Una tigre di nome Silvia pronta a volare in Cina

La Bortot, padovana d’adozione, si è laureata campionessa europea nel K1 Rules In Italia non trova sponsor: «Vorrei diventare pro nella boxe, dovrò espatriare»

PADOVA. Meglio stargli lontano anche se fuori dal ring è una lady dagli occhi dolci e di una femminilità attraente. Quando sale sul quadrato, invece, diventa una tigre affamata di successo. Ci riferiamo alla trentenne grafico-designer Silvia Bortot che due domeniche fa al Palaferroli di San Bonifacio si è laureata campionessa d’Europa di kick boxing nel K1 Rules, kg 66.

Silvia che è originaria di Salgareda, nel Trevigiano, ma abita a Padova da ormai tanti anni, alterna la kick, il suo primo amore, alla boxe dov’è stata campionessa italiana con la casacca della Padovaring. Nelle due discipline, che sa gestire in maniera perfetta grazie a una grande passione unita a un impegno costante, ha disputato in tutto un centinaio di match. Quando non è impegnata con il lavoro, la sua vita è fatta di calci e pugni e di tanto sudore. Si allena di kick a Favaro Veneto con il doso Bruno Visentin, il tecnico che quando aveva 18 anni gli ha fatto scoprire il Mugendo e la magia del ring. Per quanto riguarda il pugilato si affida alla bravura di Luca Tescaroli della Boxing Fighters di San Bonifacio.

«A differenza di altri tecnici che mi davano per un’atleta finita, grazie a queste persone, alla Kombat League e Max Baggio, ho dimostrato il contrario e continuerò a farlo. Perché una tigre è sempre una tigre anche quando dorme», esordisce Silvia.

Ora che nella kick boxing ha conquistato il trono d’Europa, dove vuole arrivare?

«Il prossimo obiettivo è diventare professionista della boxe. So in partenza che l’Italia non mi potrà dare un grande futuro in questa disciplina. Ci sono però numerosi promoter tedeschi e soprattutto cinesi che si sono dimostrati interessati ad ingaggiarmi. Vedremo. In Italia se non hai sponsor disposti a sostenerti economicamente non vai da nessuna parte. Finora mi ha aiutato la Why Sport Nutrition, un’azienda di integratori, e il ristornate La Feluca di Venezia. È chiaro che se avessi qualche altro sponsor importante potrei continuare a fare attività senza per forza dover espatriare».

Pugilato e kick boxing. Due sport che potrebbero a lungo andare intaccare la sua femminilità?

«Dobbiamo smetterla di considerarli sport violenti. Sono discipline che hanno delle regole ferree che vanno rispettate. Personalmente mi hanno dato sicurezza e aiutato a crescere sia nella vita che nel lavoro».

Gianni Biasetto

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