soci, che verbalizza: «Nella prossima costruzione di una grande piscina olimpica da 50 metri individua una svolta veramente importante per la nostra società». E indica due bambini: Novella Calligaris e Alessio Duse, entrambi di sei anni, come promesse delle nuove generazioni».
Riassumere un decennio così importante sarebbe impossibile...
«Sì. Ci furono il boom di Franco Chino; il lutto di Amedeo Chimisso (azzurro morto nella tragedia di Brema), l'arrivo di Costantino Bubi Dennerlein; i successi di Novella Calligaris; l'arrivo di Gianni Gross. Poi iniziò il declino della società, nonostante i campioni continuassero a conquistare titoli: Fabrizio Rampazzo, Claudia Gerotto, Roberta Casotto, Carlo Gaetani, Cinzia Rampazzo, Stefano Bellon, Dontella Schiavon, Davide Peloso, Marco Tornatore, Mattia Florit, Roberta Casotto, Alessandro Felicani, Pier Marco Dilani, Michela Vomiero, Giorgio Zanetti. Intanto, però, Gianni Gross se ne stava andando in un altro impianto, e nel 1977 l'amministrazione comunale deciderà di tagliare quel legame con la Rari Nantes, affidando l'impianto alla Nuotatori Padovani».
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