Una volta e mai più, 307 meteore della serie A

PADOVA. Alberto Gallo, classe 1975, ci ha giocato per circa 16 minuti (salvo tempi supplementari) nel 1995: in un Roma- Padova senza storia, finito 2-0. Allenatore dei biancoscudati all'epoca era Sandreani.
Ad Alessandro Piovesan, sempre con Sandreani e più o meno nello stesso periodo (era il 1996) è toccato in sorte invece un intero secondo tempo giocato a Bergamo, al posto dell'olandese Van Utrecht: aveva 19 anni e il Padova era già retrocesso.
Restando in casa biancoscudata, non si può non chiamare in causa l'attaccante Roberto Putelli, protagonista di un episodio unico nel suo genere. Ottobre 1994, Napoli-Padova, una partita che doveva essere il coronamento di una carriera già piena, anche di gol. I biancoscudati, finalmente, gli danno una chance nella massima serie: al San Paolo, lo preferiscono a Maniero.
«Diciamo che non è andata benissimo. Ho cominciato sbagliando un gol di testa a porta spalancata». Poco prima della fine del primo tempo, il risultato ancora sullo 0-0, il fatto irripetibile per un esordiente.
«Cannavaro mi ha dato una mezza gomitata e io ho provato a divincolarmi. Ci stava l'ammonizione per entrambi e invece l'arbitro Franceschini mi ha espulso». Fine della partita e, cosa più importante, fine dell'avventura in serie A. Perché di questo si parla in questo volume del giornalista sportivo Roberto Condio (“Ho giocato in serie A (una volta sola). Le strabilianti storie dei calciatori-meteora del campionato italiano”. Ultrasport, 16 euro.): di chi ha messo piede nella massima serie per poi non farvi più ritorno. Sono 307 le storie che compongono questo insolito firmamento di stelle cadenti; undici i capitoli in cui si è scelto di suddividere il volume, proprio quanti i giocatori di una squadra di calcio. Si racconta di Mattia Dal Bello e Niccolò Galli, la cui carriera è stata tristemente stroncata da un incidente stradale; di chi ha addirittura segnato, nell'unica comparsata in seria A. E ancora i figli e i fratelli d'arte, chi è rimasto in campo per meno tempo. Di ogni giocatore si precisano luogo e data di nascita, club e ruolo, gioco e turno di campionato della partita giocata in massima serie, l'allenatore che lo ha scelto. Un appello lungo e originale, una sorta di metafora della vita: dentro o fuori, siamo tutti protagonisti. Prima o poi, anche se solo per pochi secondi.
Annalisa Celeghin
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